Bernhard Gobmeier (Ducati): "Obiettivo podio a fine stagione"

Bernhard Gobmeier (Ducati): "Obiettivo podio a fine stagione"
Giovanni Zamagni
Nemmeno Bernhard Gobmeier, l’uomo messo da Audi al posto di Filippo Preziosi per risollevare le sorti di Ducati Corse, si aspettava tante difficoltà. Ecco un primo bilancio del lavoro fatto e di quello che ancora lo aspetta | G. Zamagni
28 febbraio 2013

Punti chiave


Forse nemmeno lui, Bernhard Gobmeier, l’uomo messo da Audi al posto di Filippo Preziosi per risollevare le sorti di Ducati Corse, si aspettava tante difficoltà.

«Il risultato del primo test è stato abbastanza shoccante - ammette. Poi, però, aggiunge -. Del resto, sapevamo che sarebbe stato così, perché la moto utilizzata a inizio febbraio era esattamente la stessa che aveva finito il campionato con Valentino Rossi».

Naturalmente, Gobmeier non si è perso d’animo, ha forse solo accelerato un programma di lavoro già definito, che nel secondo test di Sepang ha portato qualche beneficio, con un netto miglioramento rispetto ai primi test malesi: un buon segnale. Per la prima volta al box – nello scorso test era rimasto a Borgo Panigale – il direttore generale di Ducati corse fa il punto della situazione.


Qual è stata la prima impressione del paddock della MotoGP?
«Naturalmente c’è tanta gente, ma, rispetto alla SBK, i team sono più chiusi in se stessi. In SBK ci si confronta di più, i team manager, i meccanici parlano fra di loro: qui non avviene nella maniera più assoluta. Il livello tecnologico è estremamente alto, tutto va avanti velocemente e si vedono continui aggiornamenti, telai e motori differenti. Migliorano continuamente ed è veramente difficile raggiungerli, perché quando migliori lo fanno anche gli altri».


Quindi sei più preoccupato di prima?
«No, più o meno come prima».


Il risultato del primo test è stato sioccante?
«Diciamo shoccante a metà. Sapevamo che saremmo stati più o meno alla stessa distanza da Honda e Yamaha di fine 2011, ma sapevamo anche che gli altri Costruttori sarebbe arrivati qui con qualcosa di nuovo, mentre noi avevamo la stessa moto dell’anno scorso».

 

Stiamo anche cercando di amalgamare maggiormente il lavoro fatto in pista con quello a casa

Hai cambiato il metodo di lavoro nel reparto corse rispetto al passato?
«La responsabilità del progetto è nelle mie mani e abbiamo fatto dei cambiamenti: ogni ingegnere è responsabile del suo settore, chi del telaio, chi dell’elettronica, chi del motore. (Gobmeier, però, non fa i nomi degli ingegneri, è la nuova politica Ducati: il lavoro è di gruppo, non singolo, NDA). E’ cambiato un po’ il modo di mettere insieme tutti i dati: naturalmente sono coinvolto in prima persona, ma ci sono anche tanti bravi ingegneri che fanno questo. Stiamo anche cercando di amalgamare maggiormente il lavoro fatto in pista con quello a casa».

 
Avete già un piano definito di lavoro?
«Sì, abbiamo un programma preciso, che, naturalmente, può essere modificato giornalmente a seconda delle esigente. In linea di massima, comunque, abbiamo stabilito una routine settimanale, in particolare dopo un test o dopo una gara: metteremo insieme i tecnici di pista con gli ingegneri del reparto corse impegnati nello sviluppo. Verranno maggiormente coinvolti anche i piloti: è stato più volte a Borgo Panigale Dovizioso in due mesi che Valentino Rossi in due anni… Insomma, stiamo cercando di migliorare la comunicazione tra i vari reparti, perché non funzionava al meglio».


C’è un gruppo di lavoro differente per lo sviluppo immediato e per quello futuro?
«I programmi sono differenti, ma gli uomini sono gli stessi. Abbiamo programmi a breve, medio e lungo termine, perché dobbiamo già lavorare sulla moto 2014. Anche per la moto per la prossima stagione abbiamo differenti progetti, con varie specifiche: bisogna avere il tempo di progettare, costruire, sviluppare, provare. E’ un lavoro molto più lungo di quanto possa sembrare da fuori».


