Caschi d’Oro 2013: l’Italia che vince

Caschi d’Oro 2013: l’Italia che vince
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
La tradizionale cerimonia organizzata da MotoSprint, per l’occasione al Teatro Stignani di Imola, ha premiato i personaggi che si sono distinti nel mondo del motociclismo durante la stagione 2013
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
6 dicembre 2013

E’ stata la splendida cornice del Teatro “Ebe Stignani di Imola” ad ospitare quest’anno la cerimonia dei Caschi d’Oro – premiazione con cui ogni anno dal 1976 MotoSprint festeggia i personaggi, italiani e stranieri, che hanno scritto nel corso dell’anno le migliori pagine del motociclismo sportivo. Forte del frizzante accompagnamento musicale della Motosprint Band condotta dal Maestro Bagnoli, il Direttore Stefano Saragoni ha condotto una bella serata. In cui ci siamo resi conto, fra le altre cose, che i tempi in cui monopolizzavamo i podi della velocità sono ormai lontani, ma che noi italiani siamo capaci di vincere ancora tanto.

Ma prima di chiamare sul palco i piloti un breve momento di commozione, quando Saragoni ha giustamente dedicato questa edizione dei Caschi d’Oro a Doriano Romboni, scomparso la settimana scorsa, che sul palco della manifestazione c’era salito tanto tempo fa per ricevere un Casco Tricolore, l’onorificenza riservata ai piloti italiani che vincevano un Gran Premio.

 

Alex Salvini, iridato su Honda nella E2 2013
Alex Salvini, iridato su Honda nella E2 2013

Dopo un doveroso applauso, il primo a salire sul palco è Salvini, iridato nel 2013 nella classe E2, a dimostrazione che forse sull’asfalto staremo anche attraversando un brutto periodo, ma più ci allontaniamo dall'asfalto più andiamo forte. Alex, ancora con gli occhi brillanti per la soddisfazione, ha ripercorso la sua stagione

«Sapevo che me la sarei potuta giocare per il titolo, ma non credevo che avrei dominato la stagione come ho fatto. Peccato per la sei giorni, ho avuto un po’ di sfortuna con l’infortunio del primo giorno e i problemi tecnici, altrimenti avrebbe potuto andare ancora meglio del podio. Ma considerando anche il titolo italiano non credo di potermi lamentare»

 

Sul palco salgono quindi i nostri del Motard di Maglia Azzurra: Ivan Lazzarini e Cristian Ravaglia, accompagnati dal DT Attilio Pignotti (Teo Monticelli non ha potuto presenziare) hanno ripercorso il loro successo nel Supermoto delle Nazioni di Pleven.

«Quando si vince è sempre bello, siamo stati bravissimi tutti e tre, battendo la Francia e una Bulgaria un po’ finta, visto che nelle loro fila c’era un finlandese. Alla fine è questione di gioco di squadra, guardate i francesi: il loro terzo pilota è stato un po’ scarso e noi siamo riusciti ad approfittarne»

 

Il due volte iridato Fausto Gresini, titolare del team che porta il suo nome impegnato in MotoGP 
Il due volte iridato Fausto Gresini, titolare del team che porta il suo nome impegnato in MotoGP 

Tocca poi – in attesa di Cairoli, che sta arrivando – a Fausto Gresini che quest’anno gioca in casa. Fausto aveva già conquistato due Caschi d’Oro, nel 1985 e 1987, in corrispondenza dei suoi due titoli iridati. Quest’anno sale in veste di Team Manager, e non si fa pregare per raccontarci un po’ dei suoi programmi 2014

«Abbiamo finalmente provato la RCV1000R nei test dopo l’ultimo gran premio, è una moto nata per le corse e si vede. Costosa? Si, diciamo che costicchia, ma ne vale la pena – dopotutto stiamo parlando della MotoGP» Ma se Redding dà la paga a Bautista, scherza Saragoni? «Beh, l’importante è che questo campionato abbia dei protagonisti in più e che altri piloti possano mettersi in luce per salire di livello. Abbiamo bisogno tutti di spettacolo e divertimento. E poi ci sono tutti i progetti per i giovani, quello che abbiamo avviato con Paolo Simoncelli, ma anche quello in Moto3 con Niccolò Antonelli che credo possa puntare a vincere qualche Gran Premio e dare fastidio a questi spagnoli che negli ultimi anni ci hanno un po’ stufato»

 

Arbolino, campione italiano PreGP, premiato da Paolo Simoncelli
Arbolino, campione italiano PreGP, premiato da Paolo Simoncelli

Restando in tema giovani abbiamo di nuovo un attimo di commozione quando a premiare Tony Arbolino, campione italiano della PreGP, sale sul palco Paolo Simoncelli, che dall’anno prossimo lo avrà in squadra per una stagione intera nel team “Sic 58 Squadra Corse”.

