Ducati Scrambler Paul Smart

Ducati Scrambler Paul Smart
Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
Ducati vola nelle vendite grazie alla nuova Scrambler. Accade in molti mercati che sia questa la prima delle bolognesi in classifica, normale quindi che si spinga sulle possibilità di personalizzazione. Fino a ispirarsi a un modello iconico del passato, e super sportivo
  • Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
14 ottobre 2015

L'idea l'ha avuta Apichat Leenutaphong, responsabile della filiale Ducati in Thailandia: realizzare una Scrambler ispirata alla mitica 750 vincitrice della prima edizione della 200 Miglia di Imola (1972) con Paul Smart, il noto pilota inglese cognato di Barry Sheene. E farlo coinvolgendo direttamente l'ex pilota inglese nel definire la serie speciale di 24 moto. Un lotto autografato dallo stesso Smart durante una serata celebrativa, e subito andato a ruba, confermando l'ottima operazione di marketing alla base di quest'idea di personalizzazione.

Molti ricorderanno la Paul Smart LE del 2005 disegnata da Pierre Terblanche, realizzata sulla piattaforma Ducati Sport Classic 1000 e costruita in circa duemila esemplari. Quella moto riprendeva i colori, ma anche la mezza carenatura della famosa 750 Supersport arrivata dopo il successo di Imola, e la sua impostazione era a suo modo sportiva.

La nuova Scrambler ha una connotazione molto diversa, prima ancora che una struttura indirizzata a uno stile di guida ben diverso. Il suo stesso nome proietta su percorsi che con le piste della velocità non hanno nulla da spartire. Eppure la commistione con il fascino sportivo della vecchia 750, giocata unicamente con i colori e la semplice tabella portanumero, ha funzionato, nonostante alcune palesi forzature come i pneumatici scolpiti o la fascia dorata sul serbatoio, che dovrebbe ricordare la trasparenza della vetroresina non verniciata - un tempo serviva a controllare il livello della benzina in gara – qui invero pacchiana. Ma tant'è.

Sta di fatto che la Scrambler si rivela ancora una volta adatta ad essere reinterpretata secondo stili opposti, un po' come ha dimostrato recentemente Marcus Walz con un'altra “forzatura” allestendone una versione sportiva di sicuro impatto. Il tempo ci dirà quanto questa spinta alla personalizzazione ad ogni costo sia figlia della domanda, oppure della – giustificata – volontà di vendita delle Case.
 


Tornando alla nostra Paul Smart (nel video qui sopra il pilota racconta la sua vittoria di Imola), le novità estetiche hanno riguardato la colorazione argento per le sovrastrutture, e verde acqua per telaio e forcellone. La sella è stata rivestita in alcantara color cuoio, i foderi della forcella sono stati anodizzati color oro, e davanti è stato montato un piccolo parafango d'alluminio. La parte più complessa da realizzare è stato il codino coprisella, amovibile, con gli ovali portanumero e il "16" usato da Paul Smart a Imola. Gara che l'inglese vinse davanti al compagno di squadra Bruno Spaggiari (che era in testa ma rimase senza benzina quasi sul traguardo tagliandolo in folle a motore ormai spento) e a Walter Villa sulla Triumph Trident 750.

foto Ducati Thailandia e fb Scrambler

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