Corse e ricorsi. Il GP di Aragon

Corse e ricorsi. Il GP di Aragon
Giovanni Zamagni
Ad Aragon si corre dal 2010: in principio, venne messo in calendario solo come “riserva”. La pista – 5.078 metri – è bellissima, tecnica, veloce, impegnativa, con tanti sali e scendi dove poter sfruttare i tanti cavalli di una MotoGP | G. Zamagni
25 settembre 2014

GP DI ARAGON: Ad Aragon si corre dal 2010. In principio, il terzo Gran Premio spagnolo venne messo in calendario solo come “riserva”, pronto a subentrare in caso di improvvise difficoltà di uno dei GP già confermati. Ma essendo il numero uno di Dorna, Carmelo Ezpeleta, coinvolto direttamente nella gestione del tracciato, l'appuntamento argonese è quindi diventato fisso. La pista – 5.078 metri – è bellissima, tecnica, veloce, impegnativa, con tanti sali e scendi dove poter sfruttare i tanti cavalli di una MotoGP. E’ però scomodissima da raggiungere, e si trova in una landa isolata, vicino al paese di Alcañiz, piccolo e poco accogliente. Tutto intorno, però, ci sono tanti paesini minuscoli ricchi di storia, e le strade sono meravigliose, l’ideale per una passeggiata in moto. Dato che vi si sono disputate solo quattro gare, ripercorriamole tutte.

2010: STONER (DUCATI) PEDROSA (HONDA) HAYDEN (DUCATI)

Due episodi statistici di rilievo in un solo GP: è la prima vittoria stagionale di Casey Stoner con la Ducati; è la prima volta nel 2010 che Jorge Lorenzo non sale sul podio: quarto al traguardo, infilato all’ultimo giro da Nicky Hayden alla “copia” del cavatappi. La vittoria di Casey è perentoria, dopo una stagione al di sotto delle aspettative del pilota australiano, che poi riuscirà a ripetersi in Giappone e in Australia. Un GP dominato da Stoner alla sua maniera, in testa dal primo all’ultimo giro, senza nessuna possibilità per i rivali di insidiarlo: rimane l’unico ad aver fatto certe imprese con la Ducati. Un altro ricordo di quel GP: Valentino Rossi chiude sesto staccatissimo e si parla addirittura della possibilità che il campione della Yamaha, in procinto di passare alla Ducati, salti la triplice trasferta orientale (Giappone, Malesia e Australia) per anticipare l’operazione alla spalla destra, infortunata ad aprile mentre si allenava con la moto da cross. Ma si tratta di una “bufala”.

 

2011: STONER (HONDA) PEDROSA (HONDA) LORENZO (YAMAHA)

Stoner si ripete nel 2011, questa volta, però, in sella alla Honda, con la quale conquisterà il suo secondo titolo iridato. Un’altra gara senza storia, con distacchi abissali tra i primi tre, con Marco Simoncelli quarto a oltre 20 secondi: un dominio così netto, del quale, praticamente, non ricordo nulla…

2012: PEDROSA (HONDA) LORENZO (YAMAHA) DOVIZIOSO (YAMAHA)

Dopo due secondi posti, Dani Pedrosa riesce finalmente a vincere ad Aragon, in un altro GP con posizioni cristallizzate dall’inizio alla fine, fatta eccezione per un terzo posto che Andrea Dovizioso conquista in volata sul compagno di squadra, Cal Crutchlow. Anche nel 2012, i distacchi tra i piloti in pista sono piuttosto elevati: dato che è la terza volta consecutiva che succede, non può essere un caso. Evidentemente c’è qualcosa nelle caratteristiche del tracciato che favorisce le fughe.

 


2013: MARQUEZ (HONDA) LORENZO (YAMAHA) ROSSI (YAMAHA)

Nel 2013, però, la gara è bella e combattuta, con Lorenzo, Pedrosa e Marquez vicinissimi nei primi giri. Al sesto passaggio, mentre Pedrosa si prepara ad attaccare Lorenzo, Marquez alle sue spalle sbaglia una frenata, arriva lungo, recide del tutto involontariamente con la leva della frizione il cavo del sensore del controllo di trazione della Honda del compagno di squadra, che di conseguenza finisce a terra un attimo dopo. Marc, perfettamente a suo agio su questa pista («è il mio circuito preferito» afferma), piega Lorenzo e ipoteca il suo primo titolo iridato in MotoGP. Ma, inevitabilmente, si accende la polemica: secondo qualcuno, compreso Pedrosa, la guida di Marquez è troppo aggressiva e irruenta. I due compagni di squadra verranno poi chiamati nel GP successivo (in Malesia), a due settimane di distanza (!) per rendere conto dell’accaduto, con Dani che fatica a parlare con Marc: adesso i due sono grandi amici, ma solo 12 mesi fa, l’atmosfera dentro al box HRC era tutt’altro che serena. Si discute anche molto sulla caduta di Pedrosa: «senza controlli elettronici, molti piloti non sono capaci di guidare» è la tesi comune a molti appassionati. Anch’io sono fra quelli che dicono che nelle MotoGP di oggi c’è troppa elettronica, ma nel caso specifico la critica è fuori luogo, perché Dani dà gas senza sapere di non avere più il controllo di trazione, quindi senza preoccuparsi di dover dosare il gas. In altre parole: se avesse saputo di non avere più “aiuti” elettronici, avrebbe certamente agito in maniera differente.