Tony è emozionatissimo, tanto che farlo parlare è difficilissimo; ci pensa Paolo a spiegarci un po’ di chi si tratta «Questo signore ci ha fatto un brutto scherzo, visto che alla fine ha vinto lui davanti ai piloti del team Sic 58, anche se a fine anno ha deciso di venire a correre con i colori di Marco, e lo abbiamo preso volentieri. E’ davvero emozionante correre con questi bambini, con cui speriamo di arrivare in vetta nel nome del mio bimbo»

 

E finalmente arriva il momento di Cairoli, fresco del settimo titolo mondiale, accolto da un applauso che riempie il teatro. Giusto tributo ad una stagione straordinaria, in cui Tony ha conquistato il titolo iridato della MX1 e vinto due gare nel Motocross delle Nazioni.

Antonio Cairoli, Campione del Mondo MX1 2013
Antonio Cairoli, Campione del Mondo MX1 2013

«Quest’anno è andato alla grande; anche al Nazioni pur non essendo i favoriti io, Lupino e Philippaerts abbiamo fatto un ottimo risultato. Se poi l’anno prossimo David riuscisse a stare lontano dagli infortuni, chissà, potremmo puntare anche più in alto. La festa in spiaggia per il titolo? E’ andata benissimo, una gran bella giornata per tutti gli amici e i tifosi che c’erano. A giorni inizierò gli allenamenti, sempre con il 350 – ormai, purtroppo, il due tempi nel Mondiale Cross è fuori dai giochi. Regali per il titolo? Niente di speciale, per me poter vivere correndo in moto è il regalo più bello del mondo»

 

Sarebbe bello se il cross fosse più seguito...

«Si tratta solo di aumentare la copertura televisiva. Sono sicuro che se la gente iniziasse a vederlo in televisione se ne innamorerebbe, lo spettacolo è di quelli che non può che entusiasmare»

 

Con Tony purtroppo si concludono i titoli iridati conquistati da piloti italiani nel 2013, ma come giustamente ricorda il Direttore Saragoni, in MotoGP siamo ancora fortissimi. Perché nelle gare non si vince solo da piloti, ma anche dirigendo team: salgono sul palco Livio Suppo (Team Principal della squadra ufficiale Honda HRC), Massimo Meregalli (Team Director Yamaha MotoGP), Luigi Dall’Igna (Direttore Generale e Direttore Tecnico di Ducati Corse) e Davide Brivio (Team Manager Suzuki Racing).

Livio Suppo, Team Principal Honda MotoGP
Livio Suppo, Team Principal Honda MotoGP

A dimostrazione del fatto che siamo ancora una potenza da tenere bene in considerazione nella velocità, i quattro si impegnano in una disamina della stagione passata e della situazione attuale in MotoGP, tanto interessante che ve la proporremo in un articolo separato. Ma Suppo rimane sul palco, per fare le veci di Marquez nel ricevere il Casco d’Oro riservato al Campione del Mondo della massima categoria. Marc è appena stato operato al setto nasale e non ha potuto essere presente, spiega Livio.

«Marc è speciale anche in questo, tiene tantissimo ai suoi fan e a cose come queste – è dispiaciutissimo di non poter essere qui. La sua personalità solare è una delle cose che lo distingue da Casey Stoner, che aveva un talento paragonabile al suo ma era molto più introverso e spigoloso. Se sarebbe bello rivederli in pista assieme? Purtroppo non credo che succederà»

 

E a dimostrazione che la velocità non è solo MotoGP ma anche Superbike, iniziano ad arrivare i protagonisti del Mondiale riservato alle derivate di serie. A partire dall’ingegner Romano Albesiano, che sale sul palco per ritirare il Casco d’oro per conto di Aprilia, che ha conquistato il quarto titolo Superbike in cinque anni.

Romano Albesiano, Direttore Sportivo Aprilia
Romano Albesiano, Direttore Sportivo Aprilia

«Aver perso il titolo piloti sicuramente ci pesa, ma per una Casa come Aprilia è forse più importante dimostrare di restare sempre ad un livello elevatissimo, e questo lo abbiamo fatto anche quest’anno – ma io non c’entro nulla con questi successi, ci tengo a precisarlo, e ritiro questo premio solo per i ragazzi del reparto corse che hanno fatto un lavoro magnifico. Forza, competenza, valore delle persone che lavorano nel reparto corse, la loro voglia di tirarsi su anche nei momenti più difficili sono la miglior motivazione per poter guardare al futuro»

 

Un futuro che il presidente Colaninno ha definito in maniera abbastanza chiara, caricando di forti responsabilità Aprilia Racing.

