Intervista doppia a Dovizioso e Capirossi

Intervista doppia a Dovizioso e Capirossi
Giovanni Zamagni
Mentre Dovizioso è soddisfatto dopo la 2 giorni malese, Capirossi appare scoraggiato, conscio che il divario da Yamaha, Ducati e Honda è piuttosto grande | G. Zamagni
4 marzo 2010


I test in Malesia della settimana scorsa sono stati fondamentali per Andrea Dovizioso e Loris Capirossi, impegnati entrambi a sviluppare la propria moto, anche se con obiettivi diversi: Andrea per avvicinarsi sempre di più alle primissime posizioni, Loris per cercare di essere quantomeno competitivo. Il pilota della Suzuki ha chiuso la due giorni di Sepang al sesto posto, proprio davanti al rivale della Honda, ma mentre Dovizioso era abbastanza soddisfatto dopo la due giorni malese, Capirossi era un po’ scoraggiato, conscio che il divario da recuperare rispetto a Yamaha, Ducati e Honda è piuttosto grande. Ecco le impressioni dei due piloti italiani in questa doppia intervista.

Andrea Dovizioso. La moto è migliorata, ma non riesco a fare il tempo velocemente

Allora Dovi, facciamo un bilancio di questi test, iniziati molto bene giovedì con il terzo tempo, ma conclusi al settimo posto.
«La posizione finale è importante, ma fino a un certo punto. E’ chiaro, tutto è importante, ma in questo momento non è così fondamentale. Piuttosto è la conferma che ancora faccio fatica a sfruttare le gomme morbide e questo mi fa molto… arrabbiare. Nella MotoGP di oggi è molto importante partire davanti e per questo non sono contento della mia posizione. 

In definitiva, non posso essere soddisfatto al 100%, perché il divario da Stoner e da Rossi non è piccolissimo

Il mio passo con le gomme dure è buono, anche se non a sufficienza se guardo quello di Rossi e di Stoner: diciamo che in questo momento me la gioco per il terzo posto. Però sappiamo che Pedrosa nel week end di gara migliora e ci sarà anche Lorenzo e bisognerà vedere le condizioni generali. In definitiva, non posso essere soddisfatto al 100%, perché il divario da Stoner e da Rossi non è piccolissimo, però i miglioramenti che ci sono stati fanno capire che stiamo lavorando bene, anche se non sono ancora sufficienti. Ma sicuramente è un test positivo».

Cosa dovete fare in Qatar nei prossimi test del 18 e 19 marzo e cosa ti aspetti?
«Quella di Losail è veramente una pista molto particolare e non sarà così indicativa. Ma sicuramente dobbiamo fare bene anche lì. Andiamo a fare i test e vediamo qual è il nostro potenziale, dopo aver girato quattro giorni a Sepang su un tracciato che a me piace (in Malesia, Andrea nel 2009 conquistò il primo podio con la MotoGP, ndr): sono curioso di vedere il nostro livello in Qatar».

Sotto quale aspetto siete indietro?
«La moto è veloce, ma non riesco a fare il tempo facilmente. Questo è sicuramente un problema grosso per la MotoGP di oggi. Il grande vantaggio di Valentino, che per la verità è anche un po’ più veloce, è proprio che riesce a girare rapidamente con relativa facilità. Loro - perlomeno sembra, e lo confermano anche gli altri piloti Yamaha – non devono fare troppa fatica per fare quei tempi. Quando hai un gap da recuperare e, inoltre, non riesci a essere veloce facilmente, il gap può solo aumentare. Quindi è questo l’obiettivo da raggiungere: è più importante avere la costanza che la velocità, e sotto quest’ultimo aspetto devo migliorare anch’io».

Nei test in Malesia hai fatto una prova di durata?
«Sì, anche se non ho percorso tutti i 21 giri della gara. E’sempre una prova molto interessante, anche se in queste condizioni di caldo estremo nessun pilota la vorrebbe fare. Ma è molto utile, abbiamo capito tante cose, emergono problemi che non puoi vedere quando fai solo cinque, sei giri consecutivi. Dobbiamo lavorare».

