Intervista a Shuhei Nakamoto

Giovanni Zamagni
Abbiamo intervistato il vicepresidente della HRC che vuole riportare l’Honda al titolo in MotoGP. Tutte le ipotesi sono aperte, compreso Stoner…
23 novembre 2009


Shuhei Nakamoto
, vicepresidente di Honda Racing Co. (HRC), è un personaggio atipico, soprattutto considerando che dal 1983 lavora alla Honda, senza dubbio la più giapponese delle Case giapponesi. A differenza dei suoi colleghi della HRC, Nakamoto è un tipo cordiale, loquace, sempre pronto alla battuta e all’ironia, poco propenso a cercare scuse. 

Ingegnere, 52 anni, Nakamoto nel 1984 è diventato Project Leader delle RS125 e RS250 “clienti” e nel 2000 è passato al progetto F.1

Ingegnere, 52 anni, Nakamoto nel 1984 è diventato Project Leader delle RS125 e RS250 “clienti” e nel 2000 è passato al progetto F.1, dove, nel corso degli anni, ha fatto una brillante carriera. Con il ritiro della Honda a fine 2008 dal massimo campionato automobilistico, Nakamoto è tornato alle due ruote, con un ruolo totalmente operativo. Se per il 2009 ho potuto fare poco, perché arrivato quando le decisioni erano ormai state prese, per il 2010 si è mosso pesantemente, cambiando parecchie cose all’interno del team HRC: dalla Yamaha sono arrivati tre ingegneri elettronici, è stato sostituito il capo tecnico di Andrea Dovizioso, è stato ingaggiato Livio Suppo, dal 2003 responsabile del progetto Ducati MotoGP, e la moto verrà completamente rinnovata.
E non è finita, perché nel corso della prossima stagione ci saranno altre novità. Con un unico obiettivo, come dice senza nessun giro di parole: “Vincere il titolo. Il resto non mi interessa, perché il secondo è solo il primo dei perdenti”.
A Valencia, in occasione dell’ultimo GP del 2009, vinto da Dani Pedrosa, abbiamo intervistato il vicepresidente della HRC.


Nakamoto, facciamo un bilancio della stagione appena conclusa.
“Siamo sicuramente amareggiati per i risultati del 2009: la nostra moto non è stata all’altezza della situazione. Per la verità, avevamo già capito dopo i test di Sepang (Malesia, ndr) di inizio anno che avevamo dei grossi problemi da risolvere, come: stabilità in frenata, guidabilità, maneggevolezza, ottimale temperatura di esercizio delle gomme Bridgestone. Abbiamo cercato di fissare queste problematiche una alla volta, partendo indietro rispetto ai nostri rivali. Per esempio, in Qatar, nel primo GP stagionale, entrambi i piloti erano in difficoltà con la copertura anteriore. Dopo quella gara, abbiamo analizzato attentamente tutti i dati, perché Honda aveva poca esperienza con le Bridgestone. Abbiamo fatto delle modifiche importanti alle sospensioni e soltanto a fine stagione siamo riusciti a sfruttare il 70-80% del potenziale degli pneumatici. Si può dire che abbiamo speso un intero anno per capire le Bridgestone e soltanto in un secondo tempo abbiamo potuto concentrarci sulla stabilità in frenata della moto e sull’erogazione del motore”.
 

Questo per quanto riguarda la moto. E del rendimento dei piloti siete soddisfatti?
“Sì, tanto è vero che abbiamo rinnovato il contratto per il 2010 sia a Dani Pedrosa sia ad Andrea Dovizioso: è la migliore conferma che siamo soddisfatti. Purtroppo Andrea è stato più in difficoltà, a causa del suo stile di guida. A volte lui frena troppo in profondità e la poca stabilità della RC212V gli ha creato dei problemi. Ma l’aspetto positivo è che, nonostante tanta fatica, lui non si è mai arreso, ci ha sempre provato. In prova la sua posizione in qualifica è stata spesso sotto le aspettative, ma è chiaro che sono la Honda e il team a doverlo mettere in condizioni di esprimersi meglio. Dovizioso ci ha sempre provato, a volte perfino troppo, andando oltre il limite, perché è giovane. Le aspettative sono che nel 2010 Andrea sia uno dei piloti di vertice”.


