ESCLUSIVO - Intervista a Marco Melandri: “Ho reso la vita dura a Valentino Rossi quando era al top, i giudici hanno detto che nel 2015 l’errore fu suo, per Marquez l’infortunio può essere un bene in ottica 2026" [VIDEO]

ESCLUSIVO - Intervista a Marco Melandri: “Ho reso la vita dura a Valentino Rossi quando era al top, i giudici hanno detto che nel 2015 l’errore fu suo, per Marquez l’infortunio può essere un bene in ottica 2026" [VIDEO]
L’ex campione del mondo della 250 su Sepang 2015: “Il problema fu che televisioni, telegiornali e siti non riportarono che la penalità venne inflitta a Valentino e non a Marquez”. Su Pecco Bagnaia: “Non riesco a trovare un solo motivo del perché Ducati non debba dargli la moto più competitiva”. Sull’ultimo infortunio di Marc Marquez: “Io l’ho avuto e non è così banale”
12 novembre 2025

Osservando Melandri, è possibile domandarsi: “Ma quale sarà stato il momento migliore della sua vita?”. Mentre nella mente riavvolgi il nastro della sua carriera sportiva, dove pensi si nasconda la risposta, Marco ti punta dritto negli occhi e, in un attimo, ti convince che la verità alloggia da un’altra parte: “Guarda che io non sto mica tanto male adesso”.

Quando ha voglia salta su una moto e va in pista, si allena in bici, si diletta in maniera semi-professionale con la console da deejay, guarda le gare con occhio iper critico e ciò che pensa lo esprime, senza restrizioni di alcuna sorta.

A Eicma 2025, stand di Tucano Urbano, Marco era la serenità fatta persona. Poco prima di vederlo in azione con la moto da flat track nella gara di beneficenza delle leggende, l’abbiamo intervistato: Bulega e Razgatlioglu in MotoGP, Rossi e Marquez a Sepang 2015, Bagnaia e Marquez oggi. Questi i temi principali, ma c’è molto altro.

C’è la sensibilità di un uomo che non si accontenta di stare in superficie.

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Ciao Marco, come stai?

“Molto bene, grazie. Sempre contento di tornare qui ad Eicma. Tantissime novità, tantissima bella gente, tantissima passione per le moto”

So che ti stai ti allenando per la gara di flat track di domenica. Come la vedi? Vuoi far meglio dell'anno scorso?

“Beh, sicuramente mi piacerebbe fare meglio, quello sì, però dai, eh alla fine è una gara spettacolo dove ci divertiamo. Siamo tutti ex piloti, ex campioni del mondo, quindi ci ritroviamo non più da rivali ma da amici e questo è proprio lo spirito di Eicma. Lo scorso anno è stato un successo, questa volta sono sicuro che ci divertiremo noi come piloti ma anche il pubblico a guardarlo"

Chi ti aveva stupito nel 2024?

“Beh, sicuramente un po' tutti erano andati forte, ti dico la verità. Mi aveva divertito Capirossi col 500 due tempi. Checa col ‘duemmezzino’ quattro tempi invece era andato molto forte. Poi Jonathan Rea, anche se si sa che nel fuoristrada lui è fortissimo. Però ciò che più mi ha stupito è stata proprio l’atmosfera, l’ambiente e l’amicizia che si è creata nel gruppo”

Cosa manca di più rispetto a quando a quando gareggiavi?

“In realtà niente (ridiamo, ndr), nel senso che sono contento di averla vissuta, ok? Ancora adesso sicuramente ho bisogno di adrenalina a sprazzi, però sono contento di aver cambiato fase di vita, perché comunque la vita è tutta un cambiamento. Poi cresci, invecchi e ora io guardo le gare non più con invidia di non essere là, ma con la soddisfazione di esserci stato, di essermi divertito e con la soddisfazione di poter guardare ciò che i piloti fanno in pista, perché il livello è incredibile”

Cosa ti aspetti dall'esordio di in MotoGP di Bulega tra Portimao e Valencia? Razgatlioglu l'altro giorno ci ha detto che lui spera che Nicolò arrivi in top 10, pensi sia possibile?

“Sì, credo sia molto possibile. Secondo me Nicolò e Toprak hanno fatto una differenza incredibile in Superbike. Hanno uno stile di guida secondo me pronto per la per la MotoGP. Bulega è andato molto molto forte in quella mezza giornata di test a Jerez. Portimao non sarà sicuramente la pista più facile. In ogni caso la difficoltà più grande sono le gomme, quindi sicuramente per lui gestire le gomme in un weekend di gara non è semplice, però io sono sicuro che farà molto bene. Tra Portimao e Valencia, se non avrà fretta di dimostrare di essere veloce, sarà in crescita turno dopo turno”

Invece per Toprak sarà indicativa la prestazione di Bulega o ci sono troppe differenze tra i due (il fisico, lo stile di guida, il fatto che uno guiderà la Yamaha e l’altro la Ducati)?

