Le moto nei film: gli errori più clamorosi

Le moto nei film: gli errori più clamorosi
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Fisica impossibile? A quella ci passiamo sopra, ma che nervi le voci dei motori del tutto sbagliate. I peggiori… doppiaggi di Hollywood e dintorni delle nostre amate due ruote
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
19 dicembre 2018

È capitato a tutti noi, ammettiamolo. Al cinema, o davanti alla televisione. Film d’azione, il protagonista – o il cattivo, o entrambi – in moto, una bella accelerata, e… il rumore è completamente sbagliato. Bicilindriche che urlano acute come una Kawasaki Superbike, grosse enduro con ringhio da "due tempi", e chi più ne ha più ne metta. Se siamo in compagnia di qualche amico motociclista di solito ci si dà di gomito e si ride, diversamente si viene guardati come un nerd quando si inizia a ridacchiare borbottando “ma dai…”

Purtroppo è inutile: le moto verranno quasi sempre doppiate. Un po’ perché in molte scene registrarne la voce in presa diretta sarebbe praticamente impossibile (a meno forse di non utilizzare scarichi troppo antisociali per continuare le riprese…) e un po’ perché insomma, dai, bisogna vivacizzare un po’ le voci sempre più asfittiche delle moto utilizzate nelle scene d’azione.

Avrebbe forse fatto diversamente il compianto John Frankenheimer, che non tollerava la minima finzione nelle scene d’inseguimento in auto: ma al momento non ci risultano registi che abbiano la voglia di curare in maniera filologicamente corretta la voce delle moto utilizzate.

E quindi si finisce con rumori messi completamente a caso, con l’eccezione di qualche rarissimo esempio virtuoso – ci viene in mente il primo Matrix, dove si intravede una Speed Triple che parte con il tradizionale ringhio del tre cilindri, e soprattutto Matrix Reloaded, dove sono presenti una MV Agusta F4 e una Ducati 998 (della quale la Casa di Borgo Panigale fece un’edizione speciale, a dire la verità poco quotata) che… cantano con la loro voce.

Abbiamo pensato di citare i primi che ci sono venuti in mente – abbiamo volutamente tralasciato film come Torque o Biker Boyz, perché lì i problemi di verosimiglianza vanno, per usare un eufemismo, un po’ oltre il rumore allo scarico – ma se ne ricordate altri, fatevi sotto nei commenti!

Rambo (1982)

Il film che ha segnato l’ingresso definitivo di Sylvester Stallone fra i grandi del cinema dopo i primi due Rocky, oltre a creare una delle icone pop più amate, e allo stesso tempo contestate, di tutti gli anni 80.

Proprio nelle prime battute della pellicola, il vagabondo veterano del Vietnam John Rambo scappa dalla polizia rubando una Yamaha XT250, che soffre però evidentemente di disturbi della personalità e si crede una YZ, visto come parte, in impennata, ringhiando come una cross a due tempi…

Black Rain – Pioggia Sporca (1989)

Un classico, diretto da Ridley Scott, che pur con qualche ispirazione a realizzazioni precedenti ha dato vita al filone dei gialli/action incentrati sullo scontro fra la cultura statunitense e quella giapponese.

A parte l’Harley-Davidson di Michael Douglas, le altre moto sono praticamente tutte Suzuki – dalla GSX 1100F della sfida iniziale alle GSX-R e DR usate dagli Yakuza in Giappone. E i rumori sono quasi tutti azzeccati: fanno eccezione le RH monocilindriche a due tempi dell’assassino di Charlie/Andy Garcia e dell’inseguimento finale, che accelerano con un bell’urlo da quattro in linea

Fuori in 60 secondi (2000)

Remake di una oscura pellicola anni 70 dallo stesso titolo (l’originale è Gone in 60 seconds), il blockbuster con Nicolas Cage e Angelina Jolie è completamente incentrato sulle auto. Ma la Jolie, appassionata di moto come l’ex marito Brad Pitt, non si fa mancare una MV Agusta F4 nell’ingresso in scena del suo personaggio, Sway.

In questo caso, la voce del quadricilindrico italiano è stata ritenuta sufficientemente grintosa da non richiedere doppiaggio. Peccato che per rendere più drammatica l’entreé si sia voluto inserire il suono di una sgommata in frenata assolutamente impossibile, visto che il fondo è bagnato, e colpi di gas assolutamente messi a casaccio…

The Italian Job (2003)

Anche qui un remake, in questo caso del classico con Michael Caine, Raf Vallone e un insospettabile Benny Hill, la cui versione moderna mette in pista un cast impressionante: Mark Wahlberg, Charlize Theron, Jason Statham, Edward Norton, Seth Green, Mos Def e Donald Sutherland. Successo discreto, anche se manca il fascino dell’originale.

Manca purtroppo anche il rumore corretto della Ducati 748 sulla quale si presenta Seth Green nel ruolo del simpatico cialtrone: la bicilindrica supersport di Borgo Panigale esibisce un bell’urlo da quattro in linea. E finisce anche ingloriosamente sdraiata…

Mission: Impossible – Fallout (2018)

Diverse moto nelle scene parigine dell’ultimo installment della saga (siamo al sesto capitolo…) ispirata al telefilm di culto degli anni 60, che aveva già mostrato uno dei più improbabili inseguimenti motociclistici in Mission: Impossible 2 con le Triumph Daytona e Speed Triple, alle quali, tra l’altro, velocissimi meccanici avevano sostituito le gomme senza farsi vedere, sostituendo quelle stradali con le tassellate per lo scontro finale…

Stavolta assistiamo a uno scontro BMW contro Triumph, con la polizia che guida le immancabili R1200RT (con voce corretta) e i cattivi in sella alle Tiger 800. Tom Cruise e il compagno di fuga saltano in sella rispettivamente a una R NineT Scrambler e a una Triumph Speed Triple. Ma mentre la britannica schizza via al primo colpo, con un rumore verosimile (anche se forse non proprio il suo…), la bavarese stenta ad avviarsi, poi parte con la sua voce caratteristica per cadere però presto preda di uno sdoppiamento di personalità che la vede alternare il classico rumore del boxer con un altro, piuttosto simile a quello della tre cilindri di Hinckley. Sarà stato il parcheggiarle vicine…

Venom (2018)

Supereroe “discutibile” del mondo Marvel (anche se, certo, meno di Deadpool…), Venom non poteva esimersi da una scena di inseguimento urbano, girata dallo stuntman professionista Robbie Maddison, definito dai più l’erede spirituale di Evel Knievel.

La moto scelta in questo caso è la Ducati Scrambler 1100, che pur non avendo un rumore particolarmente sottotono, anche stavolta viene “doppiata” da un quattro cilindri in linea nelle accelerazioni. Ragazzi, su, avreste almeno potuto usare una V4

 

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