Record di velocità su strada in Nuova Zelanda: 365 km/h su Kawasaki H2R
- di Antonio Privitera
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- di Antonio Privitera
Eumuli di Burt Munro lanciati a velocità folli su mezzi potentissimi: è questo il succo degli eventi organizzati dalla Landspeed New Zealand Association per gli amanti della velocità. Il 6 marzo si è aperta a Reporoa, sulla Goudies Road, la sfida verso i record e la Kawasaki di Scott Wilkins ha raggiunto la velocità di punta di 364,5 km/h e una media su due passaggi in entrambi i sensi di 358,4. Il tutto su una strada asfaltata dalla larghezza di 7 (quantomeno questo è quello dichiarato ma a quelle velocità sembrano molti meno...) in mezzo alla campagna neozelandese. Scott Wilkins ha così ottenuto il record neozelandese di velocità su strada.
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La moto scelta per ottenere il primato è stata una Kawasaki H2R, elaborata nel motore dotato di compressore centrifugo fino a superare i 303 cavalli alla ruota (partendo dai 267 iniziali). Potrebbe sembrare un compito facile, quello di tenere aperto il gas fino al raggiungimento dei 365 km/h, ma a quelle velocità servono nervi saldissimi e capacità di controllo non indifferenti per tenere dentro una carreggiata di circa 7 metri la motocicletta.
La Goudies Road, infatti, è uno degli scenari preferiti in Nuova Zelanda per imprese come queste, almeno dal 1996. Lunga 7 chilometri, è stata censita e riconosciuta dalla FIA e presenta un tratto centrale di 2,7 chilometri assolutamente pianeggiante, con un inclinazioni totali inferiori allo 0,10%, quando le regole FIA richiedono di stare entro l'1%.
Nel video qui in basso (dal canale YouTube di Scott Wilkins) possiamo dare uno sguardo su uno dei tentativi di record e capire quanto può essere stretta una strada quando la velocità inizia con il 3. In realtà la Kawasaki H2R era già stata protagonista di un record simile, quando Kenan Sofuoglu, pluricampione del mondiale Supersport, nel 2016 superò la barriera dei 400 km/h ma quella volta lo scenario del primato fu in Turchia, sul decisamente ampio ponte sulla baia di Izmit, nel Mar di Marmara.
Foto: Facebook
