Il Gran Paradiso delicato del Colle del Nivolet

La strada di cui vi parliamo oggi attraversa un luogo magico e incantato. E come tutti gli incantesimi che si rispettino basta veramente poco per farlo svanire. Cominciamo perciò il racconto un po' al contrario rispetto al solito e anziché partire dalle bellezze del Colle del Nivolet e del Parco Nazionale del Gran Paradiso partiamo dal suo essere un fiore delicato che ha bisogno di tutta la nostra sensibilità e rispetto. Come tanti altri luoghi incantevoli delle nostre Alpi, anche il Nivolet ha visto negli ultimi anni crescere la sua popolarità. In tanti lo raggiungono per catturare con i propri occhi un pizzico di tutta questa bellezza. Lo fanno in auto, in camper, in pullman, in bici, in moto... Ma la strada, come potete vedere dagli on board del video è stretta. Non solo: durante i week-end il traffico può diventare veramente assurdo e oltre che pericoloso è chiaramente dannoso per un ambiente così fragile. Ecco perché, per sensibilizzare i visitatori e risparmiare un po' di shock alla montagna, erano state istituite le domeniche a piedi che, però, bloccavano il transito solo negli ultimi sei chilometri. Quest'anno sono state momentaneamente sospese per poter valutare qual è l'attuale traffico reale della splendida strada che porta al colle. Con probabilità in un prossimo futuro verrà inserito un pedaggio per chi vorrà salire con il proprio mezzo a motore, ma nel momento in cui scriviamo non vi è certezza di questo e neppure se la misura riguarderà i fine settimana o anche i giorni feriali. Tutto attualmente è ancora in discussione. Perciò per salire quassù dovrete prima informarvi sia sull'apertura effettiva della strada (https://www.pngp.it/), in genere da metà giugno a metà ottobre, sia su eventuali nuovi pedaggi che dovessero essere inseriti a partire dal 2025. Dopo questa doverosa, e ci auguriamo utile premessa, vi raccontiamo la strada del Colle del Nivolet che, come ci auguriamo avrete capito, non è neanche lontanamente indicato per coloro che vogliono far sentire il rombo del loro motore fino a Torino o che pensano che ad ogni curva si debba fare il gomito (ormai il ginocchio lo si fa in rotonda dai). Siamo stati chiari? Storia di una via senza uscita In genere un colle, il modo in cui sulle Alpi occidentali si indica un valico o passo che dir si voglia, è una via che serve per collegare due valli scavalcando nel punto migliore la catena montuosa. La prima particolarità della strada del Nivolet è che, in realtà, non vi porta da nessuna parte anche se... vi porta in paradiso, anzi nel Gran Paradiso. Di fatto, però, giunti in cima dovrete girare i tacchi e tornare da dove siete venuti. Questo è vero soltanto per chi ci arriva con un mezzo a motore, però. Nel caso voleste proseguire a piedi potreste farlo. Scoprireste così che il valico, situato a 2.612 metri sul livello del mare, collega la Valle Orco in Piemonte con la Valsavarenche in Valle d'Aosta. Ma allora perché la strada si ferma e non continua? Questa stranezza è dovuta alla sua particolare storia recente e, in realtà, proprio alla motorizzazione di massa. La strada infatti fu costruita nel 1931 per raggiungere originariamente i laghi artificiali di Serrù e Agnel che sono a circa 2.200 metri. Così si creò un collegamento che seguendo la montagna si inerpicasse per i 18,5 km che separano Ceresole Reale dagli invasi. Successivamente in primo presidente dell'ente parco, Renzo Videsott, intravide la possibilità di portare un turismo naturalistico proprio nel cuore del Gran Paradiso e la fece asfaltare. La strada sarebbe poi dovuta proseguire fino al paese di Pont, in Valsavarenche e negli anni Settanta sembrava cosa fatta, ma le incomprensioni tra le amministrazioni delle due regioni bloccarono il progetto, tant'è che ancora oggi si può notare come sia stata iniziata una strada sterrata che scende dal Colle e poi termina alla croce dell'Arolley 300 metri più in alto proprio di Port. Questo anche perché già allora il flusso automobilistico dei turisti iniziava a diventare importante e gli ambientalisti si opposero. Rimane l'interrogativo se sia stata una scelta giusta per tutto e per tutti. Di fatto il traffico rimane ancora oggi tutto al di qua nel bene e nel male. L'itinerario La strada che vi proponiamo è di fatto l'unica che potrete fare. Si arriva dal Canavese - che pure merita di essere visitato e ci torneremo - e si seguono le indicazioni per Ceresole Reale che ci fanno prendere la SS460, la strada che attraversa appunto la Valle Orco e ci porterà fino ai piedi del Colle. Volendo