Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
La prima volta che girai al Mugello era la primavera del 1975, si doveva provare le 1000 Laverda tre cilindri speciali per la stagione dell’Endurance (allora Coppa FIM), che Luciano Zen aveva dotato di un inedito telaio perimetrale, chiamato Space Frame. Serviva per abbassare la moto, che restava tuttavia bella massiccia e viaggiava oltre i due quintali di peso. La potete vedere al Museo Moto Laverda di Breganze in tutto il suo splendore arancione.
Che pista! Dico la verità, per uno come me (e come Marco Lucchinelli, che esordiva in squadra e aveva vent’anni) c’era da perdersi. Conoscevamo le piste italiane: Monza, Modena, Misano, Vallelunga e le pistine come Casale Monferrato o il circuito cittadino di Grosseto) ma qui c’era la lunghezza della Stradale di Monza, quasi sei chilometri (!) con un numero di curve… spropositato per uno che non le aveva mai viste! Quelle Esse che si assomigliavano così tanto, la Casanova-Savelli che ti spingeva fuori, l’Arrabbiata 2 con l’uscita cieca, difficilissimo memorizzare i passaggi. Da rimanere disorientati.
Adesso siamo abituati, anche un amatore ha l’occasione di girare al Mugello, ma allora non c’erano queste possibilità. Marco ed io, oltretutto, scendevamo dalle leggere 250 del campionato junior e (per lui) delle gare in salita e non avevamo una gran familiarità con le alte velocità. Lì per lì fu uno shock, lui smontò dalla Laverda 1000 e mi disse: “’sta pista non la imparerò mai”. Poi, naturalmente, alla seconda uscita eravamo già centrati.
La cosa bella del Mugello è la soddisfazione che ti viene quando hai imparato a raccordare tutte quelle curve. Sono quindici, alla fine, e tutte di raggio diverso (certe volte di poco, ma diverso) e quando trovi la linea tra tutti quei saliscendi è uno sballo. Perché di frenate toste ce ne sono soltanto tre: la San Donato, il Correntaio e la Bucine; per il resto è tutto un dipingere traiettorie morbide, accarezzando i freni, quasi senza variare i carichi della moto, giocando con il gas e spostandosi in sella ad alta velocità. Chi ama la bella guida non può non amare il Mugello.
Appena potete, iscrivetevi a uno dei corsi di guida che si svolgono al Mugello. I corsi sono sempre molto utili per un motociclista, ma su quel tracciato c’è un contenuto extra. A proposito: con quelle Laverda 1000 tornammo sulla pista toscana per la 1000 km di luglio, che era la seconda prova della Coppa FIM Endurance 1975 dopo la 24 Ore del Montjuich. Fu anche la prima gara motociclistica internazionale disputata al Mugello e con Augusto Brettoni ebbi la soddisfazione di salire sul terzo gradino del podio davanti alle giapponesi più famose, mentre Lucchinelli e Fougeray ebbero dei problemi tecnici. A vincere, anzi a dominare, fu la Ducati 900 (Ferrari-Grau) allestita dalla NCR di Bologna, Caracchi e Nepoti: un gioiello che aveva dominato anche a Barcellona. Seconda fu la Guzzi di Sciaresa-Romeri, ma fa effetto: la Ducati, al Mugello, era già praticamente imbattibile cinquant’anni fa!