Qual è il problema con le gomme morbide?
«Purtroppo è da anni che mi capita di avere questo problema: penso di sapere come dovrei guidare per fare il tempo, ma purtroppo non ce la faccio, non mi sento di fare quelle traiettorie e di mantenere quella velocità. E’ un insieme di cose, ma, sicuramente, la percentuale più alta della colpa è mia».
(Viva la sincerità, bravo Dovi!).

Lori Capirossi. Troppe modifiche tutte insieme, così è difficile migliorare


Loris, facciamo un bilancio dei test in Malesia.
«Sono stati abbastanza positivi. Purtroppo, la cosa un po’ particolare, è che io non posso mai concentrarmi per tirare: venerdì mattina ho fatto due uscite, sono andato forte, ma quando sono tornato ai box mi hanno detto “ok, adesso ti giriamo la moto dall’altra parte (espressione per dire che veniva cambiato completamente l’assetto, l’elettronica, la configurazione del motore… ndr)!”. Quando fai tante modifiche così importanti diventa dura guidare, perché in Malesia, con certe condizioni, ti stanchi e quando la moto non va bene fai ancora più fatica. Non volevo girare tanto, ma alla fine, nei due giorni, ho fatto più di 100 giri!».

Un lavoro necessario o anche un po’ forzato?
«Necessario, perché alla fine le cose le provo solo io. Nobu (Aoki, il collaudatore Suzuki, ndr) le prova ma, boh?!
Nel senso, le devo provare io di nuovo, non è che ci portano qualcosa di nuovo e ci dicono “questa va di sicuro”. Ci portano la roba e devo provarla tutta: è giusto, ma non è facile, soprattutto quando devi concentrarti a tirare. Io vado forte, poi però mi cambiano tutto e, quindi, bisogna ripartire da capo. 

Ci portano la roba e devo provarla tutta: è giusto, ma non è facile, soprattutto quando devi concentrarti a tirare. Io vado forte, poi però mi cambiano tutto e, quindi, bisogna ripartire da capo

Non dico che ti girano le scatole, ma è difficile! Io comunque ho fatto quello che dovevo fare: ho fatto la simulazione, ma ho dovuto fermarmi per un problema stupido a sei giri dalla fine, un inconveniente elettronico che ha fatto rimanere chiuse le farfalle (meglio che aperte…, ndr). Ma un po’ di passi in avanti li hanno fatti. Io, però, tengo le dita incrociate, perché ho paura del freddo (nel 2009, con le basse temperature, la Suzuki non riusciva a far lavorare le gomme, ndr): Bautista e Aoki hanno provato la moto con il freddo (all’Estoril a novembre, ndr), e hanno detto che va molto meglio, ma io non mi fido. Lo dico io fra due settimane se va molto meglio e ho chiesto un altro telaio differente per quelle condizioni: mi hanno detto che me lo fanno».

Quindi quella del Qatar sarà una prova decisiva?
«Sì, soprattutto il primo test, quando farà piuttosto freddo».

Loris, da pilota esperto, che consigli daresti a Simoncelli, che, per il momento, sta andando piano e cadendo molto.
«Non siamo qui a discutere il suo talento, perché ne ha da vendere e l’ha dimostrato negli ultimi anni. Effettivamente l’approccio, soprattutto a Sepang, non è stato fantastico, ma deve solo stare tranquillo e dalla prossima sarà sicuramente davanti. O magari ha solo bisogno di due gare in più, ma il talento ce l’ha. Purtroppo, in questo mondo, uno si alza la mattina, guarda i tempi e uno dice “Questo è andato piano, è una pippa!”. Ma non è così, i campioni sono campioni e lo saranno sempre».

Ti è capitato un periodo così nella tua carriera, forse il primo anno in 500?
«Mah, alla fine non ero andato male al debutto in 500. Per me l’anno più difficile è stato il 2007: nei test invernali ero partito molto forte, poi mi hanno messo a disposizione una “lambrettina” quattro tempi e alla fine dell’anno ero arrivato quasi al punto di voler smettere. Invece ho tenuto botta e dopo 70 anni sono ancora qui…».

(Foto: Motogp.com )

 

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