MotoGP 2017. Márquez: "Giusto rischiare. Così ho vinto 5 titoli"

MotoGP 2017. Márquez: "Giusto rischiare. Così ho vinto 5 titoli"
Giovanni Zamagni
Márquez: "In merito ai fischi, purtroppo devo convivere con questo, soprattutto se faccio il podio qui in Italia. Però la cosa che mi delude e mi fa stare più male è che dopo una caduta la gente applaude: è una mancanza di rispetto"
10 settembre 2017

Abbiamo visto un pubblico un po' ostile nei tuoi confronti, inclusa la caduta nel warm-up: ti hanno fischiato e tu gli hai risposto inviando baci.

«Baci e amore non mancano mai. Alla fine quello che vale è ciò che succede in pista, sono stati 25 punti molto importanti. Una gara che mi ha lasciato senza voce, perché quando ho attraversato la linea del traguardo ho detto di tutto sotto il casco, meno male che non avevo un microfono in quel momento. Ho gridato, dovevo in qualche modo scaricare la tensione, perché in gara ero molto concentrato. Sapevo che se avessi sbagliato avrei rischiato di avere un piede fuori dal mondiale, ma dovevo rischiare. Bisogna convivere con questa pressione, ma ce l’abbiamo fatta. Abbiamo conquistato il primo posto del campionato, cosa molto importante per me, ma soprattutto per il mio team, perché erano tutti in debito per quello che era successo a Silverstone, e non volevo che si sentissero cosi. Noi siamo una squadra: o cadiamo o vinciamo, ma tutti insieme».

 

Cosa significava per te oggi sbagliare? Perché non ti sei accontentato del secondo posto?

«Significava dire un mezzo addio alla lotta per il mondiale. Se oggi avessi sbagliato sarei a meno punti, forse 30 dietro a Dovi. Alla fine questa è la mia tendenza che mi ha portato a vincere 5 titoli mondiali. Voglio gestire il rischio, ma nello stesso tempo devo rischiare, soprattutto in un Campionato come questo».

 

Com’è stata la battaglia con Petrucci?

«Onestamente mi ha aiutato. Mi ha aiutato a controllarmi, perché durante la gara potevo andare più veloce in determinati punti della pista. All’inizio ho sofferto molto durante i primi 8 giri, però poi ho capito che potevo andare più veloce. Grazie alla caduta nel warm-up ho realizzato che non potevo spingere molto, ma se non fossi caduto lì magari avrei avuto più probabilità di cadere poi in gara, quindi vedo il lato positivo della cosa. Sono andato dietro a Danilo e ho aspettato l’ultimo giro. Ci sono meno rischi se manca un solo giro rispetto a cinque. Meglio andare veloce piuttosto che avere Petrucci attaccato».

 

Prima di entrare in pista, cos’hai pensato dopo aver visto che le prime categorie sono state caratterizzate da molte cadute?

«Si scende in pista e basta, non puoi dire nulla. C’è ovviamente un po' di paura perché non sai cosa può succedere. I primi giri ti muovi con cautela ma poi sai che devi attaccare e Dovi era il mio obiettivo, si o si, perché dovevo recuperare punti in questa gara e Misano era uno dei pochi circuiti rimasti e uno di quelli che potevano costarmi di più. Bene dai, alla fine quando stai guidando capisci cosa sta succedendo e devi gestire la pressione».

 

Petrucci sembra un pilota difficile da sorpassare, per lil suo fisico e per le traiettore che fa.

«È un pilota che frena tardi, molto difficile da sorpassare. Essendo stato praticamente 20 giri dietro di lui, ho potuto studiare perfettamente dov'era più forte, dove potevo superarlo bene e dove dovevo spingere. Così ho dato il massimo in questi punti, e quello che mi ha sorpreso di più è stato il giro veloce all’ultimo, perché le traiettorie sono state completamente “anti-traiettorie”, sono andato largo in tante curve, eppure ho finito il giro col miglior tempo».

 

In Austria avevi detto che dovevi provare perché altrimenti non avresti dormito bene. Oggi hai fatto lo stesso?

«No, una gara sull'acqua va a momenti. Il primo quarto di gara mi sono detto: tengo sotto controllo Dovi, perché non mi sentivo comodo con la moto con tanta acqua in pista. Lorenzo se n’è andato, e quando mi ha passato Petrucci ho cominciato a vedere meno acqua e mi sono sentito un po' meglio. Controllavo Dovi ed era sempre li, però ero tranquillo, e a metà gara ho pensato che il secondo posto poteva starci. Quando mancavano 5 giri dalla fine, con meno acqua in pista mi sono sentito ancora più tranquillo, e ho deciso di provarci. I rischi c’erano, ma ce l’ho fatta».

 

Sembrava che Lorenzo oggi potesse vincere questa gara...

«Da come è partito si, era molto veloce e molto fiducioso. Soprattutto nelle curve, sembrava che a lui non pattinasse la moto, sembrava molto veloce».

 

Cosa significa il gesto che hai fatto al tuo team con il piede?

«Il gesto con il piede è qualcosa che si decide prima con il team. In questa gara, dal bagnato all’asciutto cambia molto il setting e per preparare la seconda moto necessitavano ancora di tempo. È un segnale per il mio team: se la pista stesse asciugandosi oppure c’era la possibilità di fare un flag-to-flag, avrei dovuto fare un gesto col piede cosi da dargli il tempo sufficiente per preparare la moto».

 

E in merito ai fischi? Cosa ne pensi?

«In merito ai fischi, purtroppo devo convivere con questo, soprattutto se faccio il podio qui in Italia; però la cosa che mi delude di più e che mi fa stare male è che dopo una caduta la gente applaude: è una mancanza di rispetto. Noi ci stiamo giocando la vita. Alla fine si viene qui per vedere il motociclismo, puoi tifare per un pilota o un altro, però non si augura la caduta a nessuno. Spero che la tifoseria spagnola non lo faccia con nessuno, perché è molto sgradevole».

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