GP di Spagna. Da Zero a Dieci

GP di Spagna. Da Zero a Dieci
Giovanni Zamagni
Da zero a dieci: numeri e voti sul GP di Spagna, un modo per ripercorrere quanto accaduto a Jerez, non solo in pista
26 aprile 2016

NON SUONA L’INNO SPAGNOLO

Brad Binder (sudafricano) primo in Moto3, Sam Lowes (britannico) primo in Moto2, Valentino Rossi (italiano) primo in MotoGP: a Jerez, per una volta, non è suonato l’inno spagnolo. Non accadeva dal 2009 quando, sempre a Jerez, si imposero Bradley Smith (britannico) in 125, Hiroshi Aoyama (giapponese) in 250 e Valentino Rossi (sempre lui…) in MotoGP.

ZERO: COME LE VITTORIE SPAGNOLE


MAI COSI’ IN CARRIERA

Giovanni Cortinovis ha pubblicato un interessante articolo statistico sulla Gazzetta dello Sport di martedì 26 aprile: nei 333 GP corsi in carriera, è stata la prima volta che Valentino Rossi ha conquistato pole position, vittoria, giro veloce ed è stato in testa dal primo all’ultimo giro. Della serie: non smette mai di migliorare.

UNO: COME LA PRIMA VOLTA DI ROSSI
 


MONDIALE PILOTI O MONDIALE GOMME?

Uno dei (pochi) pregi del monogomma è che non si dovrebbe più, o quasi, parlare degli pneumatici. Perlomeno è stato così negli ultimi anni con la Bridgestone: a parte in qualche raro caso, non venivano più tirate in ballo le gomme per giustificare una vittoria o una sconfitta, ma l’attenzione era focalizzata solo – e giustamente – sulle capacità dei piloti e le competitività della loro moto. Non è più così quest’anno, purtroppo: si parla solo di gomme, di mescole, di carcasse, di anteriori che non tengono e di posteriori che esplodono, “dechappano”, pattinano. Un disastro. Quando si cambia fornitore lo scotto da pagare è inevitabile, ma così è troppo.

VOTO DUE ALLA MICHELIN


CHE NOIA

Anche perché la conseguenza, visibile a tutti, è che le gare sono diventate noiosissime, con pochissimi sorpassi, proprio per la mancanza di sicurezza con la gomma anteriore (che pure è migliorata rispetto all’anno scorso), con poca possibilità di forzare una staccata. A Jerez, nelle prime posizioni, in tutti i 27 giri si sono visti solo tre sorpassi: Marquez su Pedrosa, Lorenzo su Rossi (in ingresso curva), Rossi su Lorenzo (in uscita), tutto al secondo giro. Poi basta.

TRE: COME I SORPASSI EFFETTUATI


DICHIARAZIONI IRRIVERENTI

Che Jorge Lorenzo sia un grandissimo pilota non c’è dubbio, come, purtroppo, è ormai una certezza che a caldo (soprattutto) lo spagnolo non riesca a controllare la lingua con dichiarazioni incomprensibili e perfino irriverenti nei confronti degli avversari. «Senza il problema alla gomma posteriore avrei vinto per distacco» ha detto pochi secondi dopo essersi tolto il casco. Fortunatamente, lunedì, dopo i test, ha capito di aver detto una grossa stupidaggine. «Ho rivisto la gara e ho capito che anche gli altri piloti hanno avuto problemi di pattinamento».

VOTO 4: LORENZO, PENSA PRIMA DI PARLARE


COSTANZA DI RENDIMENTO

Nei primi 4 GP solo cinque piloti sono sempre andati a punti: Marquez, A.Espargaró, P.Espargaró, Barberà e Laverty. La costanza di rendimento è un'indubbia qualità.

CINQUE: COME I PILOTI SEMPRE A PUNTI


DUE FILE MOLTO RAVVICINATE

A Jerez, i piloti delle prime due file (Rossi, Lorenzo, Marquez, Pedrosa, P.Hèctor Barberà e Viñales) erano racchiusi in meno di mezzo secondo: tra Rossi primo e Viñales sesto c’erano appena 498 millesimi.

SEI: COME Il NUMERO DI PILOTI RACCHIUSI IN MEZZO SECONDO IN PROVA
 


TANTE IN PISTA, MA NESSUNO COMPETITIVO

Sono ben sette i piloti Ducati al traguardo: Iannone (7°), Laverty (9°), Barbera (10°), Baz (13°), Hernandez (15°), Pirro (16°), Redding (19°). All’appello manca solo Dovizioso, tradito dalla pompa dell’acqua, ma il risultato complessivo è stato decisamente al di sotto delle aspettative, preoccupante dal punto di vista della competitività. E’ vero che il Dovi sembrava poter fare un po’ meglio, ma tutti gli altri hanno sofferto troppo.

SETTE: COME LE DUCATI AL TRAGUARDO


TANTI, APPASSIONATI E… CIVILI

Il GP di Spagna a Jerez è uno degli appuntamenti più belli dal punto di vista del pubblico: ce n’è sempre tantissimo, con le colline piene di appassionati. A proposito, una parentesi: quest’anno sono state dichiarate 120.255 persone nei tre giorni, contro le 263.648 presenti nel 2015. Eppure non c’erano spazi vuoti. Come mai «La gente è la stessa, ma quest’anno le cifre sono vere» ha detto a un giornale spagnolo il sindaco di Jerez, ammettendo che in passato venivano gonfiate (ed è una delle accuse cui deve rispondere Ezpeleta). Tornando al pubblico, che è quello che interessa a noi, sembrava che ci potesse essere una contestazione nei confronti di Rossi, che invece è stato sostenuto (quasi) come sempre, da migliaia di appassionati di giallo vestiti sulle tribune e centinaia fuori dal suo box ad attenderlo per un autografo. C’è stato anche qualche fischio nei suoi confronti, ma, per la verità, molto, molto limitati. Un esempio di civiltà: speriamo sia così anche al Mugello.

VOTO 8: AL PUBBLICO SPAGNOLO
 


IL DOMINATORE DI JEREZ

Con quella di domenica, Valentino Rossi ha conquistato la nona vittoria a Jerez, dopo quelle del 1997 in 125, del 1999 in 250 e del 2001, 2002, 2003, 2005, 2007 e 2009 in 500/MotoGP. Decisamente una delle sue piste preferite, eppure, con le Bridgestone, riuscì a imporsi solo nel 2009, quando poi conquistò il suo nono titolo iridato.

NOVE: COME LE VITTORIE DI ROSSI


IMPRESA DA PELLE D’OCA

Ancora una volta, il massimo dei voti va alla Moto3, e nello specifico a Brad Binder e Nicolò Bulega: Binder è stato capace di una rimonta pazzesca dalla 35esima posizione per un successo storico, anche perché è il primo di un sudafricano nella cilindrata minore; Bulega ha conquistato la pole e il primo podio alla sua quinta gara, con un ultimo giro da consumato campione e due sorpassi – alla curva sei e alla 13, l’ultima – pazzeschi. Semplicemente fantastici.

VOTO 10: BINDER E BULEGA, IMMENSI