Nico Cereghini: “Una bella domenica tra amici motociclisti”

Nico Cereghini: “Una bella domenica tra amici motociclisti”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
I fenomeni col ginocchio a terra sono rari e mal visti. Quasi tutti noi abbiamo soltanto voglia di divertirci senza rischiare nulla e rispettandoci a vicenda | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
12 luglio 2011

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Ciao a tutti. Una domenica di fine luglio in cima a un passo di montagna. Giù in basso 35 gradi, lassù si sta benone. Nel salire, ecco il fenomeno: lanciato nel sorpasso suicida di tre auto, lui percorre non meno di cento metri contromano alla cieca, ben al di là della riga bianca; tornante a destra con il ginocchio quasi a terra, controcurva a sinistra, curva stretta a destra. Venisse giù un veicolo molto lento, riuscirebbe forse a rientrare senza danni -ed è quello che lui magari ha previsto, con una bella dose di ottimismo- ma, se scendesse un motociclista o un automobilista allegro come lui, tanti saluti e frontale assicurato. Gli dice bene e dice bene a chi scenderà venti secondi dopo; ma non è un bel cominciare, rifletto lì per lì, chissà oggi quante ne vedrò. E invece è tutto il contrario e il velocista resterà isolato.

 

Non è vero che i motociclisti guidano senza testa. La stragrande maggioranza ha ben chiari i limiti e le regole, si comporta bene, vive la moto come una piacevole evasione

Non è vero che i motociclisti guidano senza testa. La stragrande maggioranza ha ben chiari i limiti e le regole, si comporta bene, vive la moto come una piacevole evasione. Lo vedo: l’obiettivo dei tanti che salgono al passo è divertirsi senza rischiare, conoscere nuovi posti e nuovi amici; per chiacchierare di moto, di strade da battere, di nuovi passi da scoprire. Una bibita fresca, una fotografia, dieci minuti seduti all’ombra e una bella chiacchierata. “Ma l’hai visto quello che va su e giù con la tuta rossa e la moto così e così? Un gran coglione!” E poi via, salutandosi e senza neanche tirare le marce basse.

E non è vero nemmeno che certe moto ti spingono ad andar forte ed altre no. Sì, d’accordo, può capitare che il pilota della 1098 tenda ad aprire il gas più di quello che ha la Stelvio, ma non è detto, è un luogo comune, esattamente come quell’altro che dice che i motociclisti in gruppo sono più esagitati dei solitari. Dipende dalla motivazione, e lo ripeto: ciò che cercano 99 motociclisti su 100 è il divertimento senza rischi. E lo dice l’età media, non tanto dei motociclisti quanto delle moto che salgono al passo. Incontro giovanissimi e giovanotti con i capelli grigi, ma le moto sono mescolate in modo sorprendente. C’è il venticinquenne con la Honda CX molto più vecchia di lui, felice di provare le stesse emozioni che provò suo padre, e c’è il settantenne con la Kawasaki da 180 cavalli che non può rinunciare all’adrenalina, almeno in accelerazione e sui rettilinei di pianura quando non c’è nessuno.

E le moto anzianotte sono numerose quasi quanto quelle nuove: una K 100RS dell’85, una Guzzi 850 Le Mans, una Kawasaki Z1 900 ben precedente, una Laverda SF 750, una Ducati 900 Mike Hailwood Replica, anche un Falcone 500 Guzzi. Quasi tutte tirate a lucido che sembrano appena uscite dalla vetrina del concessionario. Poi tante, tantissime moto nuove o quasi nuove, e moltissime Ducati di tutti i tipi che fanno passione e ottimismo. Una bella giornata di sano motociclismo.

P.S. Ringrazio i tanti amici che ho incontrato alla Cisa. Disponibilità, passione, affetto che mi hanno scaldato il cuore. E grazie al sindaco di Berceto, Luigi Lucchi.

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