Risolvere la questione dei dazi sulle moto: lo chiedono i costruttori europei

Risolvere la questione dei dazi sulle moto: lo chiedono i costruttori europei
Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
La possibilità di porre fine ai dazi ritorsivi fra USA e Unione Europea, che riguardano anche le moto, si avvicina alla scadenza limite di dicembre
  • Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
29 settembre 2021

Le moto statunitensi superiori ai 500 cc che arrivano in Europa sono penalizzate da dazi del 25% (erano del 10% fino al 2018) una penalizzazione nei prezzi finali che in questo periodo è stato assorbito quasi per intero dai costruttori USA.

Un'aliquota aggiuntiva del 25% (i dazi complessivi sarebbero così saliti al 56%) sarebbe dovuta entrare in vigore il primo giungo scorso, ma è stata sospesa per sei mesi dall'Unione. Nel frattempo si auspicava che le due controparti, sui lati opposti dell'Atlantico, avrebbero trovato un'intesa definitiva.

Intesa che finora non c'è stata e poiché in mancanza di questa il problema del raddoppio dei dazi si ripresenterà il primo dicembre prossimo, varie associazioni industriali hanno sollevato il problema.

Con un comunica congiunto, ACEM (l'associazione europea dei costruttori del settore motociclistico) e numerose altre che raggruppano fabbricanti di macchine utensili e agricole, industrie nautiche, chimiche e alimentari hanno chiesto di risolvere per tempo le divergenze e di creare un nuovo partenariato transatlantico.

Davvero importanti sono le relazioni per i settori coinvolti, per l'economia tutta e l'occupazione europea. E' stata naturalmente accolta con favore la decisione di sospendere per sei mesi i dazi aggiuntivi, ma ora – scrivono le associazioni – si tratta di raggiungere la soluzione e di rimuovere tutte le tariffe punitive entro la fine del mese di novembre.

La rimozione di tutte le rimanenti tariffe di riequilibrio – continuano - e l'impegno a non imporre nuove tariffe darebbero un gradito impulso ai relativi settori, molti dei quali sono stati duramente colpiti dalla pandemia e dal rallentamento dell'economia.

Infatti molti settori si basano su flussi commerciali aperti con gli Stati Uniti come parte dei loro processi di produzione nella UE.
Per altri, i beni statunitensi interessati sono una parte essenziale e integrante dei loro portafogli, consentendo di investire nella produzione e creare posti di lavoro. Le associazioni chiedono al presidente Von der Leyen, al vicepresidente Dombrovskis e ai leader dell'UE di intensificare i loro sforzi verso una risoluzione rapida e completa della controversia.

Garantire la rimozione permanente delle tariffe sui settori non collegati alla questione dell'acciaio e dell'alluminio dovrebbe consentire di stabilire un'agenda commerciale transatlantica positiva e di concentrarsi su altre aree di interesse comune.

L'inizio della storia

Ricordiamo che l'origine di tutto risale al 2017, quando il dipartimento del commercio degli USA avviò un'indagine sull'impatto dell'importazione di alluminio e acciaio che sfociò nell'imposizione di un dazio del 25% sull'acciaio importato da tutti i produttori esteri e del 10% sull'alluminio.

In risposta i funzionari dell'UE introdussero il 20 giugno del 2018 delle misure di controbilanciamento sui prodotti statunitensi.
La Commissione Europea introdusse una clausola secondo la quale una seconda tranche di misure di riequilibrio si sarebbe applicata, a partire dal primo giugno 2021, in assenza di una soluzione soddisfacente prima di allora.

Il 15 giugno scorso, dopo la sospensione attuata dalla UE, i leader dell'Unione e degli Stati Uniti concordarono di avviare discussioni per consentire la risoluzione delle differenze esistenti sulle misure relative all'acciaio e all'alluminio entro la fine dell'anno.
Da allora, entrambe le parti hanno espresso la volontà di trovare una soluzione entro la fine di novembre.

fonte ACEM