Storie di concessionari: Harley-Davidson Catania

Storie di concessionari: Harley-Davidson Catania
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Il tono basso e pacato della voce di Gaetano Prudente - titolare della concessionaria Harley-Davidson di Catania - sembra il minimo dei V-Twin di Milwaukee
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
29 novembre 2013


Gaetano è uno che quando si parla di birra, sa quello che dice. Uno che la birra l’ha vista scorrere a fiumi nelle bottiglie, nelle vene e nelle gran manate di gas pieno che usava per affrontare il terribile curvone di Pergusa, dove il coraggio di tenere tutto aperto in quinta con un muro di cemento come air-fence e le radici degli alberi che ingobbiscono l’asfalto è il gesto che distingue chi va a manetta da chi vive ai comuni ritmi umani. Così questo signore un giorno ha dato retta alla passione e ha deciso che era il momento di schierarsi sulla linea di partenza di un'altra sfida: abbandonare la fabbrica di birra dove era responsabile dell’ufficio acquisti e fare il concessionario moto, ma quello bravo; quello che ancora prima di partire con i budget annuali ha una storia alle spalle fatta di gare, cordoli, motori a due cilindri, rispetto per il pericolo e per gli avversari.

Adesso è di fronte a me nel suo ufficio di titolare della concessionaria Harley-Davidson di Catania; in sottofondo, se volete saperlo, c’è una bella canzone che piace a tanti: “po-ta-to, po-ta-to”. Si sente forte anche se lo stereo è spento. Il tono basso e pacato della voce di Gaetano Prudente sembra il minimo dei V-Twin di Milwaukee, mentre il suo sorriso non riesce a nascondere una serena e gentilissima riservatezza, il suo trovarsi probabilmente più a proprio agio tra le moto e i clienti che dall’altra parte di una scrivania.

Parlare di sé non è facile, specie per gli uomini concreti. In genere chi ha fatto molto non ama raccontare il proprio passato, forse per timore di non essere creduto, forse perché chi ha avuto successo comprende che avrebbe potuto fare ancora di più; inoltre credo che Gaetano sia talmente appagato dalle soddisfazioni di circa 20 anni di gare che ogni altra gratificazione extra derivata dal vantarsene con gli altri lo lasci perfettamente indifferente.

Allora lasciamo che a parlare siano i fatti: negli anni ’60 il nostro soffre di una fastidiosa asimmetria: passione per le moto alle stelle, età sotto i minimi ammessi: problema risolto falsificando i documenti per partecipare alle prime competizioni in fuoristrada con un Puch 175 che abbandona presto per esordire nella velocità in sella ad un Guzzi V7 telaio rosso: è il 1971, Pergusa per tutti i siciliani non è né un lago né un paesino ma il tempio della velocità dove sembra che accadano cose dell’altro mondo. E’ vero: l’altro mondo è quello delle gare vere, delle agguerrite moto da competizione che fanno sul serio e che spesso vengono direttamente dai reparti corse del Nord. L’esordio di Gaetano è un sorprendente e inaspettato sesto posto ma lui non è tipo da sedersi sugli allori, trova una moto più competitiva e inizia a migliorare fino a gustarsi oltre che le vittorie in campo nazionale anche qualche soddisfazione in ambito internazionale per concludere la carriera di pilota nel 1990 vincendo con una moto acquistata pochi giorni prima e rodata in gara; ma il suo giro di pista più bello secondo me è un altro.

Per raccontarlo vado indietro nel tempo; circa dieci anni fa trovai con grandissima sorpresa una bellissima Ducati 888 da competizione parcheggiata in un angolo di un’officina dove ero capitato per caso; sulle carene uno sponsor bianco /rosso e sul cupolino il nome di Dani Amatriain (ex pilota del mondiale SBK ed ex manager di Lorenzo).

Vedere in quell’angolo buio una raffinata moto ufficiale ancora carica di odori e vibrazioni come se avesse smesso di gareggiare solo da qualche ora fu come tornare adolescenti, entrare a casa e invece della mamma – per carità, tutto il nostro rispetto- trovare una debordante pin-up. Interrogai il personale della rimessa ma non seppi nulla, anzi non capivano nemmeno perché tutte quelle domande, in fondo per loro era solo una moto da competizione capitata lì chissà perchè. Mi riempii gli occhi con tutto quel ben di Dio finchè potei, poi andai via e rimossi l’evento rubricandolo come inspiegabile, una specie di apparizione mistica. Una moto ufficiale? In provincia di Catania? Mah…

