Serata BER, a Modena, per presentare il mio libro

Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Con Bombarda, Cadalora, Lusuardi. Il mio libro, “Valentino Rossi: l’importante è divertirsi” ha fatto da miccia per infiammare una bella serata di racconti del passato e analisi del presente. Modena è Modena, ricordando anche Francesco e Walter Villa
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
5 maggio 2023

Torno sempre con grande piacere a Modena, dove ho tanti amici. Come Luca Cadalora, certo; ma anche come i Bombarda (padre e figli) e tanti altri ex piloti più datati, come Claudio Lusuardi che con Dante Ascari, Franco Cottafavi e Walter Villa diede vita alla prima associazione italiana dei piloti negli anni Settanta, l’APIM.

Con Luca mi sono sempre trovato in sintonia: lui è un grande osservatore e ci siamo fatti spesso un mucchio di risate su persone e fatti. Premetto che noi due pensiamo di saper riconoscere il valore dei piloti, quello dei grandi campioni in particolare, ma prendere in giro se stessi e il prossimo diverte noi e pensiamo che sia utile anche a loro. “Per restare con i piedi per terra - precisa Cadalora - perché la tentazione di tirarsela, quando si vince, è grande...”.

Una serata per presentare il mio libro su Valentino Rossi, che è per metà satira e per metà racconto storico. Ma spazio a tanti altri temi, anche attuali. Come le gomme, con Pedrosa impressionato nel partire in gara con la gomma anterore un po’ sgonfia: come quello delle scorrettezze e delle sanzioni dopo l’assurdità della penalità inflitta a Bagnaia a Jerez.

Luca, c’erano cattiverie tra i piloti, ai tempi tuoi?

Poche cose, niente di veramente serio. Ma forse bisognerebbe fare come allora, lasciar fare ai piloti, che si regolino tra loro. L’aggressività è cresciuta? Credo sia così, ma allora ci vorrebbero regole scritte fino ai dettagli, prevedendo ogni situazione di gara. Ed è molto difficile.

Com’era Valentino da ragazzino e come è diventato? Claudio Lusuardi fu il suo primo manager in Sport Production. Raccomandato da Virginio Ferrari, Vale ottenne una Cagiva 125, Castiglioni nicchiava perché i piloti ufficiali c’erano già, ma con i ricambi si fece questa moto.

Il giovanissimo Rossi, quando lo conobbi, capiva poco di tecnica e non pareva nemmeno tanto interessato. Ma forse era emozionato e la presenza del babbo lo agitava: nel nostro primo test a Misano fece tre cadute di seguito senza completare un giro, allora dissi a Graziano di andare in spiaggia a Misano. Ma vidi subito che aveva un talento speciale, andava fortissimo, il più veloce. Se uno dei miei piloti si lamentava della moto la passavo a Valentino e lui faceva il record.

Cadalora è stato per tre stagioni il coach di Valentino alla fine della carriera.

Curioso e preparatissimo - lo definisce Luca - e ancora da podio in tutte le gare, ma la crisi tecnica di Yamaha e soprattutto le gomme, troppo diverse dalla Bridgestone e dal suo modo di guidare, lo hanno penalizzato più di altri.

Da bordo pista, racconta il tre volte campione del mondo, Marc Marquez guidava come nessun altro. Ma ora lo spagnolo deve cambiare l’approccio e forse anche la moto, un passaggio su una moto diversa gli farebbe bene anche perché la Honda è un disastro, senza di lui ha perso la strada.

E a proposito di Honda: dopo il ‘79 e il disastro della NR quattro tempi a pistoni ovali, il costruttore nippo seppe reagire alla grande, tempo tre anni e portava in pista una due tempi vincente, dico io. Ma adesso è diverso, commenta Cadalora, e forse hanno altri obiettivi...

Maurizio Bombarda, che ci ha ospitato alla Ber Racing, era un buon pilota di cross, ha corso per tanti anni e ne porta i segni: spalle, ginocchia, schiena… Schwantz e Doohan (oltre a Luca) sono stati per lui i piloti più amati e rispettati, portavano i suoi caschi ed erano spesso ospiti a casa sua. Mi dice che fino agli anni Novanta i caschi Replica con le grafiche dei piloti GP costituivano il novanta per cento delle vendite, ora solo il 5%: tutto è cambiato, ora comandano soprattutto i colori.

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