“Non sarà significativo, ma comunque per uno che viene dalla Superbike fa piacere vedere un altro pilota Superbike fare bene, perché comunque da sempre la SBK viene considerata un po' la Serie B, il livello più basso, quindi è bello vedere i tuoi colleghi della SBK andare forte anche in MotoGP. Io credo che per entrambi la vera opportunità sarà il 2027, quando arriveranno le Pirelli, gomme che loro già conoscono. Lì secondo me potranno veramente dimostrare il loro vero valore”

Secondo te non si sta un po' sottovalutando l'infortunio di Marquez? Tu nei hai avuto uno simile in carriera se non sbaglio…

“Credo che, avendo vinto il mondiale, lui abbia speso tantissime energie quest’anno e quindi questo infortunio rappresenti per lui - tra virgolette - una scusa forzata per riposare. Lui si è fermato anche per ricaricare psicologicamente le pile. Potrebbe essere quasi un bene più che un male in previsione 2026. Il suo infortunio l'ho avuto e non è così banale. Era il 2003, mi avevano operato all’acromion-claveare. Comunque quando trapianti un legamento, servono almeno tre settimane di stop forzato e poi il recupero non è così veloce. Soprattutto su un braccio messo come il suo, è giusto che Marc rispetti l’infortunio, quindi diciamo che l'esperienza negativa di Jerez 2020 gli ha insegnato tanto. Io credo che lui tornerà in sella quando sarà pronto. Tanto Ducati sta già pensando allo sviluppo della moto. Non credo che sia così indispensabile lo sviluppo di Marquez durante l'inverno, è più importante avere un Marquez in forma quando inizierà il Mondiale”

Nelle trasferte asiatiche abbiamo visto gli alti e bassi di Pecco Bagnaia: molto bene in Giappone e Malesia, molto male in Indonesia e in Australia. Secondo te cosa sta succedendo in quel box?

“Non riesco a capirlo, ti dico la verità, perché in Australia girava con tempi da Moto2, quindi non è una questione tecnica, deve esserci una situazione tale che a volte non gli permette di esprimersi. Solo lui e il suo garage, secondo me, possono conoscerla. Da fuori si può solo ipotizzare. La realtà è che il valore di Pecco è quello che abbiamo visto in Giappone e in Malesia. Adesso sarà interessante vedere se riuscirà a ritrovare la costanza per giocarsela alla pari con Marc il prossimo anno”

Quando lui faceva riferimento al fatto che dopo Motegi la Ducati “teoricamente” gli aveva dato la stessa moto, secondo te cosa voleva dire?

“La moto è sempre lei. Con la stessa moto tu puoi fare miliardi di cose diverse a livello di geometrie, distribuzione dei pesi, di elettronica, anche di modifiche di setting in dinamica, attraverso le molle e l'idraulica. Quindi la moto è sempre quella, a volte basta sbagliare un piccolo passo di setup che non ti dà quella confidenza necessaria per spingere abbastanza, per tenere le gomme in temperatura e per far sì che funzioni tutto bene. Appena tu esci dalla finestra ideale di temperatura delle gomme, che è molto piccola, poi la gomma non rende più. Se tu hai già poca confidenza, così te ne togli ulteriormente, quindi entri in un vortice dove vai solo che a peggiorare”

Quindi tu dici che dopo il Giappone aveva davvero la stessa moto e che, cambiando setting per adattarsi ad una pista diversa (Mandalika), Pecco non si è ritrovato.

“Sì, deve essere successo un qualcosa che, appunto, non gli ha permesso di riuscire a spingere, avere confidenza, perché comunque non riesco a trovare un solo motivo del perché Ducati non debba dargli la moto più competitiva possibile. È un pilota che ha vinto due mondiali, che senso avrebbe penalizzarlo, boicottarlo? Nessuno. Io questo senso davvero non lo vedo”

Settimana scorsa, in occasione del decimo anniversario di Sepang 2015, Dorna ha pubblicato un documentario con alcuni retroscena inediti su ciò che accadde tra Rossi e Marquez. Successivamente sono uscite alcune tue dichiarazioni (“La vittima non fu Valentino”)…vuoi commentarle, chiarirle?

