SBK 2025. Roberta Ponziani: “Quest’anno posso puntare al titolo mondiale”

SBK 2025. Roberta Ponziani: “Quest’anno posso puntare al titolo mondiale”
Roberta sta scrivendo la storia del motociclismo femminile, nazionale ed internazionale. La vittoria di Cremona l’ha consacrata tra le favorite del WorldWCR ma una volta a casa è tornata a fare la pasticciera
8 maggio 2025

Roberta Ponziani è l’unica alternativa alle pilote spagnole e non solo ora che corre nel mondiale. Lo è stata anche nell’Europeo, dove ha concluso al terzo posto per ben quattro anni, dietro alle eterne rivali Neila Santos e Sara Sanchez. Ma andiamo per gradi.

Roberta nasce a Teramo il 4 agosto 1996 e sin da piccola corre nelle minimoto, laureandosi campionessa italiana della Open A nel 2014 e nel 2015. Corre assieme ai maschi ed è quasi sempre l’unica ragazza in pista, ma non ci fa caso.

L’importante è correre e vincere. Le ruote alte arrivano nel 2016 quando si cimenta nella R3 Cup anche qui contro i maschi. Ci gareggia sino al 2019 ed è sempre la prima nella classifica femminile. Nel 2020 viene creata la Women’s European Cup nella quale Roberta si mette subito in luce. E’ l’italiana più veloce e conquista vari podi, terminando ogni anno al terzo posto, alle spalle della Santos (che vince le quattro edizioni dal 2020 al 2023) e della Sanchez. Nel 2023 si laurea prima Campionessa Italiana del CIV femminile. Negli anni la Ponziani si migliora costantemente e diventa l’unica alternativa alle due spagnole. Nel 2024 nasce il mondiale femminile e mentre la pattuglia iberica aumenta di numero, con l’ingresso di due pezzi da 90 come Ana Carrasco e Maria Herrera, lei resta la più valida rappresentante del nostro motociclismo, e l’unica in grado di tenere il passo delle spagnole.

Nel primo anno di WCR è quinta, dietro alla campionessa Carrasco, all’Herrera e alle due “ex europee” Sanchez e Santos. Nel round di Cremona conquista il suo primo podio mondiale e quest’anno, sempre sul tracciato lombardo, vince la sua prima gara nel World WCR. Assieme a Nicolò Bulega e a Stefano Manzi ha fatto suonare l’inno di Mameli in un weekend tutto italiano, interrotto una sola volta dalla sua compagna di squadra Maria Herrera, vincitrice di Gara2.

La sua è stata una vittoria importante, che testimonia la sua raggiunta competitività e che le regala autostima, unita alla consapevolezza di poter puntare al titolo mondiale.

Dopo Cremona possiamo dire che il tuo obiettivo sia il titolo?

“Io corro sempre per vincere, però la risposta è si. Quest’anno posso vincere il titolo. Posso lottare per la vittoria in gara e nel campionato. O almeno ci provo”.

Facciamo un passo indietro, a quando hai iniziato con le minimoto. Qualcuno ti guardava con diffidenza?

“Qualcuno si, ma l’ambiente delle minimoto era molto “casalingo” e in pochi facevano caso al fatto che io fossi una ragazzina e che spesso stavo davanti ai maschi. Forse solo nella R3 Cup ho notato che c’era chi mi guardava con stupore o che mi considerava…. fuori luogo. Ma era una minoranza. Non ci ha mai fatto caso più di tanto e non mi ha mai disturbato”.

Quattro volte terza nell’Europeo femminile.

“Si, Avevo l’abbonamento. D’altronde Neila Santos e Sara Sanchez erano più esperte di me, ma ogni anno che passava io ero sempre più vicina a loro, e sono arrivata a lottare per la vittoria in gara”.

C’è grande differenza tra l’europeo ed il mondiale?

Si, soprattutto perché molte gare del WEC si correvano in Italia, mentre a parte Cremona e Misano il mondiale si disputa all’estero, su piste come Donington e Assen. Inoltre la grande differenza è che nel WCR devi andare forte subito, appena scendi in pista. Il venerdì abbiamo un turno di libere e subito dopo la Superpole, che è importantissima. Non c’è tempo per rilassarsi, bisogna essere sempre al limite”.

Assen ti è piaciuta?
“Molto, anche se avrei potuto fare meglio. Non ci avevo mai girato ma l’ho imparata in fretta. Purtroppo in gara sono partita male e alle fine ho portato a casa due piazzamenti, quarta e quinta, ma la pista è eccezionale e poi c’era tanta gente”.

Ma ti trovi meglio a Cremona. Seconda nel 2024 e prima quest’anno.

“La pista mi piace e poi correre in casa ti da quel qualcosa in più”.

Come l’ha presa la tua compagna di squadra Maria Herrera?

“In apparenza l’ha presa bene, ma lei vuole vincere sempre e di certo non le ha fatto piacere che a starle davanti sia stata la sua compagna di squadra. Essendo una professionista ha accettato il verdetto della pista”.

Le ragazze che corrono nel mondiale sono tutte professioniste?

“Io no. Io devo continuare a lavorare nell’azienda di famiglia. Grazie ai miei sponsor riesco a coprire le spese, ma non ho un profitto dalle gare. Alcune delle mie avversarie lo sono. Oltre all’Herrera anche Neila e Sara sono professioniste, così come lo sono le ragazze che vengono da lontano come le australiane Relph e Lewis, le americane Dobbs e Lloyd o la sudafricana Howden. Non so se abbiano degli sponsor o se vengano aiutate dalla famiglia o dalle loro Federazioni, però fanno solo le pilote”.

Devi lavorare in pasticceria anche quando vinci?

“Prima di partire per Cremona ho detto ai miei che se avessi vinto il lunedì non sarei andata al lavoro. Purtroppo un collaboratore si è ammalato ed io ho dovuto sostituirlo. In un’azienda famigliare funziona così. Ma ci sono abituata e non ci sono problemi”.

Prima campionessa italiana, prima pilota a vincere una gara del mondiale. Stai scrivendo pagine importanti del motociclismo femminile italiano. Sei contenta o ne senti la responsabilità?

“Si mi rendo conto di essere quasi una precorritrice, ma non la sento come una responsabilità. Ne sono felice perché forse, anche quando smetterò di correre, il mio nome rimarrà nella storia del motociclismo femminile. Ti ricordi la Ponziani……. (sorride)”.

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