Jan Witteveen : “E’ giusto che Dorna riavvicini le SBK alle moto di serie”

Jan Witteveen : “E’ giusto che Dorna riavvicini le SBK alle moto di serie”
Carlo Baldi
Abbiamo incontrato a Imola l’ing.Jan Witteveen e gli abbiamo posto alcune domande sui nuovi regolamenti che cambieranno il volto della Superbike. Ecco come la pensa il plurititolato progettista olandese | C. Baldi
4 luglio 2013

 

Per chi non lo conoscesse la storia professionale di Jan Witteveen inizia in Sachs nel 1970 per poi passare come direttore tecnico alla Simonini nel 1976 e successivamente, quale responsabile del Reparto Corse fuoristrada, alla Gilera. Witteveen si avvicina alla velocità nel 1979 con la Bimota, per la quale progetta e realizza una 250 GP per l’allora giovanissimo Randy Mamola. Nel 1983 passa alla Cagiva, per assumere il ruolo di responsabile del Reparto Corse, sempre per il settore del fuoristrada. Nel 1989 entra in Aprilia e contribuisce in modo determinante ai moltissimi successi conquistati dalla casa veneta nei mondiali 125 e 250. Lo abbiamo incontrato a Imola lo scorso weekend e gli abbiamo chiesto quale fosse il suo pensiero circa i prossimi cambiamenti che rappresenteranno una svolta epocale per il campionato mondiale delle derivate dalla serie.


Cosa ne pensa della proposta di Dorna di introdurre le Stock Evo in Superbike?
«Il mondiale Superbike nel corso degli anni è stato snaturato. Una volta si correva con moto di serie potenziate, mentre ora partire da una moto di serie per trasformarla in una Superbike è una cosa molto difficile e molto costosa. Le Superstock sono rimaste fedeli al vecchio concetto di Superbike, mentre le Superbike attuali derivano dalle moto di serie, ma hanno un motore talmente potente che per poterlo sfruttare i team e le case hanno dovuto rivedere tutta la moto. Dal telaio alle sospensioni, all’ormai indispensabile elettronica. E per questo le moderne Superbike sono solo lontane parenti delle moto di serie. Penso quindi che sia giusto e logico che Dorna abbia voluto riavvicinare le Superbike alle moto di produzione, creando le Stock Evo».


Una volta si diceva: "corri la domenica e vendi il lunedi".
«Sì, ma ormai quelle che vediamo in pista non sono certo le moto che poi troviamo dai concessionari. Inoltre il mercato delle super sportive è in netta crisi e la tendenza è quella di progettare moto magari meno performanti, ma certamente più economiche. Inoltre in un futuro sempre più prossimo le case dovranno pensare a nuove normative antinquinamento. Le auto vengono costruite secondo la normativa Euro 5 mentre con le moto siamo ancora alla Euro 3. Ben presto anche le moto si dovranno adattare a regole più severe e le case investiranno su questo aspetto e su quello dei consumi. Non certo sulle prestazioni. Ne deriva che le case costruttrici non hanno più un grande interesse a sviluppare in pista moto con prestazioni sempre maggiori. Il mercato non le richiede più».

Il prossimo anno si rischiava di non avere nemmeno il numero minimo di moto al via che potesse autorizzare la disputa di un campionato mondiale


Il prossimo campionato sarà molto particolare, con due moto diverse nella stessa gara.
«Non c’è più il tempo necessario per intervenire in modo radicale sul campionato del prossimo anno, ma nello stesso tempo si deve risolvere con la massima urgenza il problema degli iscritti alla Superbike. Attualmente sono solo 19 i piloti della Superbike, ma per il prossimo anno si rischiava di non avere nemmeno il numero minimo di moto al via che potesse autorizzare la disputa di un campionato mondiale. Da qui l’esigenza immediata di ridurre i costi e di permettere ad altri team e piloti di iscriversi alla Superbike. Occorre però fare attenzione, perché le moto e l’aspetto tecnico incidono solo del 30% sul budget complessivo di un team. Bisognerà mettere mano anche ai costi della logistica, creando un campionato meno costoso. Di certo però i team privati che adesso non potevano permettersi di acquistare una moderna Superbike, potranno invece acquistare una moto di serie e partecipare alla Stock Evo. Per quanto ne so, il motore e l’elettronica resteranno invariati, mentre la parte ciclistica sarà liberalizzata rispetto agli attuali regolamenti stock. E le gomme saranno quelle slick che vengono attualmente utilizzate in Superbike».


Non tutte le case sono completamente d’accordo.
«Ho sentito che c’è chi chiede di poter mettere mano anche al motore. Forse verrà fatta qualche concessione in questo senso, ma penso in modo molto limitato, per non ricadere nel vecchio errore. I concetti di base di rispettare, a mio parere, sono quelli di utilizzare moto stradali che possano poi venir modificate nella parte ciclistica, al fine di mettere a disposizione dei piloti moto abbastanza potenti e performanti da garantire un buon spettacolo in pista. Il tutto con il coinvolgimento delle case. Un aspetto questo che ritengo indispensabile».