Gobmeier, conosci Carlo Pernat?
«Non personalmente, ma so chi è».


Bene. Due settimane fa, alla trasmissione “Griglia di Partenza”, Pernat ha dichiarato che prima del GP di Misano di metà settembre vedremo una Ducati completamente nuova, profondamente modificata sia nel telaio sia nel motore: confermi?
«Forse dobbiamo chiedere a lui…».

 

Andrea Dovizioso
Andrea Dovizioso


Ma è vero che state pensando di cambiare la V a 90° dei cilindri?
«Non so da dove arrivino le sue informazioni, ma non c’è nessuna ragione per cambiare la configurazione del nostro motore. So che, negli ultimi anni, si è molto discusso sui 90°, perché la Ducati era l’unica a utilizzare questo schema, ma adesso si è scoperto che anche la Honda usa un V90°. E non mi sembra che la RCV sia così male… Probabilmente noi non siamo al loro livello, ma è chiaro che il problema non è certo l’angolo tra i cilindri: non c’è ragione di cambiare quello che va bene. Sicuramente durante la stagione dovremo fare parecchi “aggiornamenti” (li definisce così, NDA): c’è un programma di sviluppo, che dipende anche dai risultati».

 
Dall’Audi arrivano “aiuti”?
«Abbiamo avuto un incontro molto interessante con alcuni uomini Audi sia della produzione sia delle corse, anche se, naturalmente, c’è grande differenza tra moto e auto. Ma c’è grande collaborazione su alcuni aspetti, come i materiali, le vibrazioni, l’utilizzo del carbonio: loro hanno una grande esperienza e ci possono essere di aiuto».


Quanto è differente la moto che ha utilizzato Pirro in questi test (e che ha provato oggi anche Dovizioso) rispetto a quella dei piloti ufficiali?
«Non posso spiegarlo nei dettagli: alcune parti sono identiche, altre no. Non puoi cambiare troppi componenti, altrimenti non capisci più nulla. Comunque ci sono delle novità sia per la ciclistica sia per il motore».


E qual è il responso?
«Sembra positivo, un passo in avanti. Abbiamo avuto dei riscontri interessanti, che verificheremo nei prossimi test a Jerez, dove ci sarà ancora Pirro».


Ma vedremo questa moto, o parte di essa, nei GP?
«No, è impossibile, siamo solo all’inizio di questi esperimenti».


Qual è il tuo giudizio sul lavoro di Dovizioso?
«Sicuramente positivo. Ho trovato molto interessante e positivo lavorare con lui: è molto chiaro nelle sue valutazioni e nelle sue richieste, ha una grande esperienza, è un pilota apprezzato e ha il grande vantaggio che è l’unico negli ultimi due anni ad aver guidato sia Honda sia Yamaha. E’ molto deciso nelle sue valutazioni: è davvero bravo».


Per regolamento, si passa da sei a cinque motori per una stagione: è un problema?
«Direi di no: tutto può accadere, naturalmente, ma Ducati non ha problemi di affidabilità».

 

Speriamo di ridurre i due secondi presi nel primo test, mentre speriamo di lottare per il podio per la fine della stagione. Bisogna fare passo dopo passo, come abbiamo fatto anche in questi secondi test

Qual è l’obiettivo per l’inizio della stagione e, più in generale, per il 2013.
«Speriamo di ridurre i due secondi presi nel primo test, mentre speriamo di lottare per il podio per la fine della stagione. Bisogna fare passo dopo passo, come abbiamo fatto anche in questi secondi test».

 
Perché avete deciso di non andare in Texas a provare con Honda e Yamaha?
«Perché per noi non sarebbe stato un test troppo significativo: abbiamo un programma di sviluppo da seguire e la trasferta in Texas avrebbe complicato il nostro lavoro, facendoci perdere concentrazione su quello che stiamo facendo e rallentando il piano per Jerez. Avremmo speso soldi per niente».


Parliamo di SBK: a Phillip Island c’è stato un incontro della MSMA. Com’è la situazione?
«Abbiamo avuto un incontro molto proficuo. Tutti i costruttori non sono d’accordo con la proposta di Dorna di un tetto massimo di 250.000 euro e siamo decisi a trovare una regolamentazione comune. Sicuramente bisogna intervenire su alcuni parametri, limitare i costi, utilizzare alcune parti di produzione, ma la SBK non deve cambiare più di tanto».