«Sicuramente tornare in MotoGP non è facile, soprattutto per fare l’ottima figura che il Presidente si aspetta da noi. Fortunatamente l’orizzonte temporale rende questa impresa fattibile, visto il valore delle risorse, delle conoscenze e delle persone che lavorano al reparto corse. Ripartiremo da un foglio bianco dopo l’attività sulla CRT per rientrare nel 2016, un orizzonte che sembra lontanissimo ma che quando si inizia a fare la pianificazione del progetto diventa di colpo piuttosto vicino! Le Evo? Sono una soluzione di transizione da quello che è la Superbike attuale a quella che dovrà essere, nel 2015, una Superbike più vicina alle moto di serie. Ritengo che la Evo sia un passaggio poco significativo»

 

Gran parte delle speranze iridate sono riposte in Marco Melandri, che non si tira indietro quando viene chiamato sul palco nonostante le stampelle su cui è costretto dalla recente operazione alla caviglia di qualche giorno fa.

Marco Melandri premiato con il Casco Tricolore
Marco Melandri premiato con il Casco Tricolore

«Torno in Aprilia dopo 10 anni, la sfida di un progetto tutto italiano è emozionante. Ma ho trovato un gruppo di lavoro davvero racing, e una moto molto adatta al mio stile di guida – una moto in cui elettronica, telaio e motore sono nati per stare insieme. I primi giri su una moto nuova sono importantissimi per un pilota, anche se vai piano capisci subito quello che ti aspetterà. Se chiedete a Livio (Suppo, NdR) com’ero dopo i primi giri sulla Ducati nel 2008 vi saprà dire che occhi avevo…»

 

Inevitabile però fare un bilancio sulla stagione passata. Una stagione che ha fruttato a Marco tre vittorie, ma che giocoforza risulta inferiore alle aspettative dopo un 2012 in cui aveva sfiorato il titolo mondiale.

«Non posso dire di essere contento della stagione, dopo che l’anno precedente la mia BMW era cresciuta tanto. E’ stata una stagione difficile, partita con difficoltà fisiche seguite alla caduta con Carlos (Checa, NdR) in Australia che mi hanno costretto ad un’operazione alla spalla che mi ha penalizzato. Appena prima di Imola ho avuto una mononucleosi che mi ha fatto fare due mesi devastanti in cui avevo pensato di fermarmi, perché non riuscito a fare più di cinque giri di fila. Quando mi sono rimesso mi sono fatto male subito prima di Jerez, quindi…»

 

Dalla delusione si passa alla gioia, con Tom Sykes che raggiante sale sul palco. Contesissimo, sta passando l’ultimo periodo fra un appuntamento e l’altro.

Tom Sykes, neoiridato Superbike su Kawasaki
Tom Sykes, neoiridato Superbike su Kawasaki

«Sono fortunato quando passo due notti a casa, ma è piacevole – alla fine è quasi rilassante, una fatica a cui mi sottopongo volentieri; dopo aver lavorato tutta la mia vita per arrivare qui la sensazione è stupenda. E adesso mi aspetta un viaggio in Giappone per festeggiare con tutta la squadra; nei test di Jerez, anche se abbiamo coperto un po’ le nostre carte, siamo andati molto bene e siamo motivatissimi per la stagione 2014. E poi c’è stato l’arrivo di mia figlia, Millie Grace, che mi ha reso felicissimo – insomma, un anno quasi perfetto»

 

E’ quasi scontata la domanda sul mondiale 2012, perso per mezzo punto dietro a Max Biaggi.

«Sul momento è stato un vero calcio nelle palle» risponde con la solita, divertente franchezza Tom, «ma dopo qualche tempo è stato un elemento di motivazione in più: ho pensato che se dopo tanti anni in cui ho faticato a fare risultato eravamo al livello di venire battuti di solo mezzo punto da un’accoppiata come Max e l’Aprilia sarebbe bastato migliorare di pochissimo per vincere. Volevamo chiudere nei primi cinque, abbiamo finito secondi: durante l’inverno abbiamo solo pensato a cosa migliorare, sapendo che se ce l’avessimo fatta si sarebbe potuto pensare al bersaglio grosso»

 

La serata si conclude con la premiazione di Sykes da parte del sindaco di Imola, Daniele Manca, che conferma come il circuito sia un organo vitale per la cittadina, una parte storica ed imprescindibile del vivere del paese. I progetti per la pista, conferma Manca, fervono: l’area museale sta già nascendo (si vocifera una possibile inaugurazione per il ventesimo anniversario della morte di Ayrton Senna) e l’autodromo diventerà sempre più spesso teatro di manifestazioni motoristiche e non.

 

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