Emanuele Berzano (Motomarket Asti): "Iniziai a correre con Melandri, poi..."

Emanuele Berzano (Motomarket Asti): "Iniziai a correre con Melandri, poi..."
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Dietro le vetrine dei nostri concessionari si nasconde sempre una passione smisurata per la moto. Passione che per loro è diventata anche un lavoro. Emanuele racconta la sua storia, tra circuiti e negozio
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16 dicembre 2011


Io e l'altra (la moto)

di Emanuele Berzano
Ovvero quella che mi occupa una decina di ore al giorno, quella che non mi chiama mai e non mi dà la buonanotte, così la mia ragazza (quella vera) non fa scenate di gelosia.
L'altra (la moto) passa con me tutto il giorno. Lavoro nella concessionaria di famiglia da sempre, dai tempi della scuola. La mattina andavo a lezione e nel pomeriggio me ne stavo in mezzo "alle ragazze" (avete capito, quelle col motore), molte volte mi portavo i libri al lavoro per non perdere tempo.
Ho sempre amato le due ruote, più precisamente  quelle con tanti cavalli e un manubrio basso!
Ho la fortuna di avere una mamma e un papà che nella mia infanzia hanno preferito accompagnarmi sui circuiti piuttosto che vedermi a casa dopo la mezzanotte. Nel lontano 1995 mio padre mi regalò una 125 GP e  mi portò con sè a Misano.
 

Ho la fortuna di avere una mamma e un papà che nella mia infanzia hanno preferito accompagnarmi sui circuiti piuttosto che vedermi a casa dopo la mezzanotte

Credo sia ancora oggi difficile descrivere cosa provai in quella giornata,  comprese le tre botte che presi sull'asfalto del Santa Monica. Fu il mio esordio, la mia prima volta.
Mio papà non si risparmiò mai nei miei confronti e continuò a portarmi ogni domenica. E da Asti ai vari circuiti ci sono chilometraggi assurdi, oggi sarebbe difficile economicamente da ripetere. Grazie papà!


Un sogno che si realizza

Il mio sogno si stava piano piano realizzando, stavo imparando su una GP. Successivamente mi iscrissi al Trofeo Honda 125 GP, era il 1997 e c'era un elenco partenti da brivido tanto che vinse Marco Melandri.
Io dovevo imparare e lui chiaramente mi doppiava. Nel 1998 sempre al Trofeo Honda e c'erano Poggiali, i fratelli De Angelis e Lai, oltre a tanti altri bei nomi. Avevo dei buoni maestri!
Nel 1999 mi divertii nel Trofeo e i tempi diventarono interessanti, e anche i piazzamenti! Ricordo il 1999 con amore, perché si era formata una famiglia all'interno dei paddock: io e Alex Polita diventammo buoni amici e condividevamo sportellate e giri in scooter nei circuiti.
Ricordo anche il grande Fausto Ricci che si infilava ogni tanto la tuta e trainava me e Alex al Mugello, che bello!
Nel 2000 speravo nel salto di qualità, ma finii nelle mani sbagliate e non riuscii a finire una gara: facevo della belle prove, poi in gara 2 giri e rompevo.
Nel 2001 abbandonai la 125 e mio papà mi fece un ragalo da brivido grazie anche a un grande sponsor che appoggiò il mio team Motomarket Racing Team. Una fantastica TSR 250 GP, la moto più bella del mondo, mi appogiai a un team per disputare il CIV Classe 250 e per il secondo anno fu disastro.
Continuai a correre negli anni succesivi curando le mie moto qui in concessionaria, con la garanzia che sicuramente sarebbero funzionate meglio. E così accadde.
Feci la 600 SS Coppa Italia nel 2003 con Suzuki e con un bel settimo posto a Magione battezai il mio esordio. Trascorsi gli anni successivi sulle 4 tempi in sella alle varie 600 e 1.000 CBR, GSX-R sino alla KTM RC8R. Ho sospeso le gare per il momento, poi si vedrà.

Oggi faccio il papà

Oggi faccio il papà di Mattia, vendo le moto. Quando posso scappo nei circuiti, sempre con tutta la famiglia al seguito. Io, mia mamma , mio papà, Leda e Mattia formiamo un bel team , forse il più bello di sempre. Un team che mi ha permesso di iniziare e di continuare anche oggi, quello che un sorriso e un bel complimento non te lo nega mai. Ognuno ha il suo compito, papà Enzo è il meccanico, Leda la mia cronometrista e addetta alle coperte termiche, mamma Elsa e Mattia preparano il pranzo.
Amo le moto non solo come oggetto ma anche come strumento di comunicazione perché quando parlo di loro mi emoziono ancora come a Misano nel '95.
In pista porto sempre i miei clienti perché mi piace insegnare agli altri quello che forse so fare meglio, vado in moto non solo per passione ma per amore.
So che questo è uno sport pericoloso, vedo i volti di chi mi segue mutare in un istante. So che Marco Simoncelli è morto solo per una disgraziata fatalità, è un rischio che esiste. Ma se ora gli chiedessi "Marco, cosa pensi della moto?", lui mi risponderebbe "Diobo' che bella!".