Feria 2 Ruedas: l'edizione 2018

Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
La (nostra) terza edizione del Salone di Medellin. Viaggio alla scoperta della fiera e della realtà colombiana
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
12 giugno 2018

Nonostante i doppi vetri, il rumore che sale dalla Calle 70 è insopportabile. Sono le 4:00 di un sabato mattina e sto scrivendo questo pezzo dalla mia camera d'albergo in pieno centro a Medellin; non sono sicuro che lo terminerò qui, al decimo piano di questo palazzone bianco, ma ormai sono sveglio, e tra quattro ore arriverà il taxi che mi porterà in plaza Mayor alla Feria 2 Ruedas: giusto il tempo di scrivere qualcosa e prepararsi.

Dormire è impossibile. A partire dalle 22:00, in strada c'è il mondo della Rumba a convegno: decine di locali rumorosi dove si formano capannelli felici di gente ubriaca e a volte strafatta, sale da ballo straripanti di reggaeton e salsa dove il sanduche sfocia nelle sue estreme conseguenze, per non parlare dei ristoranti da cui stare alla larga se si vuole evitare la coltura in intestinis di masse putrescenti dotate di vita propria.

È così che alle 2:00, stufo di rigirarmi nel materasso con i timpani liquefatti, scendo giù deciso a fargliela pagare, l’hanno voluto loro: vestito come un disertore arrivo sul largo marciapiede ostaggio dei carrettini ambulanti di empanadas, la strada è un nastro giallo di taxi in coda ordinata; si fa fatica a comunicare, perché la musica e il vocìo rendono velleitario ogni tentativo di restare sotto i 70 decibel, ragione per cui mi incammino con le mani in tasca in cerca di qualcuno con cui protestare per il sonno perso: qualcuno non troppo grosso, per la verità. Una certa somiglianza genotipica mi aiuta a passare inosservato, ma devo cercare di lasciar stare lo smartphone perché in mezzo ad una bolgia dove tutti badano soltanto a prendere una boccata di gioia sarei l’unico fesso a capo chino.

Un "Party bus" in giro per Medellìn
Un "Party bus" in giro per Medellìn

Anche di notte a Medellin non ci sono meno di 20 gradi e potete pensare quello che volete, ma questo aiuta a insozzarsi di vita grezza e nel distillato di allegria di un Paese che ha vissuto in quarantena per decine di anni, e che vivendo un tangibile sviluppo vuole esprimere la propria felicità. Arrivo allo stadio, c’è meno illuminazione e faccio marcia indietro, puntando verso l’università per altri mille metri di autentico delirio godereccio durante i quali fendo senza problemi nuvole aromatiche emesse da gruppi di ragazze in attesa di salire sui party bus: ci penso su e risolvo che salire pure io sarebbe dichiarare guerra al buonsenso; arrivato un’altra volta sotto il mio albergo, la mia sconfitta appare in tutta la sua beffarda ironia: nutrivo la speranza di non dovermi pentire di questa passeggiata notturna di un paio di chilometri, ma adesso appare impossibile e ingiusto pensare di consumare una qualsiasi vendetta verso gente rea al massimo di un attentato alla noia. Tutto quello che ho consumato è stata un’empanada al pollo, unico vero rischio corso durante la notte, e un bicchiere di vino tinto; poi sono salito in stanza e ho acceso il pc.

Alle 4:30 la gente sparisce, la musica cessa e qualcuno spegne la luce; i locali chiudono, passano gli spazzini, sui marciapiedi restano come scogli dopo la risacca soltanto i poliziotti, precedentemente nascosti dall'onda schiumosa della gente in preda all'euforia; affiora qualche barbone steso per terra, le ramazze lo evitano con cura al pari degli autisti dei party bus che tornano a casa.

