Rossi: "Cerco sempre di dare il massimo"

Rossi: "Cerco sempre di dare il massimo"
Giovanni Zamagni
Nono a 66 millesimi dalla Ducati del compagno di squadra Nicky Hayden, ma a 27”576 dalla prima posizione: rispetto alle prove, Valentino Rossi ha fatto un bel passo in avanti | G. Zamagni, Sachsenring
17 luglio 2011

Punti chiave

SACHSENRING – Nono a 66 millesimi dalla Ducati del compagno di squadra Nicky Hayden, ma a 27”576 dalla prima posizione: rispetto alle prove, Valentino Rossi ha fatto un bel passo in avanti, girando mezzo secondo più veloce che in qualifica, ma è chiaro che non si può essere soddisfatti. E Vale non lo è.
“E’ andata un pochino meglio – è la sua analisi -, grazie a una modifica fatta nel warm up che, finalmente, mi ha fatto sentire un po’ di più la moto. Sono stato un po’ più veloce dopo le qualifiche disastrose ma, naturalmente, partendo dall’ultima fila diventa difficile. Ho visto subito che il gruppetto di Bautista e Hayden era alla mia portata e, anzi, andavo anche qualche decimino più forte di loro, ma, purtroppo, ho avuto un problema al cambio tra la seconda e la terza marcia e questo mi faceva perdere tanto in accelerazione, la moto si impennava, specie in uscita dall’ultima curva. Avevo deciso di attaccare Hayden dopo il rettilineo, ma non ci sono riuscito proprio per questo problema e, alla fine, mi ha anche fregato Bautista. Sono stato a lungo vicino ad Hayden e abbiamo visto che la GP11 (che usa Nicky, nda) e la GP11.1 (la Desmosedici di Valentino, nda) vanno più o meno uguali: non è un buon segno perché pensavamo di essere più competitivi. Adesso decideremo cosa fare per Laguna: se continuare con due GP11.1 o se portare anche una GP11”.


A che cosa è stato dovuto il miglioramento fatto in gara?
“Abbiamo spostato il bilanciamento dei pesi perché facevo fatica a fermarmi: abbiamo appesantito il posteriore. Purtroppo questa moto non la conosciamo e ci mettiamo più tempo del previsto a trovare una messa a punto accettabile. Sabato sera ero assolutamente convinto di usare la GP11 negli Stati Uniti, ma adesso non ne sono più così sicuro”.
 

Oggi comunque hai lottato: se non altro significa che non ti sei ancora arreso.
“Quando sei in queste condizioni, ti devi porre degli obiettivi realistici. Ho fatto anche dei sorpassi, a tratti mi sono pure divertito: io cerco sempre di dare il massimo, di essere un professionista al 100%”.


Il campionato si fa interessante tra Stoner e Lorenzo: chi vincerà? Per chi fai il tifo?
“Oggi è stata una gara bellissima, mi hanno detto… Mi spiace non esserci anch’io. Lorenzo ha fatto un gran sorpasso: dura dire chi è favorito o chi preferisco”.


Arrivi sempre all’ultimo momento a trovare una discreta messa a punto; i casi sono due: o tu in prova non spingi al massimo, per ovvi motivi, o sbagliate metodo di lavoro.
“Noi dobbiamo provarci. Hayden è sempre più a posto, noi facciamo più confusione, ma il nostro obiettivo non può essere fare sesto. Noi ci dobbiamo provare, anche a costo di fare confusione. Con la GP11 non brillavo, ma ero comunque più vicino ai primi, mentre con questa fatichiamo troppo. E’ possibile che facciamo confusione, ma abbiamo addosso la pressione e dobbiamo provarci”.


L’anno scorso avevi fatto quarto al rientro dopo l’infortunio: cosa ti aspettavi da questo GP?
“Nel 2010 avevo fatto quarto con le stampelle girando in 1’22”, questa volta ho ottenuto il mio peggior risultato stagionale e abbiamo fatto tanta fatica. Ma il risultato finale dipende anche da cosa fanno gli altri: anche ad Assen eravamo messi male, ma poi ho finito quarto”.


Il paragone è sempre con Stoner: perché lui con la Ducati faceva una gran differenza rispetto ai suoi compagni di squadra e non ci riesce con la Honda?
“Stoner con questa moto faceva la differenza e guidava bene, ma non penso che andava forte solo perché era un pazzo o perché rischiava più di me. Ma lui la guidava anche da cinque anni e, soprattutto, a parte il debutto nel 2006 con la Honda di Cecchinello, lui in MotoGP è cresciuto con la Ducati: per lui è stato un po’ più facile adattarsi. Io, al contrario, arrivo dopo tanti anni con una moto completamente differente”.


Cosa deve cambiare da qui in avanti?
“Dobbiamo cercare di replicare le nostre migliori gare, cercare di lottare, in una gara come quella di oggi, con il secondo gruppo, quello di Dovizioso, Spies e Simoncelli. Io ho problemi con l’anteriore e per risolverli ci vuole qualcosa di importante: cosa, però, deve essere la Ducati a dirlo. Certo, una moto totalmente nuova è difficile da fare e io non so nemmeno se un telaio tradizionale sarebbe la soluzione giusta: io faccio il pilota, non l’ingegnere”.


Ricapitoliamo: a Laguna Seca settimana prossima che moto userai?
“Dobbiamo ancora decidere: una soluzione è portare una GP11 e una GP11.1, ma ha dei pro e dei contro. Sicuramente dalla GP11.1 ci aspettavamo di più, ma, ripeto, non so se significa fare un telaio tradizionale o adottare un’altra soluzione”.


Perché non sei riuscito a ripetere quanto fatto con la Yamaha nel 2004?
“Quando io provai la Yamaha per la prima volta in Malesia c’erano 2-3 telai e 3 motori differenti da provare e si poteva scegliere. Ma, soprattutto, la M1 era una moto che andava piano, ma curvava, questa, invece, va forte ma non riesco a guidarla”.