Andrea Ippolito, che portò Cecotto e Lavado ai titoli mondiali

Andrea Ippolito, che portò Cecotto e Lavado ai titoli mondiali
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Cosa hanno in comune Johnny Cecotto e Carlos Lavado? I due piloti venezuelani arrivarono fino ai titoli mondiali grazie al loro talento e ad una figura speciale: Andrea Ippolito, un italiano nato cento anni fa e emigrato in Sudamerica negli anni Cinquanta e scomparso nell‘83. Un grande personaggio, una grande storia da conoscere
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
11 gennaio 2024

Quando il diciannovenne Johnny Cecotto apparve al Castellet per la prima prova del mondiale 1975, e dominò a sorpresa sia la 250 che la 350, la squadra sudamericana della Yamaha era guidata da Andrea Ippolito, un cinquantenne che ricordo magro, baffuto, gran fumatore e vivacissimo. Sapevo che era il titolare della Venemotos, la società che importava le Yamaha in Venezuela, lo incontrai spesso negli anni successivi. Ma allora non immaginavo che storia avventurosa avesse alle spalle.

Ora è il collega venezuelano Octavio Estrada a colmare le mie lacune. In occasione del centenario della nascita di Ippolito è stato raccolto molto materiale, ricordi, fotografie. Ed emerge la figura particolare di un italiano che ha cambiato la storia del motociclismo in Venezuela e in gran parte dell’America Latina.

Era nato a Torre del Greco

Andrea Ippolito Brancaccio era nato il 3 gennaio 1924 ai piedi del Vesuvio, a Torre del Greco. All'età di 17 anni si era arruolato nella Regia Marina Italiana e tra il 1942 e il 1943 aveva combattuto nel Mediterraneo come silurista sul cacciatorpediniere Euro. Nel novembre 1943, catturato dalle forze tedesche dopo una sanguinosa battaglia sull'isola di Leros nel Mar Egeo, venne internato in un campo di lavoro forzato della Germania nazista con oltre 650.000 connazionali. Ci restò diciotto mesi.

Alla fine della Seconda guerra mondiale Andrea tornò nel paese paterno, a Monopoli in Puglia, e lì iniziò a partecipare alle prime gare motociclistiche. Sposata Maria Biassi nel 1951, alla fine del 1953, dopo aver disputato e concluso la Milano-Taranto di 1.300 km su una Bianchi 125 da lui stesso preparata, emigrò in Venezuela come tanti altri italiani. Nel frattempo, 1952, era nato il primogenito Vito. La famiglia si stabilì a Caracas dove Andrea aprì un'officina che battezzò nostalgicamente “Sur Italia”.

Le moto erano la prima passione di Ippolito, subito dopo veniva lo spirito d’iniziativa e d’impresa. Era intelligente, vivace, comunicativo. Divenne popolare in pochi anni correndo, vincendo le gare in Venezuela e anche fuori dai confini. Prima guidò una Moto Guzzi Dondolino 500 che era riuscito a portare dall’Italia, poi passò a tutti i tipi di moto. Nel 1956 aprì “La Casa de la Moto” che rappresentava e vendeva Ducati ed altri marchi italiani, nel 1958 vinse il suo primo titolo nazionale in 500, nel ‘59 corse e vinse in Cile, nel ‘60 si mise in luce nel Campionato Sudamericano tenutosi in Argentina.

Fu nel 1961 che Ippolito ai avvicinò ai giapponesi immaginando lo sviluppo di quell’industria: fondò la società Venemotos, cominciò a vendere le piccole moto orientali, nel ‘64 divenne il rappresentante ufficiale della Yamaha e subito dopo creò la squadra Venemotos-Yamaha che, oltre a vincere nelle gare di velocità, si impegnò anche nel nascente motocross.