possiamo inserire una piccola deviazione alternativa e a Cuorgnè imboccare la SP44, una stretta e tortuosa provinciale che ci riporterà poi di nuovo sulla strada di valle a Sparone. In ogni caso qui a Sparone trovate l'ultimo distributore di benzina nel caso mai vi servisse. La strada sale progressivamente fino al borgo di Noasca, famoso soprattutto per la sua cascata, passato il quale entra in una galleria. Se fino a quel momento il paesaggio vi era sembrato bello, quando uscirete dal buio del tunnel rimarrete letteralmente a bocca aperta. Quasi come un salto spazio temporale vi ritroverete improvvisamente nel Parco del Gran Paradiso, tra prati verdi, fiori e il cinguettio degli uccellini. In poche curve si arriva al Lago di Ceresole Reale, un altro invaso artificiale lungo più di 3 km e largo circa 700 metri creato dalla diga costruita nel 1925 che ha portato a sommergere decine di case. Se avete tempo a disposizione sappiate che c'è una passeggiata di circa nove chilometri che fa il giro del bacino e che in inverno diventa una pista da sci di fondo. Ceresole Reale è il "centro nevralgico" per chi sale su questo colle e, meritatamente, fa parte del consorzio "Perle delle Alpi". Proseguendo la strada si restringe ed entra nel tratto che l'ha resa celebre tra motociclisti. Un susseguirsi di curve e scorci ci porta nella parte alta della valle su quella che nel frattempo è diventata la SP50 ma di fatto è sempre la stessa strada che percorriamo dall'inizio. Ci vogliono undici chilometri e mezzo per raggiungere un altro punto chiave: la diga del Serrù. L'ultimo tratto è da tipico valico alpino con i tornanti che salgono sul fianco della montagna fino ad arrivare allo slargo divenuto parcheggio innanzi alla diga. Da qui partono gli ultimi, spettacolari cinque, sei chilometri che talvolta vengono chiusi o per una riapertura tardiva o per le domeniche a piedi. In meno di due chilometri si raggiunge la terza diga, quella dà origine al Lago dell'Agnel. Poco dopo la strada che continua a salire si fa sempre più stretta ma rimane comunque ben asfaltata. In dodici tornanti si arriva al punto panoramico che ha reso più celebre il colle con la vista dei due laghi uno dietro l'altro e la biscia di strada che li lambisce, ma soprattutto con sempre meravigliosa corona alpina. Ancora una manciata di metri e si arriva all'effettivo colle, il punto più alto. Ciò che forse vi sorprenderà è che a questo punto, guardando proprio in direzione della Valsavarenche il dipinto naturale vi regala altri due laghetti, detti semplicemente i laghi del Nivolet. La strada ridiscende e vi porta a costeggiarli nei pressi del Rifugio Savoia che possiamo considerare il vero punto di arrivo. Di qui in avanti, infatti, la lingua asfaltata prosegue in un rettilineo che taglia la valle incantata. Lo fa però per appena un chilometro: una sbarra è posta all'inizio della strada sterrata lasciandoci quella sensazione di opera incompiuta ma anche di inviolabilità di un territorio così delicato. Sembra dirci: "siete già andati oltre". Cosa vedere Il Colle del Nivolet non è solo uno dei luoghi più belli delle nostre Alpi (e quindi, concedeteci, del mondo), è uno spettacolo unico per chi ama osservare la natura: camosci, stambecchi, marmotte ma anche rettili e anfibi e soprattutto una gran varietà di volatili per la gioia di ogni ornitologo. Vi consigliamo perciò di parcheggiare la moto, fare due passi e magari portare con voi un bel binocolo. E se anziché la fauna vi piace rimirare la volta stellata sappiate che è anche uno dei luoghi più bui d'Italia perché le montagne schermano l'inquinamento luminoso della pianura. Ecco perché a frequentarlo ci sono anche molti astrofili. Recentemente abbiamo ambientato un nostro test sul Colle del Nivolet, un luogo magico non solo per noi motociclisti chiaramente e neppure soltanto per tutti gli amanti della montagna. Ma un luogo tanto stupendo quanto fragile. Ve lo vogliamo raccontare con questo articolo dedicato ai nostri abbonati che potranno anche scaricare la traccia GPX e seguire i nostri consigli. Si tratta di un luogo che va visitato almeno una volta nella vita, ma che non è adatto a chi - moto o non moto - non sa cosa siano il rispetto della natura e degli altri. Se non riesci a vedere questo contenuto esclusivo niente paura: è sufficiente attivare l'abbonamento a Moto.it al costo di 1 euro al mese, o 10 euro l'anno! Oltre a liberarti dai banner pubblicitari, potrai godere di contenuti sempre più esclusivi, proprio come questo. Si ringrazia Marco Musetti per la collaborazione fotografica.