La spiegazione mi è arrivata solo oggi - la musica in sottofondo adesso è il famosissimo hit “Wabrooo-Wabrooo” suonato ad un volume pazzesco, strano: lo stereo è ancora spento-. Gaetano mi racconta che dopo avere smesso di gareggiare mantiene i contatti con l’ambiente delle corse e riesce a far comprare ad un suo amico pilota di belle speranze una moto veramente competitiva per ben figurare nel campionato superbike nazionale; il prezzo è alto ma commisurato alle prestazioni della motocicletta: una 888, appunto, ex- Dani Amatriain. La moto arriva e l’occasione per provarla è direttamente quella delle qualifiche, a Pergusa, per la gara. Il pilota sale in sella, immagino determinato, e inizia a girare ma inaspettatamente i tempi sul giro sono peggiori di quelli che spunta abitualmente con la sua economica moto “kit”. A fine turno si ferma ai box e scuote la testa: “questa moto non va!”, tuona all’indirizzo di uno stupefatto Gaetano che teme di aver fatto comprare un salato catorcio al suo amico e decide, anche se sono passati diversi anni dall’ultima volta che è sceso in pista, di provarla lui stesso prima di incazzarsi sul serio; indossa la tuta e senza stare troppo a sottilizzare entra in pista, divertendosi come un bambino felice e facendo registrare tempi eccezionali. La 888 era un vero e velocissimo mezzo da competizione che valeva più di quanto l’avevano pagata ma certe moto, evidentemente, non sono per tutti.

Non ho chiesto l’epilogo della storia, mi piace però pensare che il pilota abbia serenamente capito di non essere tagliato per le competizioni, abbia abbandonato le gare e parcheggiato la moto in quella officina buia dove io la trovai diversi anni dopo, nascosta come un 5 in pagella.


Gaetano si dedica dal 1991 alla concessionaria
che va bene ma non sfonda, incentrata su marchi europei; ma nel 1992 Carlo Talamo (all’epoca importatore Harley-Davidson per l’Italia) prima lo incoraggia ad affiliarsi alla filiale palermitana e successivamente, dati gli ottimi risultati, riesce a fargli ottenere il pieno status di concessionario ufficiale Harley-Davidson diventando nel tempo un punto di riferimento per la clientela isolana dei bicilindrici americani.

La nostra chiacchierata è spesso –piacevolmente- interrotta da Harleysti e appassionati, tutti generalmente over 40, che reclamano le attenzioni del titolare e la sua genuina disponibilità, affezionandosi fino al punto che molti di loro non cambiano mai la propria Harley, semmai ne aggiungono un’altra in garage; siamo nella provincia Etnea ma sento un miscuglio di dialetti, segno che i clienti di Harley-Davidson Catania provengono da tutta la Sicilia.


Lascio un felice Gaetano in pasto ai suoi amici, e mi lascio andare a caso saltando da una moto all’altra dell’esposizione, gironzolando per la club house oppure curiosando in polverosi angoli d’officina dove alcune bellezze aspettano di essere restaurate: questa concessionaria è il paese dei balocchi e vale almeno una visita. Una sfilata di Harley d’epoca riempie il cuore e la passione emerge prepotente nelle icone del motociclismo mondiale presenti nella magnifica collezione di motociclette (special, storiche e meno storiche) che restituiscono anche da ferme emozioni potenti.

Mi fermo a guardare le foto appese, guarda un po’: c’è Gaetano con Lawson. Guarda questa moto, invece. C’è scritto Carlo Talamo sul cupolino, era sua; è arrivata a Catania e mi convinco che non stona affatto esposta tra un trike Harley degli anni ’40 recuperato dal Sud America e un sidecar verde oliva nato a Milwaukee negli anni ’30, in compagnia di decine di moto stupende per le quali viene quasi da dire “è troppo”, come avere un “Ciao” da cinquanta cavalli.


Gaetano, in camicia bianca e occhiali che adesso somigliano a quelli del Paso, è ancora indaffarato a ridere con gli Harleysti, mentre io sudo come il carter di quello Scrambler 450 che ha la pezza sotto il motore; sudo e non è che faccia caldo. Sudo perché entrare qui e capire Gaetano Prudente, le sue evoluzioni, il suo amore per le moto, il suo sapere coniugare la passione per l’Harley con lo spirito delle competizioni, mi fa avvertire la stupidità dei preconcetti motociclistici di chi pensa che certe moto non le guiderebbe mai. Invece bastava guardarmi un po’ attorno, vedere queste facce felici, queste braccia tatuate e specchiarmi negli occhiali di Gaetano per capire che la passione per le motociclette è una sola, ed è libera. Mi ci vuole una birra per festeggiare: alla tua Gaetano, e grazie.