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Ricordate le voci riportate dal collega britannico Mat Oxley in Indonesia e prontamente respinte da Davide Tardozzi: Pecco Bagnaia avrebbe usato un motore 2024 nella vittoria in Giappone?
“Macchè, la cosa è vietata dai regolamenti e Ducati rispetta le regole” sono state le parole del team manager.
Ebbene, nel nostro approfondimento del DopoGP, in diretta lunedì 6 ottobre, abbiamo ricostruito quali sono, queste regole. E abbiamo provato a capire se c’è spazio per eluderle. Diciamo subito che le regole sono chiare e lo spazio non c’è.
Lo Zam ha precisato quanto segue:
"Per le Case che non hanno concessioni tutti i motori devono esser punzonati all’inizio della stagione nel numero previsto. Per esempio Ducati ha cinque motori, numerati da 1 a 5. Esiste anche la lista che precisa quale motore viene utilizzato e dove, lista che pubblicavamo l’anno scorso e resta disponibile. Tu per esempio puoi usare il motore numero 1 per il primo GP e poi lo tieni da parte per il quinto GP dell’anno, eccetera.
Le Case che hanno dei team satellite, come Ducati, hanno la possibilità di omologare due specifiche di motori diversi: uno per la squadra ufficiale e uno per la squadra satellite. In questo caso Ducati ha omologato due motori, GP24 e GP25. Poi come ha detto giustamente Tardozzi, i due motori possono essere poco o tanto differenti, questo lo sanno solo loro, ma comunque sia hanno due omologazioni differenti.
Il motore GP24 è per Aldeguer, Alex Marquez e Morbidelli. Il GP25 per Bagnaia, Di Giannantonio e Marc Marquez.
Quando arrivi al Gran Premio -ha concluso Zamagni- il direttore di gara ha in mano la lista dei motori che vengono utilizzati dalle Case in quel GP. Mettiamo che in Giappone Bagnaia utilizzasse i motori numero 2 e numero 3, per fare un esempio: quando al giovedì la moto arriva davanti ai marshall, se c’è un numero diverso e quindi un’altra punzonatura, il marshall lo segnala immediatamente. Ovviamente quel motore non può essere utilizzato".
L’ing. Bernardelle ha approfondito, da tecnico:
"Più che punzonatura andrebbe chiamata sigillatura: viene applicato un sigillo con un numero unico per ogni motore, con un timbro che possiede solo l’IRTA (che in MotoGP rappresenta la FIM). In fondo è un processo simile a quello che viene fatto sui contatori dell’Enel: non puoi aprire il motore (o il contatore) se non rompendo il sigillo. E questi sigilli vengono applicati su tutte le viti che chiudono il basamento del motore e che chiudono il cilindro e la testata.
Il cambio no, quello è estraibile, 24 rapporti previsti più tre rapporti di primaria: lì si può lavorare e cambiare i rapporti nel rispetto della fiche di omologazione consegnata all’IRTA prima del primo GP della stagione.
Se Ducati -ha precisato Bernardelle- avesse deciso di far correre Bagnaia con il motore GP24 in Giappone, avrebbe dovuto inventarsi un’azione degna di Arsenio Lupin: cioè aprire il motore e poi richiuderlo, risigillandolo con gli stessi sigilli dell’IRTA, prima del primo Gran Premio. Da precisare che la sigillatura viene fatta anche su altri particolari fin da quando esiste la MotoGP, cioè dal 2002: i serbatoi con la capacità definita, l’aerodinamica con le due specifiche di carenatura, anche quei particolari vanno sigillati e verificati.
Logico che l’ispettore dell’IRTA non può andare a verificare oltre, tipo pistone, valvole o albero motore. Delle verifiche successive possono essere fatte su reclamo o anche d’ufficio. E se c’è dolo scattano multe salate. Nessuna Casa della MotoGP può permettersi una cosa del genere.
È diverso il caso del test del lunedì 15 settembre a Misano: lì Bagnaia aveva tutta la possibilità di farlo, di provare la GP 24, un diritto che hanno anche tutti gli altri piloti".