Protezione, concetto globale

Protezione, concetto globale
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Da motociclisti viene spontaneo associare al concetto di protezione immagini di caschi integrali e tute in pelle. Ma aprendo gli orizzonti escono similitudini del tutto imprevedibili. Storia di un parallelo fra il motociclismo e i prodotti assicurativi e finanziari
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26 luglio 2019

Se avete dato un’occhiata al sommario di questo articolo vi starete chiedendo se siamo impazziti. Del tutto a posto forse non siamo, d’altra parte però vi assicuriamo che il parallelo sopra citato ci è sorto quasi spontaneo quando, parlando con Alessandro Marchesi, responsabile sviluppo commerciale Area Crediti & Protezione di Banca Mediolanum, fra una considerazione e un’altra abbiamo iniziato a trovare punti di contatto fra i due mondi.

Stiamo naturalmente parlando di filosofia, non certo di reali convergenze fra due realtà che trovano la loro sintesi nel solo momento in cui il risparmio o il credito ci consentono di comprare una moto o un accessorio. Ciò non toglie che però, forse perché l’evoluzione della realtà in cui viviamo è un grande parificatore che porta il progresso tecnologico ad uniformare un po’ tutti gli ambiti, le evoluzioni di realtà sulla carta distantissime possono avere senza dubbio punti di contatto.

L’evoluzione della specie

Diciamo spesso che negli ultimi vent’anni le moto sono cambiate in maniera incredibile, offrendo un’evoluzione che le ha rese più performanti ma anche più sicure. Vale per le moto stradali così come per quelle da corsa: non è un caso se le MotoGP attuali ritocchino i record anno dopo anno, ma allo stesso tempo che l’incidentalità sia calata in maniera impressionante. Basta vedere in che condizioni fisiche - e a che età - si sono ritirati i piloti della scorsa generazione, e come invece quelli attuali siano capaci di carriere dalla lunghezza impensabile fino solo ad inizio millennio.

Merito di tanti fattori, tecnici e tecnologici, e indiscutibilmente anche dell’avvento dell’elettronica, che ha saputo diventare sintesi di prestazione e sicurezza. Ma è sicuramente da qualche decennio, ben prima dell’arrivo di centraline sempre più pregiate, che le due esigenze - prestazionalità e sicurezza, appunto - naturalmente discordanti, si sono progressivamente avvicinate anche solo per l’aumento dell’affidabilità generale. Tanto da far parlare gli appassionati meno giovani, con un certo umorismo nostalgico, di “quando le moto erano pericolose e il sesso era sicuro“.

Ora, se vogliamo, troviamo già qui un primo parallelo fra i due mondi. L’analisi sempre più sofisticata dei comportamenti dei mercati, possibile per l’aumento della potenza di calcolo dei sistemi informatici, ha reso possibile una miglior comprensione delle loro dinamiche, permettendo così di definire modelli di comportamento sempre più raffinati, efficienti e sicuri.

Allo stesso tempo, l’informatizzazione e la velocizzazione delle reti di comunicazione ha permesso ai broker di essere sempre più veloci e performanti, aumentando anche la sicurezza perché la rapidità nel porre in atto una decisione, evidentemente, può fruttare un maggior guadagno ma anche limitare i danni.

Intelligenza artificiale

Non solo: tutta la conoscenza e l’esperienza di cui sopra ha reso possibile la creazione di prodotti estremamente dinamici e performanti, con “centraline” che - esattamente come avviene con un controllo di trazione o un ABS cornering - eliminano il fattore emotivo nel comando che si impone. Da parte dell’investitore così come da quella del pilota, il cui istinto a volte lo porterebbe, nelle situazioni al limite, quando la moto è fuori assetto, a compiere azioni che peggiorano la situazione invece di migliorarla.

Proviamo a spiegarci: sulla carta, tutti sappiamo come in moto, nella guida sportiva, a fronte di una perdita d’aderenza del posteriore non si debba mai chiudere il gas (innescando un brusco recupero del grip che spesso si traduce in un catastrofico high-side, ovvero il lancio di moto e pilota verso l’esterno…) ma si debba invece parzializzare l’acceleratore. Il difficile è capire come e quanto farlo. E’ qui che l’elettronica viene in aiuto al pilota, che oggi può tenere il gas aperto - naturalmente entro certi limiti, oltre cui nemmeno l’elettronica può impedire una decisione scellerata - e lasciare che sia il sistema a stabilire quanto parzializzare.

Il fattore umano

 Vi starete chiedendo cosa diavolo c’entri tutto questo con un prodotto finanziario. Portate pazienza che ci arriviamo. Così come le moto, se si va indietro negli anni, avevano grossomodo uno schema tecnico identificabile con quello di oggi ma erano molto, molto più semplici, anche gli strumenti di investimento, tempo fa, si rivolgevano grossomodo agli stessi mercati - azionario oppure obbligazionario - ma erano, a dire poco, rudimentali rispetto ai prodotti attuali. Si sceglieva un pacchetto d’azioni, o di obbligazioni, e quello era. Per cambiare era necessario disinvestire e reinvestire, perdendo tempo (durante il quale magari le condizioni che ci avevano spinto a cambiare erano a loro volta mutate se non addirittura venute meno) e facendo fatica.

