Emozioni da bordo pista

Emozioni da bordo pista
Giovanni Zamagni
Lorenzo vecchio stile, Marquez super aggressivo, Rossi in evoluzione, Ducati che fatica: seguire il terzo turno di libere da vicino è una sensazione unica, davvero speciale | G. Zamagni, Jerez
4 maggio 2013

Punti chiave

 JEREZ – Il terzo turno di libere della MotoGP è perfetto per andare a vedere i piloti a bordo pista, anche se in alcuni circuiti – proprio come quello di Jerez – la temperatura al mattino è decisamente più bassa rispetto al pomeriggio. I valori, quindi, possono cambiare, ma per provare a capire le differenze di guida e di moto è utilissimo, perché tutti spingono al massimo, con una messa a punto già vicino a quella ottimale.
La prima emozione che si vive alla prima curva – una destra in leggera salita da seconda marcia e 100 km/h - è quanto i piloti spingano subito forte fin dal primo giro lanciato. Merito anche delle gomme Bridgestone in uso dall’anno scorso: entrano subito in temperatura, non ci sono più i problemi di riscaldamento come avveniva fino al 2011. Comunque sia, fa effetto vedere che dopo un solo giro dall’uscita dei box si comincia già a spingere quasi al 100%.


IANNONE IN SCIA

La seconda e la terza curva – un destra e sinistra con cambio di direzione piuttosto impegnativo e cambio marcia dalla seconda alla terza – mettono in evidenza alcune differenze di linea, con Marquez che taglia molto stretto il cordolo interno ed è violento e rapido a rialzare la moto, mentre Lorenzo è molto più pulito, millimetrico nella sua traiettoria: potresti segnare con la vernice dove passa giro dopo giro. Iannone - venerdì il ducatista più veloce - usa la tattica di mettersi in scia a qualcuno: prima Pedrosa, poi Rossi. Anche Andrea, come Marc, è molto aggressivo nella sua guida: prova a non far scappare Dani, che però, passaggio dopo passaggio, allunga inesorabilmente. Gli va meglio a metà turno con Rossi: Iannone non molla l’amico e in alcuni punti, come alla curva 8 (“Aspar Martinez”), una sinistra veloce da 3 marcia e 130 km/h sembra quasi andare a tamponare il pilota della Yamaha. La sensazione è che Andrea stia spingendo parecchio, anche con uno sforzo fisico perfino eccessivo.


LORENZO VECCHIO STILE

In un momento in cui si vedono traiettorie estreme e gomiti che strisciano sull’asfalto, colpisce la pulizia e la “rotondità” di Jorge Lorenzo: il suo è decisamente un “vecchio stile”. Ma, naturalmente, tremendamente efficace: riesco a vederlo bene alla curva numero 5 (“Sito Pons”) e alla 8, dove Jorge è sempre di una precisione assoluta, come nessun’altro riesce a essere, piegatissimo, ma composto sulla moto.

 

MARQUEZ CHE GRINTA

Un po’ come succedeva con Stoner, anche Marquez è molto “vistoso” e spettacolare nella sua guida. Come sottolineato già tante volte, per lui la pista non finisce con l’asfalto, ma i cordoli interni vanno sfruttati per tagliare il più possibile la curva, raddrizzare e violentare la manopola del gas. Lo si nota benissimo alla seconda curva, ma, soprattutto, alla sei (“Dry Sack”, famosa per l’incidente in F.1 tra Schumacher e Villeneuve, che assegnò il titolo a quest’ultimo), dove si arriva a circa 280 km/h e si percorre in seconda marcia a 75 km/h dopo una lunga frenata: qui Marquez sembra sempre finire leggermente lungo, fa temere di perdere il controllo della moto perché lo sterzo si chiude in modo eccessivo, ma poi facendo leva con il ginocchio interno, Marc raddrizza la moto e parte a fionda. Pedrosa è ugualmente aggressivo, ma più pulito e preciso, perlomeno alla Dry Sack, in definitiva più efficace. Sempre in questo punto è facile perdere la corda e finire lunghi: lo fa due volte Cal Crutchlow.

 


CRUTCHLOW INCREDIBILMENTE “PULITO”

Proprio Crutchlow, alla fine il più veloce delle libere, impressiona per il suo stile “pulito”: su questo circuito, Cal è tutt’altro che aggressivo, come lo è su altri tracciati, pennella bene le curve, è preciso e il cronometro dice anche velocissimo. In qualche frenata, però, esagera un po’ e questo lo costringe a un inserimento appena più violento. Ma è un bel vedere.


ROSSI INDECIFRABILE

Anche Valentino Rossi è sempre bello da seguire: rispetto al passato è meno composto sulla moto, si muove di più, anche se il suo stile è naturalmente più vicino a quello di Lorenzo che a quello di Marquez. Da bordo pista si fatica a capire se Valentino sia anche efficace, come poi dice la classifica, con Rossi quarto a 130 millesimi da Crutchlow e a 27 millesimi dal compagno di squadra. Ma in alcuni punti, in particolare all’ingresso della 8 e della 11, un’altra destra veloce, da terza marcia e 160 km/h, sembra quasi “titubante”, come non completamente sicuro dell’avantreno della sua M1. Un’impressione, però, che il cronometro smentisce.


DUCATI, CHE FATICA

I ducatisti, in particolare Andrea Dovizioso, faticano più degli altri in inserimento, quasi obbligati a tenere maggiormente il freno in “mano”, perché appena lo lasciano la Desmosedici allarga la traiettoria, con conseguente perdita di tempo e ulteriore sforzo dei piloti per riportarla nella giusta linea. E in uscita di curva, la GP13 si muove un bel po’, sia di anteriore sia di posteriore. Per tutto il turno, il Dovi sembra molto guardingo, quasi timoroso – questa è l’impressione – di perdere da un momento all’altro il controllo dell’avantreno, ma nel finale spara un “tempone” che gli permette di finire addirittura davanti a Marquez.


YAMAHA STABILE, HONDA MENO

Alla penultima curva, una destra velocissima da 180 km/h si vede chiaramente come la Yamaha sia stabilissima in piega, non si muova mai, mentre la Honda di Marquez (un po’ di più) e di Pedrosa (un po’ di meno) si muovano parecchio appena i piloti danno gas, con evidente pompaggio dell’ammortizzatore posteriore.