Dall’Igna: “Per il reclamo abbiamo speso come 5 giorni in galleria del vento”

Dall’Igna: “Per il reclamo abbiamo speso come 5 giorni in galleria del vento”
Giovanni Zamagni
"Abbiamo interpretato in modo corretto il regolamento: è stato confermato dalla Corte di Appello. Lo sviluppo dell’aerodinamica incide sul bilancio per l’1%. Adesso spero ci sia collaborazione tra le Case, nella MSMA, per migliorare questo sport meraviglioso”
28 marzo 2019

Quando si affrontano certi argomenti, sembra che tutti abbiano ragione. Parli con chi ha fatto reclamo, senti le sue tesi e ti convinci che, effettivamente, ha validi argomenti. Poi ti confronti con chi ha subito il reclamo e ti basta un attimo per cambiare completamente opinione. Succede, naturalmente, anche nel caso del “cucchiaio” Ducati. C’è però un aspetto che mi colpisce molto, fin dall’appello di Ginevra: mentre Ducati affronta la questione solo dal punto di vista tecnico - come deve essere, secondo me - nessun ingegnere o tecnico delle altre Case ha parlato, ma lo hanno fatto uomini che di tecnica sanno poco o nulla. Come dire: per loro era solo un problema politico. A Termas de Rio Hondo, l’ingegnere Gigi Dall’Igna, direttore generale di Ducati Corse, ha spiegato, in una conferenza stampa, il suo punto di vista, mettendo sul tavolo anche dei numeri. Ecco le sue parole.

 

«Se il reclamo dei nostri avversari fosse stato accettato in Qatar, avrebbe avuto come risultato l’esclusione dalla gara dei nostri piloti. Ho letto e sentito un po’ di dichiarazioni differenti: mi sembrava giusto fare questa precisazione. Ducati ha letto e interpreto in maniera corretta il regolamento tecnico e le linee guida diramate dal direttore tecnico del campionato: questo è stato confermato non solo dal direttore tecnico del campionato, ma anche dalla Corte di Appello che ha avuto modo di visionare non solo il materiale preparato da Ducati, ma anche quello presentato dai nostri avversari. Mi sembra anche giusto dire che durante la discussione alla Corte di Appello abbiamo dovuto divulgare le nostre conoscenze, non solo alla Corte di Appello ma anche ai nostri avversari: questo non ci sembra né giusto né sportivo. Un altro aspetto che mi preme sottolineare è sulla aerodinamica. L’aerodinamica è una scienza che nelle moto è sempre stata molto trascurata, per tanti motivi. Invece è molto importante, non solo nelle moto da corsa, ma anche nelle moto da produzione. Ducati Corse, negli ultimi tempi, sta sviluppando e collaborando assieme ai tecnici di Ducati per cercare di portare sulle moto di serie e non solo sulle superspotive, gli aspetti aerodinamici, importantissimi anche per il raffreddamento e altri aspetti, non solo per le prestazioni. Per un costruttore è importante investire in queste attività. Ducati Corse spende circa l’1% delle proprie risorse economiche per lo sviluppo aerodinamico. Qualsiasi limitazione sull’aerodinamica ha un impatto marginale sui costi complessivi di Ducati Corse per le gare. Un altro aspetto importante: il costo dell’appello è paragonabile a cinque giornate in galleria del vento. Ducati Corse, durante il 2018, ha speso per lo sviluppo aerodinamico della MotoGP dieci giornate in galleria del vento: quindi, il 50% del budget aerodinamico è stato speso per la Corte d’Appello, invece che per lo sviluppo aerodinamico della moto. Detto questo, credo e spero sia arrivato il momento di chiudere questo capitolo e guardare avanti: secondo Ducati, il futuro dovrebbe essere una ricerca di miglioramento dei rapporti tra i vari costruttori per cercare di rendere questo campionato ancora più bello. Bisogna collaborare insieme per cercare di chiarire gli aspetti tecnici e regolamentari che ancora non sono chiari o che possono essere migliorati. Mi auguro che in futuro torneremo a rendere centrale la MSMA (l’associazione delle Case Costruttrici, NDA) e parlare in quella sede di regolamenti e dei problemi che ci sono, come dappertutto: dobbiamo trovare insieme agli altri costruttori il modo di lavorare uniti per migliorare questo mondo che è così bello».

 

Molti dicono che sia necessario rinforzare la parte tecnica della FIM: sei d’accordo?

«Non solo l’aerodinamica è una scienza complicata, ma ci sono tantissime attività altrettanto complicate, tipo l’elettronica, che sono state gestite molto bene negli anni passati. Noi siamo disponibili a valutare qualsiasi possibilità di miglioramento, anche tecnico: può essere un’idea. Credo sia difficile per chiunque avere un dipartimento che possa fare questo tipo di attività nei tempi che il Motorsport richiede. Sicuramente la fiducia nelle persone è sempre importante».

 

E’ possibile sapere di quanto l’appendice abbassa la temperatura?

«Noi abbiamo fatto dei test in Qatar, prima del GP: il risultato è che l’abbassamento della temperatura della gomma posteriore è attorno ai 7-8 °C. E’ un dato significativo, ci permette di migliorare la prestazione».

 

Qualcuno ha detto: perché proprio in Qatar, una pista non critica per la temperatura della gomma posteriore?

«Il Qatar è, secondo i nostri dati statistici, la sesta pista più selettiva dal punto di vista della temperatura della gomma posteriore; in particolare, la curva 11 è molto critica, come confermano le fumate della gomma posteriore della Suzuki di Rins. Nel 2015 abbiamo perso, credo, la gara lì, con Dovizioso contro Rossi; mi sembra che Valentino l’abbia passato proprio alla fine di quella curva, perché la sua gomma posteriore era messa meglio della nostra a fine GP. Ecco perché abbiamo deciso di usare questo dispositivo anche in Qatar»


Un paio di giorni dopo il reclamo, avevi anche detto di valutare la possibilità di fare un ricorso contro le “ali” della Honda; ci stai ancora pensando?

«Quella era una provocazione per far capire come se fosse stato sdoganato questo tipo di comportamento, avremmo potuto avere problemi nella gestione del campionato, potremmo avere un ricorso ad ogni gara. Era una provocazione per fare capire quanto stavamo rischiando».

 

Verrà copiata la tua soluzione?

«Il mondo del Motorsport è sempre stato così: quando uno ha un’idea, se funziona gli avversari tentano di copiarla e, se possibile, di migliorarla. E’ quello che abbiamo fatto anche noi: questa idea è nata guardando i nostri avversari, in particolare la Yamaha, che alla fine del 2018 aveva utilizzato un dispositivo analogo al nostro, anche se per questioni un po’ diverse, ma che sicuramente generava anche quello del carico aerodinamico. Come lo abbiamo fatto noi, anche i nostri avversari proveranno a inserire qualcosa di analogo sulla loro moto».

 

Il carico aerodinamico, quindi, è trascurabile? Si può avere una misura?

«Ragionevolmente, può essere all’incirca di 300-400 grammi a 180 km/h. Naturalmente, a velocità più alte questo effetto può anche aumentare. Ma il vantaggio che noi volevamo portare a casa, ovvero il raffreddamento termico, non è nemmeno paragonabile (è molto più alto, NDA) al carico aerodinamico».

 

Lo utilizzerete qui?

«Dipenderà dalle condizioni meteo. Sì, sarà asciutto».

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