Epoca. Taroccare è lecito?

Tra gli appassionati imperano filosofie opposte. C’è chi difende l’integrità della moto e chi elabora all’impazzata per vincere in pista
17 marzo 2008


Elaborare, infinito presente; all'indicativo io limo, tu alleggerisci, egli traffica, ma gli altri cosa fanno?
Vi scrivo in ritardo questa riflessione legata al tema dei restauri.
Perché in ritardo? Perché mi riferisco alle moto da corsa: tutti i campionati per moto d'epoca sono iniziati, i regolamenti per il 2008 in vigore e i piloti sono già nel pieno dell'orgasmo motoristico. I giochi sono fatti, insomma.

La domanda è: se è vero che si gareggia con moto d'epoca, perché elaborarle con tecnologie moderne?
Se fossimo gentlemen dotati di fair play, cercheremmo di conservare l'aspetto storico del mezzo piuttosto che esasperare quello agonistico.
Ma proprio dalla terra d'Albione giungono monocilindrici da pista che vanno come aerei. Quando li vedi sfrecciare a volo radente sul rettilineo delle tribune di Monza, resti allibito.
Se fossi privo della vista non riuscirei a distinguere una gara di moto d'epoca da una di Sport Production.

E poi li vedi in frenata, al limite e senza accenni di sbandata, cambi repentini di direzione senza imbarcamenti o scalciate da rodeo.

Per non parlare delle gare di motocross nella categoria pre-65. Motori Triumph che non spaccano, motori Bsa Victor 441 che rombano come Ktm 530 moderni e sospensioni che assorbono le buche senza fare una piega, mentre dovrebbero rimbalzare come palle di caucciù sotto il peso dei 200 e passa kg del mezzo meccanico.

Poi vai a vedere e scopri che gli ammortizzatori vengono costruiti  a prezzi da oreficeria, i telai sono in titanio, i motori pesano un terzo ed erogano il triplo della potenza degli originali, senza perdere una goccia d'olio; le forcelle sono riempite di cartucce, mappature ed elettronica abbondano (però rispettando l'estetica di un tempo).

La Regolarità è sempre stata la cenerentola degli sport motoristici: pochi sponsor, poco pubblico, budget ridotti all'osso e tanta tanta passione.
Lo stesso si riscontra nelle gare rievocative della Regolarità classica. La storia è iniziata una quindicina d'anni fa, in Lombardia.

Le moto venivano tirate fuori dalle cantine e portate sulla linea di partenza con un solo check: parte? Sì? Allora si va a correre.
Poi le cose sono cambiate e tutto è stato regolamentato, col risultato che ormai iniziamo a vedere cose che non sono proprio d'epoca.
Ognuno, per vincere, inventa cose nuove per avere qualche cavallo in più. I budget sono limati come tradizione vuole, ma si sentono già rombare motori 4 tempi come se fossero giapponesi, e due tempi che fischiano come V2. Più il tempo passa e più il parco moto si evolve. Com'è giusto che sia nella natura delle cose.

Tema scottante questo e mi sto mettendo in un ginepraio dal quale uscirò sicuramente malconcio.
Perché? Perché sono il primo a mettere mano ai motori di trent'anni fa per tirar fuori il meglio e anche l'ottimo di sé.
Basta un piccolo ritardatore da scooter per cambiare l'erogazione e l'allungo del tuo vetusto 2T. Ecco perché mi sto mettendo in un ginepraio, perché non c'è uomo senza peccato.

Chi partecipa alle gare competitive, chiede il massimo e anche qualcosa in più. E' normale e umano. 
L'importante è divertirsi, grazie al cielo possiamo scegliere a quale tipo di manifestazione partecipare.
Gare da smanettoni oppure semplici raduni e cavalcate organizzate per chi non vuol mettersi in competizione.
E allora non fatevi il sangue amaro: scegliete la vostra specialità, mettevi dietro a quel benedetto manubrio, tirate l'aria (che gli starter automatici sono ancora da venire) e via.
Non c'è miglior metodo per avere l'animo sereno.


Paolo Sala

Foto: Archivio Moto.it

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