Paolo Sesti (FMI): “Troveremo una soluzione per l'enduro in Lombardia”

Paolo Sesti (FMI): “Troveremo una soluzione per l'enduro in Lombardia”
Il presidente interviene dopo le polemiche che hanno portato al rinvio a giugno del Progetto di Legge che autorizzava il fuoristrada in Lombardia. E' fiducioso, ma sollecita anche un maggiore impegno da parte delle aziende del settore
10 aprile 2014

Punti chiave

I fatti


L’8 aprile il Consiglio Regionale della Regione Lombardia avrebbe dovuto discutere il Progetto di Legge che offre ai sindaci la facoltà di autorizzare sui loro territori manifestazioni motociclistiche in fuoristrada. Purtroppo non se n’è fatto nulla, perché il Consiglio ha rinviato il Progetto in Commissione a giugno.
La diplomazia che ruota attorno al palazzo del governo regionale parla della necessità di meglio sviluppare la nuova proposta di Legge.
Ma non ci vuole molto per capire che le ragioni di questo rinvio sono squisitamente politiche, dettate in particolare dalle pressioni che l’ala più dura e intransigente del CAI lombardo ha esercitato in questi giorni (con tanto di petizione online sul territorio nazionale).
E, proprio perché la Federazione Motociclistica Italiana (FMI) e il suo presidente Paolo Sesti si sono mossi in passato per creare un tavolo di discussione col CAI, abbiamo interpellato il presidente per comprendere meglio le ragioni di questo stop. Stop che ancora una volta penalizza sciaguratamente le migliaia di appassionati lombardi di enduro.
L’FMI nel recente passato ha lavorato intensamente con le istituzioni (enti territoriali e CAI) al fine di giungere a una regolamentazione dell’attività motociclistica in fuoristrada, per riportarla nell’alveo della legalità e per riconoscerle gli importanti benefici che porta all’economia locale.


Presidente, finalmente si era arrivati a una legge a favore del fuoristrada in moto. Perché è saltato tutto?
«C’è stato un fattore politico che ha condizionato la maggioranza. Ma non spetta a me fare valutazione politiche di questo tipo. Voglio continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno, perché abbiamo tutto l’interesse ad andare avanti e a fare gli interessi del nostro sport. Questo rinvio, che alcuni vedono come un rinvio per non parlarne più, servirà per chiarire meglio alcuni aspetti di questa normativa. La nuova legge non vuole liberalizzare arbitrariamente il fuoristrada, ma regolamentare sia l’attività sportiva che quella di tutti i giorni. Anche gli ambientalisti con cui ci siamo confrontati negli anni avvertono la necessità di regolamentare l’attività motociclistica sul territorio».

A giugno quindi si discuterà la nuova proposta? Non sarà insabbiata un'altra volta?
«Sono ottimista, si arriverà a una regolamentazione. E noi siamo i primi a dire che dobbiamo circolare con mezzi che non facciano rumore, con educazione. Siamo i primi a dire, come FMI, che non bisogna disturbare in montagna gli altri con la propria moto».

La FMI, e di questo bisogna riconoscere il merito del suo operato, ha allacciato nel 2011 un rapporto costruttivo col CAI. Come mai non siete riusciti a superare questo impasse prima dell’8 aprile?
«Non abbiamo fatto in tempo, non siamo riusciti a trovare la chiave di volta. Anche per loro il tema è delicato, devono difendere la base che è contro. Ma sono fiducioso che riprenderemo in mano il discorso e che arriveremo a un risultato positivo. E' nell'interesse di tutti.
Ma la Legge in Lombardia è solo un dei temi su cui lavoriamo. Alla Camera in questi giorni riparte la discussione sulla modifica del Codice della Strada per risolvere il problema delle targhe in fuoristrada, che abbiamo sollevato e che confidiamo sarà risolto presto, compatibilmente con i lunghi tempi parlamentari di approvazione delle Leggi».

L'enduro è compatibile con la montagna, come dimostrano le numerose cavalcate organizzate ogni anno (Foto: Motogelo 2014)
L'enduro è compatibile con la montagna, come dimostrano le numerose cavalcate organizzate ogni anno (Foto: Motogelo 2014)


Il Progetto di Legge in Lombardia riguardava le autorizzazioni dei sindaci alle manifestazioni sportive in fuoristrada o anche l’attività escursionistica generica?

«Come associazione di consumatori dovremmo estendere il discorso a tutti gli appassionati, ma è difficile. È più semplice gestire l’attività sportiva, dei tesserati conosciamo tutto. Mentre è più difficile gestire gli appassionati, quelli che girano la domenica sono difficili da controllare. Però stiamo lavorando all’introduzione di una serie di regole generali che possano rendere più compatibile l’attività fuoristradistica con la fruizione della montagna da parte degli altri».


I sindaci non si sono fatti sentire per appoggiare il Progetto di Legge?

«Certo, i sindaci di montagna spesso ci chiedono le gare a fine agosto per prolungare la stagione turistica. Ma in questo caso hanno preferito non esporsi. Pensi che di solito ci chiedono la gare di enduro sul loro territorio, perché quando una gara passa dal paese, in quei giorni i loro bar, i loro ristoranti guadagnano tantissimo. È un aiuto fondamentale all’economia di questi territori. Purtroppo però l’equilibrio è sempre molto delicato, i tempi sono cambiati e spesso il danno più grosso lo fanno le poche persone maleducate che in moto rovinano l’immagine del nostro sport e il lavoro che facciamo per farlo accettare dagli altri».

La FMI, i Moto Club, gli appassionati, tutti vi date da fare per promuovere l’enduro con incontri, petizioni online e tanto impegno.
Ma le aziende del settore dove sono? Perché non fanno la voce grossa per tutelare il loro lavoro?

«Lei ha toccato un tasto dolente. Non parlo dell’ANCMA, che ci ha supportato anche economicamente nel promuovere l’attività del CEER in Emilia Romagna.
Il discorso cambia se parliamo delle industrie. A gennaio, come ogni anno, abbiamo fatto un incontro e non solo non ci hanno aiutato, ma hanno mostrato disinteresse verso questo tema, che è per loro di sopravvivenza visto che le moto le devono vendere per vivere. Gli importatori ufficiali e le aziende non aiutano certamente questo nostro lavoro e il nostro impegno».