In viaggio con Camilla: Julierpass, Spluga e Maloja

In viaggio con Camilla: Julierpass, Spluga e Maloja
Camilla Colombo
Tre passi da amanti della bella guida per trovare refrigerio anche nelle estati più torride
11 agosto 2017

Il rombo della moto tra le vallate silenziose. Il verde fitto delle Alpi. E la fredda brezza tipica delle montagne oltre i mille metri. Devo ammettere che la Svizzera e i passi ad alta quota mi sono mancati e ritornaci in questo sabato di fine luglio è un vero piacere. Mentre la nostra Bmw aggredisce i tornanti a gomiti dello Spluga o corre veloce sul Julierpass, «un’autostrada con le curve», la definisce chi guida la quattro cilindri rossa, penso che quella fascia alpina a cavallo tra Italia e Svizzera sia realmente uno dei luoghi più divertenti da vivere sulle due ruote.

La fuga dal caldo cittadino inizia verso le nove del mattino, direzione Chiavenna. Già all’altezza di Briosco la Strada Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga è piuttosto traffica ma all’entrata di Lecco diventa un vero e proprio ingorgo. Il traffico rimane parecchio sostenuto fino a Chiavenna e, forse proprio per l’andatura più lenta, riesco a godermi il paesaggio da Verceia a Novate Mezzola dove i miei nonni avevano una casa quando ero piccola e dove ho trascorso molte vacanze estive. La cittadina famosa per i suoi crotti, naturali e gastronomici, ci accoglie per una pausa caffè e poi via, finalmente liberi dalle tante vetture presenti in strada, alla conquista del passo Spluga. Campodolcino e Medesimo, note località turistiche invernali, oggi sono tranquilli luoghi di villeggiatura per famiglie e gli ultimi avamposti prima della salita, ripida, stretta e tortuosa, verso il lago di Montespluga. Alto 2.117 metri, il passo Spluga nell’antichità era considerato un’importante via di comunicazione mentre oggi è soprattutto una meta ambitissima da motociclisti e atletici ciclisti.

La discesa verso Splugen, rinomata stazione sciistica svizzera, è l’opposto della salita da Madesimo. I tornanti ricordano una gincana per bob la cui vista dall’alto lascia quasi senza fiato. L’asfalto, come sempre oltralpe, è in ottime condizioni e permette di divertirsi frenando appena prima della curva e piegando quasi al limite per una sport adventure che porta due passeggeri. Da Splugen a Thusis sono poco più di 25 chilometri che consiglio di fare sulla strada normale anche se certi tratti di percorso ricordano più mulattiere che manti stradali. Il Reno Posteriore ci accompagna tranquillo mentre tutto intorno è un fiorire di montagne, prati verdi e pascoli di mucche e cavalli. Il Weißwurst alla griglia in un ristorante su un tornante appena prima di Andeer non è male, anche se i prezzi sono piuttosto spropositati come spesso accade in Svizzera. (Portatevi dei contanti perché non accettano il bancomat!) Un posto che merita certamente una sosta, e che si trova poco dopo Andeer, è la Gola di Viamala, dal nome della vecchia mulattiera che attraversava i canyon di roccia tra Zillis-Reischen e Thusis. Il colpo d’occhio a 300 metri d’altezza regala un leggero senso di vertigine stemperato solo dalla tante persone presenti.

La Gola di Viamala
La Gola di Viamala

I 47 chilometri che da Thusis portano alla cima del Julierpass, 2284 metri d’altitudine, sono da affrontare con voracità ed entusiasmo. Il motto dovrebbe essere: «Non fermarsi mai». Il manto stradale è ottimo e attraversa il Parco Ela, la più grande area regionale della Svizzera, arricchita dal fiume Albula e dal torrente Giulia. Si ha la percezione di trovarsi in un luogo dalla natura profondamente incontaminata, dove la presenza dell’uomo si mescola bene con la tutela del paesaggio e dove la biodiversità si estende per più di 500 chilometri quadrati. La cima del Julierpass, con il delizioso laghetto color turchese, restituisce un senso di pace e benessere prima di scendere giù nella valle dell’Engadina dove il bacino lacustre del Silvanaplana See è affollato di ragazzi che praticano il kitesurf. Anche i 43 chilometri che separano Silvaplana da Chiavenna vanno gustati senza limiti. L’asfalto lo permette, la larghezza della strada pure e il piacere di danzare tra rettilinei e tornanti domina incontrastato. Per chi non deve guidare l’imperativo è solo uno: ammirare senza sosta tutta la bellezza dei laghi, dei fiumi, delle montagne prima di tornare verso casa.

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