Roser Alentà: “Da piccolo, Marc era più capriccioso di Alex”

Roser Alentà: “Da piccolo, Marc era più capriccioso di Alex”
La mamma di Alex e Marc Marquez parla dei due campioni del mondo e della vita di una madre da MotoGP
11 novembre 2014

Non viaggia con i suoi figli. Non appare mai. Non è solita concedere interviste. Solitamente non offre la sua opinione. Roser Alentà, segretaria nel departamento de Tráfico della compagnia di trasporti Logix Logística Integral, vicino alla sua casa di Cervera, viaggia poco ma è sempre meticolosamente informata di tutto ciò che fanno i suoi figli, Marc e Alex, per bocca di suo marito Julià Márquez, che si dedica ai figli al 100%. Anche se al maggiore inizia a pesare dover informare i genitori di tutto quello che gli succede.

Roser Alentà ha vissuto un weekend appassionante («A dire il vero non molto più di tutti gli altri che abbiamo vissuto durante tutto quest’anno», scherza) e dopo aver raggiunto un accordo con la sua azienda per lavorare part-time – i suoi figli avrebbero voluto mandarla in pensione, ma lei ha rifiutato – ha chiesto un giorno di ferie in più per poter assistere allo spettacolo di vedere i propri figli girare con la stessa moto grazie al regalo che Shuhei Nakamoto, capo dell’HRC, ha fatto ad Alex come premio per la vittoria nel Mondiale Moto3. Roser era lì, nascosta in quel box Repsol Honda che visitava per la prima volta.

Nei test del lunedì Alex e Marc hanno provato la RCV213 insieme
Nei test del lunedì Alex e Marc hanno provato la RCV213 insieme

Come sono davvero i suoi figli?

«Sono ragazzi normali, normalissimi. Umani, sinceri, spontanei ed affettuosi, molto – non solo con me, ma con tutti. A volte penso che la loro missione nella vita sia fare felici gli altri, davvero»

Sono rimasti come da ragazzini? Pressione, competizione, responsabilità non li hanno cambiati o sono diventati più seri e responsabili?

«Sono identici a prima. In casa, in famiglia, nelle loro relazioni con la gente che hanno intorno sono ancora uguali, anche quando sono davanti al pubblico»

Com’erano da piccoli? Simili o diversi?

«Da piccolo, Alex era più capriccioso di Alex, molto più capriccioso. E lo dico, sperando che tutto il mondo capisca cosa intendo, con tutto l’amore e l’affetto di una madre (ride). Marc piangeva sempre, chiedeva sempre qualcosa, non mangiava mentre Alex era un vero incanto, gli andava bene tutto. Ora, da grandi, è il contrario. In casa Marc è il cocco di mamma, quello affettuoso, Alex invece è più libero e indipendente. Ma quando sono in viaggio – che per mia sfortuna significa quasi sempre – quello che mi chiama tutti i giorni, succeda quel che succeda, è Alex»

Sono cresciuti molto, vero?

«Intanto fatemi precisare: anche Marc mi chiama, certo, ma c’è questa piccola differenza. E si, sono cresciuti molto. Troppo. Alex in casa sparisce, ma quando è in pista sembra che io gli manchi più che a suo fratello. Non lo so per certo, ma mi sembra proprio così. Arriva sempre una sua telefonatina tipo ‘Ciao mamma, che fai? Ti voglio bene, mi manchi»

Ha sempre pensato che sarebbero diventati bravissimi, dei campioni?

«No, non posso dire di averlo saputo. Non lo potevo pensare io come non lo poteva pensare nessuno. Non si può mai prevedere un futuro del genere»

Due fratelli campioni del mondo lo stesso anno: una 'prima' assoluta
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Non l’ha davvero mai intuito? Neanche quando andava con loro alle corse, vincevano, e tutti le dicevano che erano bravissimi?

