Gabarrini: "Bagnaia mi ricorda Márquez"

Gabarrini: "Bagnaia mi ricorda Márquez"
Giovanni Zamagni
Dopo aver lavorato con un campionissimo come Lorenzo, Cristian adesso si trova a fianco di un debuttante: “Il metodo di lavoro non cambia, e Pecco è uno di quelli “buoni”: come i grandissimi, sa perché ottiene certe prestazioni, non ci arriva per caso”. Su Jorge: “Può mettere in crisi Marc”
13 febbraio 2019

Quello che molti considerano un “predestinato”, a Sepang è andato ancora più forte di ogni più ottimistica previsione. Già velocissimo al debutto a novembre, Pecco Bagnaia a Sepang è stato addirittura stupefacente: lo strepitoso 1’58”239, appena 63 millesimi (guarda caso…) più lento di Danilo Petrucci, certifica tutto il valore del campione del mondo della Moto2, tanto talentuoso quanto intelligente. Due qualità che fanno di Pecco una delle grandi speranze del presente e del futuro del motociclismo italiano. Lo pensa anche Cristian Gabarrini, il suo nuovo capotecnico, uno che in passato ha lavorato con Casey Stoner, Marc Márquez e Jorge Lorenzo, tanto per fare tre nomi a caso…

 

Allora Cristian, com’è andato il test in Malesia?

«Molto bene e non solo per il secondo posto e il tempo sul giro. Pecco è andato bene fin dalla prima volta che è salito sulla moto a Valencia, e ha continuato a migliorare. Lo ha fatto quotidianamente anche in Malesia: è la conferma che è un ottimo pilota. Si capisce anche dalla consapevolezza che ha in quello che prova, a capire cosa sta testando. Un pilota – tutti lo fanno – parte da un certo livello e finisce la giornata a un livello superiore: quello che fa la differenza, è ripartire da dove sei arrivato. E’ una qualità che hanno in pochi: capita spesso che un pilota arrivi a fare dei tempi senza sapere bene perché, senza rendersi conto di come sia arrivato fino a lì. Quelli “buoni”, invece, hanno questa caratteristica: raggiungono un risultato e sanno perché ci sono arrivati».

 

In questo, Bagnaia ti ricorda qualcuno?

«Questa qualità l’ho vista in Márquez: ero con lui quando ha debuttato in MotoGP, e mi aveva impressionato la sua capacità di non dimenticare più quello che aveva imparato: una volta che aveva acquisito un certo aspetto della guida, della messa a punto o di qualsiasi altra cosa servisse per andare forte, ce l’aveva dentro di sè per sempre. E’ una qualità che ha anche Pecco».

 

Come si è evoluto il lavoro da Valencia a Sepang?

«A Valencia siamo partiti con una base simile a quella che usava Lorenzo, adattata sulla “carta” alle esigenze di Bagnaia, per quello che si poteva capire vedendolo guidare in Moto2. Da lì in poi sono state fatte le normali modifiche di assetto per fargli guidare la moto come piace a lui. Nel frattempo, Pecco ha fatto un lavoro enorme per adattare il suo stile alla Ducati».

 

Pecco dice di avere ancora qualche problema in frenata: confermi?

«Diciamo che siamo all’85% come confidenza: non riesce ancora a entrare in curva con tanto freno. E’ normale che sia così: non è abituato ai dischi in carbonio e non ha ancora capito completamente il potenziale delle gomme. Ma a Sepang è migliorato tanto anche sotto questo aspetto: c’è ancora del margine, ma il limite non è così lontano».

 

Ti aspettavi che potesse fare quel “tempone”?

«Che potesse stare nei primi dieci era quasi scontato, per quello che era riuscito a fare il primo giorno di test a Sepang su una delle piste più difficili per la MotoGP di tutto il mondiale. Poi, quando l’ultimo giorno è entrato in pista riuscendo a essere subito velocissimo, ho capito che avrebbe potuto fare un gran tempo».

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