“La realtà è che non ho tanto da chiarire, nel senso che io ho dato un'opinione su quello che è successo. Basterebbe togliere i nomi e i numeri dalle moto e raccontare la storia, in questo modo sarebbe semplice capire com'è andata. La realtà è che Direzione Gara, Federazione Internazionale e successivamente il TAS, ovvero gli arbitri dello sport esterni e indipendenti, hanno detto che l'errore è stato di Valentino, poi infatti penalizzato. Il problema è stato che le televisioni, i siti e i giornali non hanno riportato mai questa notizia, ma hanno solo e sempre martirizzato quello che è stato fatto da Marquez a Valentino durante la prima parte di gara. Quello che io dico è che si tende a dare giudizi in base al tifo, alle simpatie, ma non ai fatti reali. Quindi io non dico che la mia idea sia legge, ma dico che è una mia idea e la realtà è che anche chi gestisce lo sport ha deciso allo stesso modo, ma nessuno l'ha mai voluto riportare, capisci? Non serviva, secondo me, nemmeno ritirarlo fuori questo documentario. È stato fatto perché serviva un qualcosa per fare rumore, per tirare su un po' il nostro sport, perché per quanto sia bello, adesso manca forse qualcuno che porti entusiasmo e porti la MotoGP al di fuori del settore moto”

A proposito di di te, ho ancora in testa la tua uscita di traverso dall'ultima piega a sinistra di Phillip Island nel 2006, dove tra l'altro vincesti la prima gara flag to flag to flag della storia. Oltre all’Australia, ricordo che andavi particolarmente forte anche in Turchia, altra pista sinistrorsa, dove hai vinto due volte consecutive. Un po’ come Marc Marquez, anche tu avevi qualcosa in più da quel lato?

“Non lo so, perché andavo forte anche al Sachsenring e a Valencia - che girano a sinistra - però ero veloce anche nelle curve a destra. Sicuramente qualcuno ha sempre qualcosa, diciamo, che gli viene meglio. Sicuramente per me girare a sinistra era meglio. Il mio problema è che, dopo l'infortunio di Suzuka 2003, avevo la caviglia destra bloccata e a sinistra riuscivo a usare il freno dietro meglio che a destra. Questo di certo mi aiutava ad andare meglio a sinistra”

È stato l’infortunio del 2003 il momento più difficile della tua carriera?

“L’incidente di Suzuka a livello fisico è stato pesante, però poi ci sono stati tanti altri snodi. Il 2008 comunque non l'ho vissuto bene (in quella stagione Marco era in Ducati ufficiale, ndrr) perché giustamente ripensando a posteriori Stoner aveva vinto il titolo, quindi le colpe ricadevano tutte su di me, anche se poi il tempo alla fine mi ha dato ragione. Credo che un momento veramente duro per me sia stato il 2012, quando a tre gare dalla fine ero in testa al Mondiale Superbike e BMW decise di chiudere tutto il progetto. Quindi ti giochi un Mondiale, sei appena andato in testa, l'azienda decide di chiudere, il team è a casa senza lavoro e per forza di cose loro in pista dovevano girare per trovarsi lavoro. Vincere il Mondiale per la squadra a quel punto non era più la priorità e lì psicologicamente ho avuto difficoltà. È stata la prima volta che mi sono sentito veramente in difficoltà”

Rifaresti qualche scelta?

“In un mondo ideale avrei fatto scelte diverse anche allora, ma non ne avevo possibilità”

Penso all’Aprilia MotoGP nel 2015…

“No beh, ma lì non è che ho scelto, mi avevano obbligato, era un po' diverso. Non aveva senso farlo, però purtroppo mi sono trovato in situazioni dove avevo scelte obbligate, quindi tornassi indietro, sì, rifarei comunque tutto. Vorrei farlo con l'esperienza di adesso (sorride, ndr)”

Il momento più bello qual è stato?

“Ah, tanti! Ma anche adesso sto bene (ridiamo, ndr)”

Ti capita di sognare qualche gara?

Sì, beh, certo. Mentre corri ti focalizzi più sui momenti negativi perché vuoi migliorare. Quando smetti, invece, inizi ad apprezzare le cose belle che hai fatto e ti dico, vedere comunque il calore della gente mi piace perché sicuramente potevo vincere di più, però ho fatto cose che sono rimaste nel cuore degli appassionati. Penso a Philip Island, alla staccata della San Donato al Mugello dove in un colpo solo ho passato Rossi e Biaggi, dalla Germania dove siamo arrivati in quattro in un decimo e mezzo. Comunque ho reso la vita dura a Rossi nel momento della sua massima forma. Quindi, voglio dire, sono stato forte. Cioè, per quanto poco posso avere vinto, quando guardo da dove sono partito, diciamo che non potevo sognare di meglio”

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