Chiamata d'emergenza. Suzuki brevetta un sistema di 2ª generazione

Marco Berti Quattrini
Non sarà solo la moto ad allertare i soccorsi, ma una serie di sensori sul pilota permetterà all'apparato di "leggere" la scena dell'incidente
11 febbraio 2022

La chiamata d'emergenza, realtà che va diffondendosi nelle auto di fascia alta, è ancora una rarità per le due ruote. E' vero che è più difficile calcolare la gravità di un incidente o di una scivolata in moto, ma proprio per la connaturata minor protezione è importante lavorare su sistemi di emergenza anche nel nostro settore. 

Proprio in quest'ottica Suzuki sta sviluppando un sistema da integrare non solo al veicolo, ma anche il pilota. Solitamente infatti il mezzo registra l'incidente, contatta il conducente e in caso di necessità o mancata risposta allerta i soccorsi. 
 

Da un brevetto registrato dalla casa giapponese si capisce come invece la casa giapponese stia studiando un apparato connesso direttamente al pilota. Quando un incidente viene rilevato, grazie ai sensori "indossati" dal motociclista, il sistema è in grado di valutare la gravità della situazione. Senza scadere nel fantascientifico e a titolo di esempio, Suzuki ha brevettato sensori sotto le suole che permettono di capire se il pilota dopo il sinistro si è rialzato oppure no. Anche la posizione del pilota in base alla moto consente di stimare la gravità. Per farlo non servono GPS o complicati apparati, ma semplicemente se il pilota è al di fuori del raggio d'azione del key-less allora si può supporre che l'impatto sia stato così importante da scagliarlo ad alcuni metri dal veicolo.

Con una serie di accorgimenti di questo tipo il sistema brevettato da Suzuki si prefigge l'obiettivo di leggere con più precisione la scena dell'incidente e attivare con maggiore rapidità i soccorsi. Per poter funzionare però questo apparato prevede una certa disciplina anche da parte del pilota che deve letteralmente indossare una serie di sensori più o meno specifici. 

Fonte: Motorradonline.de

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