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Dal 2027 anche il mondo delle due ruote potrebbe ritrovarsi a fare i conti con l'ETS 2 (Emission Trading System 2), il sistema di tassazione aggiuntiva introdotto dalla direttiva europea 2023/959 che dovrebbe andare a pesare direttamente sui carburanti per autotrazione. Una misura che potrebbe generare oltre 700 miliardi di introiti per l'Unione tra il 2027 e il 2035, ma che rischia di pesare sul portafoglio di chi viaggia su due ruote.
Il sistema si basa su un mercato delle emissioni apparentemente semplice: le aziende petrolifere dovranno pagare per la CO2 emessa nella fabbricazione dei carburanti acquistando dei "crediti verdi" da società che investono in progetti ambientali. Il problema? Il costo aggiuntivo dovrebbe scaricarsi inevitabilmente sul prezzo finale di benzina e gasolio.
In pratica, funziona così: i "buoni" vendono azioni verdi ai "cattivi" che inquinano. Un sistema che sulla carta dovrebbe incentivare la transizione ecologica, ma che nella realtà si tradurrà inevitabilmente in una tassa aggiuntiva per chi fa il pieno.
Le proiezioni della International Energy Agency non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche. Con l'entrata in vigore del nuovo sistema, la crescita esponenziale della domanda di crediti CO2 potrebbe portare il prezzo per tonnellata fino a 200 euro. Tradotto in soldoni per chi guida una moto: 47 centesimi per litro di benzina in più.
Per un motociclista che percorre 15.000 km all'anno con una moto che consuma 5 litri ogni 100 km, significa un aggravio di circa 350 euro annui solo per il carburante. E questo senza considerare l'effetto domino su tutte le altre voci di spesa.
Qui arriva la beffa ipotizzata dal Financial Times: secondo indiscrezioni, Bruxelles avrebbe intenzione di utilizzare almeno 30 miliardi di euro ogni anno di questi introiti non per progetti ambientali, ma per coprire i propri debiti e finanziare le strutture comunitarie. Potenzialmente anche spese militari.
Una mossa che trasformerebbe quella che dovrebbe essere una misura ambientale in una vera e propria tassa occulta pagata dai cittadini europei ogni volta che fanno il pieno.
Il meccanismo presenta un paradosso intrinseco: più cresce la domanda di crediti verdi, più aumentano i prezzi, ma non necessariamente aumenta l'offerta di progetti ambientali reali. Questi ultimi richiedono infatti tempi sempre più lunghi per essere realizzati, creando uno squilibrio che rischia di trasformare l'ETS 2 in un bancomat per le casse europee.
Mentre Bruxelles si prepara a presentare a metà luglio la proposta definitiva per la redistribuzione dei fondi nel periodo 2028-2034, possiamo solo prepararci a quello che potrebbe essere un impatto significativo per le nostre tasche con in più l'amarezza che con il vessillo della transizione ecologica si mascherino altre operazioni che di ambientali hanno ben poco.