Cecchinello: "Ecco perché ho scelto Crutchlow"

Cecchinello: "Ecco perché ho scelto Crutchlow"
Giovanni Zamagni
Il proprietario del team LCR spiega come si è arrivati alla rottura con Bradl e perché si è pensato al pilota della Ducati come sostituto. Su Miller: “Sarebbe il pilota adatto per fare il salto dalla Moto3 alla MotoGP” | G. Zamagni, Brno
15 agosto 2014

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BRNO – Serio, competente, appassionato, ancora pilota “dentro”: sono tante le qualità di Lucio Cecchinello, team manager come ce ne sono pochi nel motomondiale. Per Lucio, il pilota viene prima di tutto, anche a costo di mettere mano al portafoglio, senza che nessuno glielo abbia chiesto: è successo un sacco di volte in questi anni, succederà ancora in futuro. Per il 2015, Lucio avrà Cal Crutchlow e, per la prima volta nella storia di LCR, anche una seconda moto, da affidare a un giovane, probabilmente Jack Miller. Cecchinello spiega come è arrivato all’accordo con Crutchlow, ma anche perché, un po’ a sorpresa visti i risultati, lui avrebbe continuato con Bradl.


Prima di tutto Lucio, ti ha sorpreso che Bradl non abbia accettato la tua offerta per il 2015?

«Sinceramente sì. Credo si sia fatto consigliare da persone che non hanno avuto la lucidità e la pazienza di aspettare (Lucio, si comporta come sempre da signore: non nomina mai il “consigliere” di Bradl, un giornalista tedesco che segue da tempo Stefan, NDA). Noi, per tre anni, abbiamo ricevuto per Bradl il supporto dalla Honda Germania, “aiutata” a sua volta dalla Honda Giappone. L’investimento su Stefan, purtroppo, non ha portato i risultati sperati, specie nel 2014: per il 2015, quindi, non ci avrebbe più supportato, pur non mettendo nessun veto su Bradl. Per questo mi sono dato da fare per trovare i soldi per andare avanti con lui, ma al Sachsenirng l’ho informato che non sarebbe stato facile per me trovare i soldi, ma gli ho anche chiesto di non prendere impegni, perché ero vicino a chiudere con uno sponsor importante (CWM, già sulla carenatura del team LCR in questo GP, NDA). Gli ho formulato un’offerta, chiedendo di avere una risposta entro il 28 luglio, ma Stefan non mi ha mai chiamato e, successivamente, il suo “consigliere”, mi ha fatto sapere che si erano già impegnati con un altro team (Forward, NDA). A quel punto ho dovuto pensare a un’alternativa».


Prima di arrivare a Crutchlow, puoi spiegare avresti continuato con Bradl, nonostante gli scarsi risultati ottenuti in questi tre anni?

«Credo che Stefan sia un pilota di valore: deve solo superare un blocco psicologico che lo frena quando si spegne il semaforo. E’ come se da modalità “race” andasse in modalità “safety”: non nascondo che se avessi continuato con Stefan avrei coinvolto nel progetto anche uno psicologo sportivo. Ma sono convinto che se si sblocca, Bradl è uno capace: lo si capisce anche confrontando la sua telemetria con quella di Marquez. Senza dimenticare che tutto il team ha un buon rapporto con lui: ecco perché avrei continuato. E, per me, sarebbe stata una sfida da provare a vincere».


Parliamo di Crutchlow: perché l’hai scelto e come sei arrivato a lui?

«Siamo arrivati in ritardo sul “mercato” e i piloti più giovani, quelli che rientrano nella politica del team LCR, come Aleix Espargaro o Andrea Iannone era già sistemati. Crutchlow ha 27 anni ed era la soluzione migliore in assoluto, perché è inglese come il gruppo CWM, ha dimostrato in passato di poter lottare con i “fantastici 4” (Marquez, Rossi, Lorenzo, Pedrosa, NDA) e nel 2013 aveva trattato a lungo con la Honda. C’era un problema, però: Cal aveva appena manifestato la sua volontà di rimanere con la Ducati. Così ho contatto gli uomini di Borgo Panigale: mi hanno confermato che Crutchlow era sotto contratto, ma mi hanno anche fatto capire che c’era la possibilità di un accordo. Dal 28 al 21 luglio abbiamo lavorato giorno e notte, fino ad arrivare al contratto per il 2015 con un’opzione, a favore del team, per il 2016 in base ai risultati».


Della seconda moto cosa ci puoi dire?

«Intanto è un sogno che si realizza: ho sempre sperato di avere una struttura organizzata come le migliori squadre “satellite” della MotoGP, come il team Gresini e il team Tech3 e adesso ci sono riuscito! Con la seconda moto si può dare un’opportunità ai giovani talenti per ottenere risultati importanti: nel 2015, la “Open” sarà molto più competitiva di adesso e nel 2016 ci sarà un ulteriore livellamento».


Sarà Miller il secondo pilota?

«E’ indubbio che la Honda apprezzi molto l’australiano, ma non so niente di più. Per quanto mi riguarda, sto parlando con Jonathan Rea, Eugene Laverty e Alvaro Bautista, ma se la HRC ci chiedesse di prendere un altro pilota, non avremmo problemi…».


Ma è giusto che un pilota passi direttamente dalla Moto3 alla MotoGP?

«E’ una sfida che se viene affrontata con lo spirito giusto, può anche essere vinta. Quando Marquez vinse il titolo della 125, come premio gli venne fatta provare la MotoGP: Marc ottenne subito ottimi tempi».


D’accordo, ma stiamo parlando di Marquez, un fenomeno assoluto: non c’è il rischio di “bruciarsi” per emulare Marc?

«Sicuramente non è facile, la MotoGP è una moto complessa e dura, ma rispetto alla 500 è più gestibile grazie all’elettronica, e le gomme hanno fatto grandi passi in avanti. E’ chiaro, però, che bisognerà fare un lavoro di preparazione, sia fisica sia psicologica: il pilota non deve avere nessuna pressione, deve capire che ci vuole un processo di adattamento di almeno sei mesi. Poi si può pensare a raccogliere i primi frutti. Credo comunque che Miller sia in grado di fare il grande salto».

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