E Pedrosa?
“Ha avuto un rendimento da pilota di alto livello, ma è stato penalizzato a inizio e a metà stagione dagli infortuni, anche per un incidente mentre si allenava con la bici. Per questo, non ha potuto far vedere il suo potenziale al 100%, ma dopo aver recuperato la migliore forma fisica ha vinto due GP, è caduto a Indianapolis mentre era in testa e stava andando fortissimo, è sempre stato veloce. La messa a punto della RC212V è piuttosto complicata, è il punto debole della moto e non è stato possibile trovare un assetto efficace per tutti i GP. Non è per colpa dei piloti, nessuno avrebbe potuto fare meglio: diciamo che non siamo mai stati a posto al 100%. Con la Yamaha, anche se non hai un assetto perfettamente centrato, puoi fare un buon tempo sul giro, con la Honda 2009 no. Ogni volta che è riuscito a trovare la corretta messa a punto, Dani ha fatto vedere il suo potenziale e quello della RCV”.


Per il 2010 ci saranno tanti cambiamenti in Honda, in particolare nella parte elettronica: come mai?
“Abbiamo una sfida per la prossima stagione e dobbiamo fare di tutto per vincerla. Io non conosco il livello delle altre squadre sotto l’aspetto elettronico, ma conosco bene quello della Honda in F.1. Ho potuto fare un paragone diretto tra il sistema di controllo della F.1 e quello della MotoGP: c’è una differenza enorme, bisogna arrivare al livello della F.1. Ma gli ingegneri delle quattro ruote non hanno esperienza con le moto”.


Per questo avete ingaggiato gli ingegneri della Yamaha?
“Non proprio. All’interno della Honda c’è un’ottima relazione tra gli ingegneri della F.1 e quelli delle moto, con uno scambio continuo di informazioni. Purtroppo, però, lo sviluppo ha subito dei ritardi, tanto che soltanto a febbraio, nei test in Malesia, si vedranno un po’ di novità. Per quanto riguarda i tecnici della Yamaha, non li abbiamo cercati noi, sono stati loro a contattarci. Non so perché, ma cercavano lavoro: ho ritenuto giusto e importante introdurre facce nuove all’interno della HRC”.


E per quanto riguarda Livio Suppo: perché l’avete preso? Quale sarà il suo ruolo?
“Suppo si occuperà del marketing, settore dove noi abbiamo poca esperienza, perché alla HRC siamo quasi tutti ingegneri. La Honda è legata da tanti anni alla Repsol, un ottimo sponsor per noi, ma è chiaro che sarebbe bello trovarne altri. Per questo ci siamo rivolti a Livio, che aveva già lavorato con la HRC ai tempi di Ukawa (in 250, ndr) . Gli ho chiesto ad aprile o maggio, non ricordo esattamente, se era interessato alla HRC: nel corso della stagione ci siamo parlati parecchie volte, finché lui ha accettato la nostra proposta”.


Con questa operazione, è naturale pensare che nel 2011 dalla Ducati arriverà anche Casey Stoner.
“Da Suppo mi aspetto soprattutto operazioni di marketing, questa è la priorità. E’ chiaro che per il 2011 siamo interessati a un pilota di alto livello: se Casey, Jorge (Lorenzo, ndr) o Valentino (Rossi, ndr) vorranno venire in Honda, saremo sicuramente contenti”.


Ok, però tra Suppo e Stoner c’è un’ottima relazione.
“Per la verità, quando Stoner si è fermato per tre gare, la maggior parte dei giornalisti diceva che la colpa era del rapporto tra Livio e Casey, mentre adesso tutti dicono che hanno un’ottima relazione. Sinceramente non so qual è la situazione e, ripeto, Suppo lo abbiamo preso principalmente per altri motivi”.


Tra Pedrosa e Dovizioso non sembra esserci alcuna relazione: è un problema per lo sviluppo della moto?
“Anche se hanno stile di guida differente, Dani e Andrea lamentano gli stessi problemi. Inoltre, i nostri ingegneri possono analizzare tutti i dati a disposizione: credo sia possibile fare un buono sviluppo”.


Obiettivi per il 2010?
“Vincere il mondiale. Il resto non mi interessa, nemmeno il secondo posto, che è il primo dei perdenti”.


Perché la Honda, che ha voluto i motori da 800 cc, è dal 2007 così in difficoltà?
“Mi dispiace, non posso rispondere: io, fino all’anno scorso ero in F.1. Mi devi credere, non lo so veramente…”.


La Yamaha quest’anno ha vinto tutto perché i suoi piloti sono più forti?
“No, non solo: la moto era più competitiva”.

Shuhei Nakamoto
Shuhei Nakamoto



Merito dello sviluppo fatto da Valentino Rossi?
“Sicuramente Valentino ha mostrato la giusta direzione agli ingegneri da seguire, ma, altrettanto certamente, gli ingegneri hanno trovato il modo di assecondare le richieste del pilota”.

 

Giovanni Zamagni

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