Dry Helmet, l'asciugacasco di Capit

Cristina Bacchetti
Stefano Cappelletti, titolare di Capit Performance, ci spiega come funziona Dry Helmet, un evoluto asciuga casco. In progetto anche un asciuga tuta, per essere sempre perfetti in pista
16 marzo 2015

Punti chiave

Dry Helmet adotta la duplice soluzione aria fredda + aria calda (con l’aria calda in 10’ si asciuga l’interno e poi si passa all’aria fresca per areare l’interno). Il sistema scaldante è studiato per non superare una determinata/stabilita temperatura oltre la quale si potrebbero danneggiare gli interni (incluso polistirolo e fibra della calotta).

Il design, nella sua semplicità, è stato studiato affinché Dry Helmet possa funzionare con ogni tipo di casco (strada/fuoristrada).
Il rialzo posteriore e la bordatura sul perimetro evitano che il casco possa muoversi, la gobba vicina al logo serve ad indicare la giusta collocazione del casco ed evitare che l’imbottitura della nuca (solitamente elastica) venga messa direttamente sul getto d’aria calda.
Lo scasso anteriore funge da scarico della condensa e come sfogo dell’aria qualora ci si dimentichi di alzare parzialmente la visiera durante l’uso con aria calda.

Disponibile oggi in 2 colori, ma in previsione di sfogiare varianti più particolari come la fibra di carbonio per il mercato moto e argento cromato per il mercato kart/auto.
Semplice nella linea e nell’uso così da risultare pratico, leggero, funzionale ed economico (165,00 euro il prezzo al pubblico).

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