Corse e ricorsi. Il GP di Germania

Corse e ricorsi. Il GP di Germania
Giovanni Zamagni
Dal 1998, il GP di Germania si disputa sul circuito del Sachsenring, lento e tortuoso, ma con la curva - la numero 11, una destra in discesa - più veloce del mondiale
9 luglio 2014

Punti chiave

 Dal 1998, il GP di Germania si disputa sul circuito del Sachsenring, lento e tortuoso, ma con la curva (la numero 11, una destra in discesa) più veloce del mondiale. Situato nel cuore della Germania dell’Est, non si può dire che il posto sia esattamente bello, ma la passione che si respira, i tifosi che riempiono sempre e comunque le tribune, fanno di questo GP un appuntamento tutto sommato piacevole.


2008: LA CADUTA DI PEDROSA

Il primo ricordo che viene in mente parlando del Sachsenring è inevitabilmente legato a Dani Pedrosa, protagonista in questi giorni per il rinnovo del contratto fino al 2016 con la HRC. Pedrosa – che, tra l’altro, è il pilota che ha vinto più volte su questo tracciato (6, 2 in 250 e 4 in MotoGP) – non era mai andato forte sull’acqua, ma quel giorno volava, tanto che dopo pochi giri il suo vantaggio era di parecchi secondi (non ricordo esattamente se 8 o 9, una roba così), prima di cadere rovinosamente alla prima curva del quinto giro, in una immagine indimenticabile di Dani contro gli air fence. Una scivolata che può sempre capitare sull’acqua, ma che in quella occasione innescò una serie di polemiche e accuse contro Alberto Puig, il suo manager che dai box gli segnalava sulla lavagna un vantaggio molto inferiore a quello che avesse realmente. Una pazzia? Una leggerezza? Una furbata? Si discusse molto su quella indicazione di Puig, come altre volte messo in “croce” dalla maggior parte del paddock. Io, ancora oggi, rimango dell’opinione di allora: se Puig fece quella segnalazione – peraltro mai contestata dal suo pilota – era per un accordo tra loro. Ma solo Alberto e Dani sanno la verità.


1998: MCWILLIAMS BATTE ROSSI E CAPIROSSI

Classe 250: è l’anno del dominio assoluto dell’Aprilia, con Valentino Rossi, Tetsuya Harada e Loris Capirossi (quasi) costantemente ai primi tre posti. Questa volta vince Harada, ma al secondo posto Jeremy McWilliams (con la Honda) batte in volata Valentino Rossi e Loris Capirossi, più preoccupati per tutta la gara a “marcarsi” a vicenda, piuttosto che delle prestazioni dell’irlandese, comunque convinti di poterlo fregare facilmente quando e come volevano. Non è andata così e quella sconfitta fece meditare parecchio Valentino, conscio di aver commesso un errore tattico importante. In pratica, Rossi aveva sottovalutato un avversario: non succederà mai più.


2001: BIAGGI VINCE, ROSSI SOLO 7°

E’ l’ultimo anno della 500, il mondiale se lo giocano Valentino Rossi e Max Biaggi. Al Sachsenring vince Max e la Yamaha domina con quattro moto ai primi quattro posti e cinque nei primi sei: la migliore Honda al traguardo è quella di Alex Barros, mentre Rossi è solo settimo. Il campionato in qualche modo si riapre, ma si richiude al GP successivo.

Rossi e Gibernau
Rossi e Gibernau


2003: GIBERNAU BEFFA ROSSI

Sete Giberanu è il principale rivale – in quel momento “solo” rivale e non ancora “nemico” – di Valentino Rossi, che dopo tre GP senza successi - che in quel periodo corrispondevano a una sorta di primato negativo per il campione di Tavullia – vuole tornare a tutti i costi sul gradino più alto del podio. La sfida con Gibernau è avvincente e spettacolare, ma quando Valentino sembra aver il successo in tasca, viene infilato da Sete all’ultima curva: anche questo, non succederà più.


2012: PEDROSA TRIONFA, STONER CADE

La gara è dominata dai due piloti della HRC Dani Pedrosa e Casey Stoner, con Dani sempre davanti e Casey sempre in scia al rivale. Questa è la pista di Pedrosa, Stoner è più veloce, ma rimane sempre alle sue spalle: soltanto all’ultimo giro affonda l’attacco, ma a due curve dalla fine perde il controllo della sua RC213V e finisce la sua gara nella sabbia. La sensazione è che Casey volesse “umiliare” il compagno di squadra nel tracciato più congeniale a Dani, come a volte fanno i piloti nelle loro battaglia psicologiche: solo una sensazione, sia chiaro, non ci sono prove alla mia teoria.


2013: PEDROSA BUTTA IL MONDIALE

Quella dell’anno scorso è stata una gara decisiva: prima cade Jorge Lorenzo, già infortunato due settimane prima in Olanda ed è costretto ad alzare bandiera bianca. Poi, sabato mattina, è Dani Pedrosa a sbagliare alla “solita” curva uno, con conseguenze a una clavicola: è qui, secondo me, che Dani perde il titolo 2013.