Nel 1972, a 48 anni suonati, Andrea Ippolito vinse per la sua ultima gara, quella volta nella classe 125. E proprio in quella stagione un adolescente di Caracas di 16 anni, tale Johnny Cecotto, fece il suo debutto sulle piste nazionali e fu subito notato da Ippolito.

Un vulcano, pilota e imprenditore

Inarrestabile. Questo l’aggettivo che definisce meglio Andrea Ippolito, che nel 1973 viene eletto presidente della Federazione Motociclistica Venezuelana (FMV) e un anno dopo promuove e fonda l'Unione Motociclistica Latinoamericana (ULM) di cui è il primo presidente.

Octavio Estrada mi segnala anche una curiosità: l'8 settembre del 1974 Andrea era ad Atene con la moglie e il figlio minore Claudio e si attardò nella visita alle rovine del Partenone. Persero il volo di rientro: quello dell'aereo statunitense TWA 841 che esplose in volo per una bomba a bordo pochi minuti dopo il decollo. Non ci furono sopravvissuti.

Nel 1975 il team Venemotos-Yamaha decide di fare il grande salto e debutta nel mondiale con la sua giovane stella, Johnny Cecotto. 19 anni. L’esordio è sensazionale, subito vincente; arriva il primo anno la conquista del titolo mondiale della classe 350 con quattro successi (all’epoca il pilota venezuelano fu il più giovane iridato della categoria) e il ruolo di protagonista anche nella classe 250 vinta da Walter Villa (con due vittorie).

Della storia di Cecotto parleremo presto, in un’altra occasione. Promesso. Ma qui va detto che prima di passare alle auto nell’81 (F2 e poi anche F1) Johnny lottò tra i primi in 350 e 500, sempre sulle Yamaha. E fu il campione del mondo della Formula 750 nella stagione 1978, con tre vittorie e tre secondi posti. Ferruccio Delle Fusine e Angelo Frontirre, due entusiasti italiani emigrati come Ippolito, furono i tecnici di Venemotos che parteciparono all’avventura.

Dopo Cecotto ecco Lavado e il figlio Vito presidente FIM

Intanto, Venemotos-Yamaha domina il mercato venezuelano con piani di vendita innovativi e aggressivi, supportati da una rete di concessionari estesa a tutto il Paese, mentre Andrea Ippolito è determinante per l'ingresso del marchio Yamaha anche in altre nazioni come il Cile. Tra il 1977 e il 1979, Ippolito organizza il Gran Premio di motociclismo venezuelano a San Carlos, una pista che lui stesso ha trasformato in una delle più sicure dell'epoca. Nel 1977 il Congresso mondiale della Federazione Internazionale viene organizzato a Caracas.

E poi arriva il turno di Carlos Lavado, allora giovane promessa di Caracas velocissimo e focoso. Nel 1980 Ippolito gli dà fiducia e lo porta stabilmente sul mondiale, dopo due partecipazioni al GP di casa con la vittoria in 350 nel ‘79. Al quinto anno come pilota del team Venemotos-Yamaha (1983), Lavado è il campione del mondo della classe 250, un traguardo che il suo mentore Andrea Ippolito non può godersi perché muore d'infarto il 13 febbraio 1983, all'età di 59 anni.

Il magnifico lavoro e l'eredità di Andrea Ippolito vivono ancora oggi a quattro decenni dalla sua scomparsa. Il figlio maggiore Vito è stato presidente della Federazione Motociclistica Internazionale per tre mandati, tra il 2006 e il 2018, primo presidente FIM non europeo. Claudio invece tiene le redini dell'azienda Distribuidora Venemotos-Yamaha, che rimane e si consolida come uno dei riferimenti commerciali e industriali più rispettati del Venezuela.

Nel 2024, per commemorare il centenario della sua nascita, si terrà una serie di eventi intorno alla figura di Andrea Ippolito Brancaccio, affettuosamente e rispettosamente conosciuto in tutto il panorama motociclistico venezuelano come "El Viejo" o "El Maestro".