Ducati: una poltrona per due

Ducati: una poltrona per due
Giovanni Zamagni
In Honda e Yamaha ne sono convinti: la GP15 sarà competitiva anche ad Austin e in tutto il mondiale. Andrea Dovizioso e Andrea Iannone sono in grande forma: chi sarà il primo a riportare la Casa di Borgo Panigale sul gradino più alto del podio?
10 aprile 2015

AUSTIN – Tutti ne sono convinti: la Ducati sarà competitiva anche ad Austin. Lo dice Valentino Rossi («sulla carta qui dovrebbero andare ancora meglio, ma, soprattutto, credo saranno veloci sempre»), lo ribadisce Andrea Dovizioso.

«Sì, la base è buona. I punti forti della GP15 sono la potenza del motore, che aiuta un bel po’ in rettilineo, e una buona percorrenza in curva, ma dobbiamo migliorare la stabilità in frenata e provare ad avere più trazione. Piccole cose sulle quali bisogna lavorare, ma adesso si può fare strategia, guidare come si deve, concentrarsi sui dettagli per essere veloci» spiega il Dovi, in un concetto condiviso anche dall’altro Andrea, Iannone: «C’è la possibilità di lottare sempre per uno dei primi cinque posti, anche qualcosa di meglio».

Prima guida: è fondamentale?

Insomma, c’è euforia in Casa Ducati, la convinzione che quello del Qatar non sia stato un episodio casuale.

«Una gara così – continua Dovizioso - non la fai per fortuna, ma perché dietro c’è della sostanza, perché sei a posto su tanti aspetti: è la conferma che la GP15 va particolarmente bene. Io ci sono, sono pronto». Così come lo è il suo compagno di squadra. «L’aspetto importante è che dall’inizio dell’anno sono sempre migliorato, test dopo test. In Qatar non ero a posto, ma ho ottenuto il massimo risultato ottenibile» sottolinea con orgoglio Iannone.

Per il momento c’è grande armonia dentro al box e anche i due piloti – pur non avendo un grande rapporto personale – non creano problemi. Ma la rivalità, inevitabilmente, è grande e in palio c’è qualcosa di più del battere il compagno di squadra, perché la Ducati non vince da troppo tempo (GP Portogallo, ottobre 2010): pensate quanto sarebbe importante essere il primo pilota a riportare la Desmosedici sul gradino più alto del podio.

Ecco quindi che diventare il numero uno all’interno del box sarebbe fondamentale, non tanto per avere un trattamento migliore – ormai non esistono più una prima e una seconda guida, i due piloti vengono trattati nello stesso modo e l’ingegner Gigi Dall’Igna non è uno da “giochetti sporchi” – ma essere il primo a ottenere quel risultato significherebbe garantirsi a lungo rispetto e adorazione, acquistare una forza che va al di là del platonico ruolo di prima guida.

I due Andrea lo sanno perfettamente, ne sono consci: chi sarà il primo a riportare la Ducati al successo?