MotoGP Austin. Spettacolare ancor prima di scendere in pista

MotoGP Austin. Spettacolare ancor prima di scendere in pista
Giovanni Zamagni
Il primo impatto è da pelle d’oca: il circuito è spettacolare, il tracciato difficilissimo e gli imprevisti hanno già movimentato il GP ancora prima che inizi | G. Zamagni, Austin
18 aprile 2013

Punti chiave

 AUSTIN – Il primo impatto è da pelle d’oca: il circuito, costato 400 milioni di dollari, è spettacolare, moderno, per certi versi unico. Da chilometri di distanza si vede la torre che domina l’impianto, sulla quale si può salire nel fine settimana da gare aggiungendo 25 dollari agli 89 necessari per i tre giorni o ai 49 per la sola domenica: un’ulteriore peculiarità.



«E’ uno dei tracciati più difficili che abbia mai visto, con tanti punti di interpretazione non immediata» commenta Jorge Lorenzo, che qui ha girato un mese fa insieme a Dani Pedrosa, Marc Marquez, Valentino Rossi e Stefan Bradl.
«E’ un circuito veramente spettacolare, con tanti punti dove superare» replica Marquez, che qui, nelle prove, aveva rifilato sei decimi al compagno di squadra e un secondo a Lorenzo.
«Avevamo fatto tanta fatica – spiega il vincitore del GP del Qatar – perché faceva freddo (come oggi, peraltro, NDA) e non riuscivamo a far entrare in temperatura le gomme. Inoltre, avevamo una sola moto ai box: stavolta, credo, sarà differente. Anche se, naturalmente, la Honda qui fa paura».


PRESSIONE SU MARQUEZ

Così la pressione è tutta su Marquez, mentre Pedrosa ha in questo momento un ruolo più defilato.
«Lo so che c’è grande aspettativa per me, ma io non ci devo pensare. In Qatar è andata meglio del previsto, qui sono andato forte nei test, ma da domani sarà tutto diverso. Piuttosto, bisognerà essere pronti ad adattare la moto a condizioni climatiche forse differenti rispetto a quelle di un mese fa» predica prudenza Marquez, mentre Pedrosa ostenta tranquillità, dopo un inizio decisamente traumatico.
«Sinceramente – spiega Dani – sono sereno: in Qatar è andata male, sicuramente peggio del previsto, ma solo perché non avevamo grip al posteriore: io ho guidato al 100%, non ho nulla da rimproverarmi. E’ stata solo colpa dell’assetto, sono convinto che qui la situazione sarà differente».


FUOCO E… ACQUA

Al box Honda, effettivamente, non c’è frenesia, mentre in Casa Yamaha hanno dovuto far fronte a una serie di imprevisti, che hanno costretto i tecnici a un difficile lavoro: nella notte, la batteria di uno degli avviatori delle moto del team Tech3 è andata in cortocircuito e il box ha preso fuoco. Immediatamente si sono azionati i congegni antincendio e il box Tech3, quello della Yamaha ufficiale, della Honda di Cecchinello e della ART di Karel Abraham sono stati allagati, con danni irreversibili per i computer e le parti elettriche.
«Fosse successo in un altro circuito – racconta Lin Jarvis, responsabile di Yamaha corse – avremmo probabilmente perso sei moto! Qui, fortunatamente, gli impianti di sicurezza sono di primissimo livello e nessuna parte meccanica ha subito danni. Diverso, naturalmente, il discorso per i computer e le parti elettriche, ma non c’è niente di irrimediabile: il GP non è a rischio».


ROSSI IN RITARDO

Non lo è nemmeno quello di Valentino Rossi, che però ha avuto un viaggio piuttosto travagliato, come peraltro molti addetti ai lavori, per le conseguenze dell’attentato di Boston di lunedì: Valentino è arrivato in ritardo a Chicago, ha perso la coincidenza per Austin e solo mercoledì notte ha potuto raggiungere Dallas, per poi arrivare ad Austin (circa 400 km) in auto solo giovedì mattina. Per questo ha saltato la tradizionale conferenza stampa, rimanendo in hotel a riposare.