«No, nemmeno quando gli esperti me lo dicevano. Perché a me importava solo che fossero felici  e, soprattutto, che si divertissero in quello che facevano. Giocavano a correre in moto. Sapevo che praticavano uno sport che gli piaceva moltissimo, che era la loro passione, ma non avrei mai potuto intuire che il futuro mi avrebbe riservato quello che ho vissuto quando mi hanno scattato questa foto domenica al circuito di Cheste, no»

Non avete mai smesso però di sostenerli.

«Certo, ma non siamo stati gli unici. Credo che tutti i genitori desiderino aiutare i propri figli a realizzare i loro sogni o, come facevo allora, a divertirsi facendo qualcosa che li appassiona, nel nostro caso le moto. Non abbiamo mai avuto il cuore di impedirglielo. Gli piacevano da matti le moto, e noi li abbiamo seguiti»

Facendo moltissimi sacrifici

«Molti, tutti quelli che sono stati necessari, per tutta la vita. Non sono mai stata in vacanza, non ho mai preso un mese di ferie. Non ho mai fatto un fine settimana di ferie, li passavo tutti in roulotte andando a correre su qualche pistina. Passavo i venerdì a cucinare e a preparare i pasti per i giorni successivi, caricando la roulotte con le loro coperte, i cuscini… e domenica sera, al ritorno, a lavare, pulire e riordinare. E il lunedì, alle otto, in piedi per andare in ufficio»

E a Marc, inoltre, doveva anche preparare il frullato di frutta perché crescesse.

«Eh si, quando aveva 11/12 anni ogni giorno preparavo un frullato di un litro e mezzo di pere, mele, arancia… si, i medici ci dissero che lo avrebbe aiutato a crescere»

Guarda sempre le corse da sola. Perché? E’ nervosa?

«No, è un’abitudine. Tutto è iniziato quando hanno cominciato ad andare da soli con Julià mentre io restavo a casa, e ovviamente mi sono abituata a guardare le corse in sala, tranquilla, da sola, distesa e concentrata. Anche quando vado in circuito non voglio vedere nessuno, me ne vado nelle loro stanze e guardo le gara da sola, come se fossi a casa. Mi isolo e sono più raccolta»

Festa ai box per i due Marquez iridati su Honda
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Le ha dato molta soddisfazione il titolo di Alex, vero?

«Si, tantissima, e sono felicissima che Marc lo abbia valorizzato tanto o forse più del suo secondo titolo. Guarda, Alex per molto è stato solo “il fratello di..” e la cosa mi ha sempre dato dispiacere, perché non è così. Alex è semplicemente il minore, ma non corre solo perché è il fratello di Marc. Corre perché se lo è guadagnato con le sue forze. Alex, povero, ha sempre ereditato le cose di suo fratello: moto, vestiti, caschi, stivali, sospensioni… e ora, alla fine, ha qualcosa di solo suo. Perché si è impegnato e ha vinto. Come madre, è una cosa che mi riempie d’orgoglio»

Fra loro si trovano a meraviglia, vero?

Chiedo solo che se cadono, pensino a me ed alzino una mano, così capisco che stanno bene

«Si, sono sempre stati molto uniti. Da piccoli litigavano spesso, come tutti i bambini, si lamentavano per tutto, perché l’uno aveva preso una cosa all’altro e cose del genere. Ma circa da quando Marc ha compiuto dodici anni e Alex otto sono diventati una cosa sola»

Ha paura?

«Certo. Mi dispiace, ma non mi abituerò mai. Men che meno adesso che sono in due. Ma non parlerei tanto di paura, quanto di rispetto. Gli dico sempre “figli miei, fate un lavoro duro, pieno di rischi, pensate sempre a tornare a casa interi, se Dio vuole”. E questo si, gli chiedo se cadono che pensino a me che sto guardando la televisione e alzino una mano, così capisco che stanno bene»

 

Emilio Pérez de Rozas/El Periódico