L'attacco di Pedrosa a Simoncelli

L'attacco di Pedrosa a Simoncelli
Giovanni Zamagni
L’ultima volta che si erano incontrati era stato in Francia ed erano state, letteralmente, scintille. E’ passato più di un mese, ma la tensione tra Dani Pedrosa e Marco Simoncelli è sempre altissima | G. Zamagni, Mugello
30 giugno 2011

Punti chiave

SCARPERIA – “Quando l’ho visto ho fatto per dargli la mano, ma lui mi ha evitato” si rammarica Simoncelli, che già dopo l’incidente di Le Mans aveva inviato un sms a Pedrosa senza ricevere risposta.
Scuro in volto, ancora più del solito, lo spagnolo è costretto, suo malgrado, a rispondere alle domande dei giornalisti.

“E’ strano essere a casa alla domenica mentre tutti corrono, ma non ero nelle condizioni di guidare. E’ stato un periodo difficile, ma adesso sono contento di essere qui: questo è un circuito duro per il fisico e probabilmente soffrirò, soprattutto venerdì. Poi, piano piano, spero che tornino gli automatismi”.
Dani vorrebbe finire qui, ma non può. Ci sono tante cose da sapere, da chiarire: dopo la caduta si è fatto male allenandosi con una supermotard? E’ vero che ha giocato a bowling? La risposta è stizzita. “Supermotard? Non è vero! Sono stato al bowling? Sì, come in tanti altri posti durante la mia convalescenza, anche in ospedale… Ma pensate veramente che io sia così stupido e giocare a bowling dopo un’operazione alla clavicola? Forse la gente nel paddock vuole fare come Sherlock Holmes, ma non sa bene quello che dice”.

La rabbia monta domanda dopo domanda. “Cosa mi è successo? Mentre mi allenavo, prima del GP della Catalunya, ho sentito qualcosa muoversi nella spalla destra. Pensavo non fosse nulla, ma dopo due giorni continuavo ad avere dolore e così abbiamo fatto un controllo e abbiamo deciso di fare un’altra operazione: negli ultimi tre mesi ne ho fatte tre, normale che fossi un po’ giù”. Manca l’affondo su Simoncelli. “E’ stato abbastanza chiaro quello che ha fatto”. Ma come la mettiamo con le dichiarazioni di Puig, che aveva detto che il pilota italiano avrebbe dovuto essere arrestato? Pedrosa conferma tutto. “All’Estoril, tutti avevano riso alla sua battuta che lo avrebbero arrestato (replicando a un attacco di Lorenzo, Marco aveva detto: “Cosa fanno, mi arrestano?”, nda) ma forse farebbero bene ad arrestarlo (dice proprio “arrestare”, anche se, forse, va interpretato in “fermare”, nda)”.

Seduto al suo fianco, Simoncelli scuote i riccioloni, incredulo che qualcuno possa dire una cosa del genere: facendosi forza prende il microfono e ribatte: “Quello che ha detto è stupido, è inutile commentarlo”. E’ tranquillo il Sic, ma visibilmente – e comprensibilmente – scocciato per la situazione: al di là dell’aggressività in pista, Marco è un buonissimo ragazzo e la cattiveria altrui gli fa male. “Quando due persone hanno un problema – è la sua considerazione – dovrebbero parlare fra di loro, invece lui non mi ha nemmeno voluto stringere la mano. Non ho nemmeno voglia di commentare quello che dice Lorenzo: non è giusto quello che si sta dicendo su di me. Ad Assen sono caduto, sono il primo a non volerlo fare, so di aver commesso un errore. Poi ho visto quello che è stato scritto in Spagna (il sito internet di Marca ha travisato le parole riportate in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, nda): farebbero bene a rileggersi l’intervista e a farla tradurre da un professionista.Adesso però non vedo l’ora di smettere di parlare e di andare in pista: diciamo che dovessi imparare dagli errori, farei una gara perfetta…”.

E’ finita? No, manca l’affondo di Jorge Lorenzo. “Non voglio creare un caso personale, spero solo che cambi mentalità: lui è sempre al limite, può provocare un incidente da un momento all’altro”.
Per fortuna domani si inizia a provare.