Oggi esistono strumenti flessibili e molto più performanti, capaci di allocare dinamicamente, e con meccanismi automatici, le risorse che destiniamo al nostro portafoglio investimenti. Da una cassaforte comune, il sistema investe o disinveste secondo algoritmi logici predefiniti (ma i cui parametri vengono costantemente ritoccati da persone esperte e professionali) che evitano quelle decisioni d’impulso, tipicamente foriere di risultati disastrosi.

E poi, per ogni evenienza, ci sono sistemi che impediscono scelte troppo rischiose sull’equilibrio globale dell’investimento. Come nel caso delle moto, come dicevamo prima, l’elettronica - o meglio, in questo caso, l’infrastruttura informatica - ha reso allo stesso tempo più performanti e più sicuri anche gli strumenti d’investimento ben congegnati.

Di solito la conoscenza di strumenti e sistemi di investimento, però, non è connaturata ai singoli investitori: per questo motivo ci sono professionisti e specialisti di settore che possono affiancare il cliente e consigliarlo sulla strategia e sugli strumenti da utilizzare per fare scelte consapevoli e secondo i suoi bisogni, supportandolo a 360° anche nelle decisioni previdenziali, assicurative e bancarie. Questi professionisti sono come quei piloti capaci di fare la differenza, conoscendo le tecniche per controllare il mezzo nelle strade cittadine così come in quelle più sconnesse o impegnative e i meccanici più qualificati per dotare la moto di tutti gli strumenti necessari a garantire prestazioni e sicurezza.

Sicurezza attiva e sicurezza passiva

Tutta la tecnologia di cui abbiamo parlato, quindi, non può né potrà mai proteggere in toto il motociclista, a meno di non voler penalizzare in maniera importante la dinamica del mezzo. Togliere, insomma, il gusto della guida. Ed ecco perché, anche in sella alla moto più sicura del mondo, è fondamentale proteggersi con abbigliamento e protezioni adeguate. Dove finisce la sicurezza attiva, è necessario - o quantomeno auspicabile, vedete voi - che ci sia la sicurezza passiva come rete di protezione.

L’imprevisto è sempre in agguato, l’errore del pilota, di un altro utente della strada o semplicemente l’imponderabile, sotto forma di un ostacolo dietro la curva, su strada come nell’offroad o in circuito, dove le curve sono sempre le stesse un giro dopo l’altro, ma fra un passaggio e il successivo può succedere qualunque cosa.

Qui probabilmente avete già capito dove si va a parare, perché siamo sicuri che sappiate, almeno in termini generali, cosa sono i prodotti assicurativi. Quei prodotti che tutelano voi, la vostra famiglia, la casa o quant’altro, mettendovi al riparo da imprevisti e facilitandovi in generale la vita: se vi siete mai trovati nella situazione di dover effettuare un esame d’urgenza disponendo di un’assicurazione sanitaria sapete di cosa stiamo parlando.

Il lato curioso della vicenda è che, come per il discorso precedente, anche in questo caso l’evoluzione ha reso il prodotto più adatto ai tempi. Confrontate una tuta di pelle o un casco degli anni sessanta con quelle di oggi e stenterete a riconoscere lo stesso oggetto. Con l’aumento della tecnologia e delle prestazioni dei mezzi, entrambi si sono adattati. I jet sono diventati integrali, cambiando posizione e ampiezza delle aperture per le visiere per seguire l’evoluzione degli stili di guida.

Allo stesso modo, tute e stivali hanno iniziato ad essere dotate di slider prima sulle ginocchia, poi sull’esterno del piede, poi sul polpaccio, ora sui gomiti, per venire incontro a prestazioni sempre più elevate in termini di angoli di inclinazione. E sono state dotate di protezioni in punti diversi, perché con l’evolversi delle moto sono mutate più volte anche le dinamiche tipiche delle cadute. L’esperienza ha fatto sì che venissero prodotti capi d’abbigliamento più al passo con i tempi.

Allo stesso modo, i prodotti assicurativi si sono evoluti, per venire incontro alle necessità di protezione delle persone. Sono sempre più frequenti soluzioni “normali” che offrono protezione dalle calamità naturali come il terremoto o gli eventi atmosferici - cosa quasi impensabile solo qualche anno fa - ma anche, più in generale, soluzioni modulabili e rimodulabili nel tempo per proteggere anche in scenari di forte incertezza sociale e lavorativa come quelli in cui viviamo.

Scelta consapevole

Cosa volevamo dimostrare, con questo articolo? In fondo nulla: come abbiamo premesso in apertura, si tratta solo di riflessioni un po’ filosofiche scaturite da una sessione di chiacchiere a ruota libera fra professionisti della moto e professionisti della finanza e della previdenza.

Però, però, però… sono chiacchiere che ci hanno portato a fare qualche riflessione sulle scelte di sicurezza che compiamo quando dobbiamo comprare una moto e l’abbigliamento. E come, spesso, non prestiamo altrettanta attenzione e logica - quella citata sopra, sia per il risparmio che per la protezione - quando pensiamo all’assicurazione in senso lato, spesso vittime di quell’ottimismo un po’ fatalistico molto italiano. Ci basterebbe, come succede quando parliamo di abbigliamento e protezione, sapere di aver scatenato qualche dubbio o riflessione in chi ci legge. Buona strada a tutti.

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