La carriera di Andrea Dovizioso

La carriera di Andrea Dovizioso
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Ripercorriamo la carriera di Andrea Dovizioso dall'esordio nel mondiale 125 fino all'attuale passaggio al Team Ducati
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
20 agosto 2012

Punti chiave

 Andrea Dovizioso, classe 1986, nasce a Forlimpopoli in piena “terra de mutor” e fa parte a tutti gli effetti di quella generazione di piloti che ha imparato ad andare in moto prima che in bicicletta. Dopo la gavetta delle minimoto (in cui conosce quel Marco Simoncelli con cui nasce una fortissima rivalità) passa alla 125 in sella ad un’Aprilia con cui vince un titolo italiano nel 2000 ed un Europeo l’anno successivo. Sempre nel 2001 si affaccia al palcoscenico mondiale con la partecipazione da Wild Card al Gran Premio d’Italia al Mugello, concludendo però la gara con un mesto ritiro.


Nel 2002 passa alla Honda e al Team Scot di Cirano Mularoni, con cui resterà fino a fine 2008. Con la compagine sammarinese Andrea inizia il percorso mondiale con una stagione in salita, ma già nel 2003 sale quattro volte sul podio e chiude quinto in classifica generale. La vittoria sfugge ancora, ma “Dovi” si rifà ampiamente l’anno successivo, quando porta a casa cinque vittorie e il titolo mondiale davanti a quei Barberà, Lorenzo, Bautista e Stoner che saranno suoi avversari di riferimento per tutto il resto della sua carriera.

 

Fedele alla casa di Tokyo, Andrea passa alla quarto di litro nell’anno della riconferma di Pedrosa e finisce terzo dietro allo spagnolo e a Stoner. Con il passaggio dei due alla MotoGP Andrea è uno dei candidati più quotati alla vittoria finale. Purtroppo, però, incontra sulla sua strada Jorge Lorenzo e la sua Aprilia, che nel 2006 e 2007 sono semplicemente imbattibili: Andrea lotta come un leone in sella ad una Honda un po’ trascurata nello sviluppo ma si deve accontentare in entrambe le stagioni del secondo posto e due vittorie parziali.


Honda però non si dimentica di lui, portandolo in MotoGP con quel team Scot che nel frattempo si è fuso con la squadra JiR. E all’esordio “Dovi” finisce quarto in Qatar, mettendosi dietro un Valentino Rossi al debutto sulle Bridgestone; è solo l’inizio di una gran bella stagione, che lo porta sul podio in Malesia e al quinto posto finale, largamente il migliore dei piloti privati. La prestazione gli frutta l’ingresso nel team interno HRC, al fianco di Pedrosa ed al posto di Hayden diretto in Ducati.


Il 2009 dovrebbe essere l’anno della consacrazione; arriva la prima vittoria, a Donington sotto il diluvio grazie ad una gara di polso e nervi, ma resta l’unica. La Honda non è quella moto imbattibile che è diventata a fine 2010, e la considerazione della squadra per Andrea è quantomeno relativa tanto che non si fa scrupolo di dargli il benservito a fine stagione per fare posto a Casey Stoner.


Dovizioso, che molti indicano come il vero responsabile dello sviluppo della RC213V nell’arma totale vista a fine anno, fa valere il contratto che ha in mano costringendo la Honda a schierare una formazione a tre punte, ma i rapporti si sono irreparabilmente deteriorati e nonostante prestazioni più che decorose (chiude l’anno davanti a Pedrosa, il quale però paga l’incolpevole infortunio di Le Mans che gli costa mezza stagione) a fine anno viene lasciato libero.


Andrea approda quindi al team Tech3 dove sale su una Yamaha satellite: con un compagno giovane, veloce e molto scomodo per lo scarso timore reverenziale mostrato nei duelli corpo a corpo come Cal Crutchlow il forlivese mostra di che pasta è fatto. Cinque podi conquistati con grinta, determinazione e tanta velocità nonostante ad inizio anno, fra lui che ha sempre guidato una Honda e la sua Yamaha, la scintilla non scocchi immediatamente.


La stagione 2012 è un capolavoro di regolarità: a parte lo sfortunato GP di Gran Bretagna, Andrea conquista un settimo posto a Le Mans, due quinti ed un quarto. Dalla terza gara in avanti precede sempre Crutchlow, e si fa rapidamente conoscere anche in Yamaha come sensibile collaudatore e pilota che sbaglia pochissimo. E’ difficilissimo, soprattutto in questo momento storico, immaginarsi pilota più adatto di lui ad intraprendere l’avventura Ducati.

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