Alle 5:00 il chiasso ricomincia ma è il lavoro che riaccende una frenesia inesauribile tra le strette vie della città colombiana, tra le sue piazze alberate e senza turisti, sui saliscendi verso le colline dove non è ancora arrivata la buona notizia che con le FARC è tutto a posto e i loro figli non dovranno andare a combattere. I ragazzi vanno all’università, i taxi si diradano, ai semafori spuntano le piccole motociclette che portano la gente al lavoro. Le strade del centro di Medellin conoscono soltanto mezzora di pausa al giorno e dormire nel mio albergo resta solo un anelito soffocato dal rumore. Ecco spiegate le mie occhiaie nei video pubblicati su Facebook. Ora, la Feria 2 Ruedas.

Il salone di Medellin

È la terza volta consecutiva che veniamo qui al Salone più importante del Centro e Sud America, unico media europeo invitato a vedere da vicino la realtà di un mercato significativo per volumi e rappresentatività nel Latinoamerica. Secondo gli ultimi dati, in Colombia si è quasi raggiunta la quota di 8 milioni di mezzi a due ruote, il 57% dell’intero parco circolante. Questi numeri non direbbero tutto se non venissero completati da altri due: 95%, la percentuale di mezzi a due ruote assemblata in loco, e 86%, la percentuale di moto fino a 180 cc sull'immatricolato a due ruote totale. Questi indici raccontano un mercato dove la moto è vissuta dal popolo come mezzo economico per gli spostamenti quotidiani, ed è vista dal governo come un importante strumento per lo sviluppo economico e sociale del Paese: perché si punta molto sulla moto, in Colombia, non soltanto come mezzo di inclusione sociale, ma anche per uscire da un pantano fatto di obsoleti luoghi comuni, per guidare uno sviluppo dal basso che può avere successo soltanto ascoltando e tutelando gli strati della popolazione meno fortunati.

Una vista del Salone di Medellìn
Una vista del Salone di Medellìn

In questo contesto è entrata a gamba tesa una riforma tributaria che ha inasprito l’imposizione fiscale sia sul settore che sui redditi.
E ovviamente il mercato ha tirato i remi in barca, passando dagli oltre 600.000 pezzi del 2016 ai “soli” 500.000 del 2017, con una lieve tendenza al miglioramento durante questo 2018. C’è però un aspetto da sottolineare: le immatricolazioni di moto di cilindrata medio-alta hanno tenuto il punto, migliorando la loro quota di mercato (nel caso di BMW e Royal Enfield, per citare due Case che non hanno in catalogo modelli fino a 180 cc, è dello 0,2% per circa 1.000 motociclette immatricolate all’anno per ciascuno di questi marchi) e sostenendo la crescita del segmento tra i 250 e i 400 cc, che sembra avere grandi prospettive per futuro.

Il salone, quest’anno alla sua dodicesima edizione, ha visto il consueto bagno di folla, con 62.110 visitatori nei quattro giorni di apertura e una partecipazione di oltre 400 espositori provenienti da 30 Paesi diversi.

Possiamo osservare la Feria 2 Ruedas da punti di vista differenti: il primo, il più logico, è quello che si focalizza sui nuovi modelli presentati durante il salone: AKT, TVS, BMW, Harley-Davidson (attraverso HD Medellin, ma con uno stand molto ben fatto), Hero, Honda, Royal Enfield, Suzuki, Sym e il suo marchio Macbor, che propone piccole roadster-scrambler di stampo classico, e Yamaha, erano tutte presenti in forma ufficiale con le loro proposte di ogni cilindrata e in stand magari non grandissimi ma curati; ovviamente non ci sono vere e proprie novità per noi europei, tuttavia curiosando per gli stand e guidati dalla passione per le moto, qualsiasi moto, possiamo trovare qualche interessante chicca.

Assenti alla Feria 2 Ruedas alcuni brand importanti: Ducati in primis, ma anche Bajaj, nonostante sia in cima alle vendite con il modello Boxer CT100; non espongono neppure Kawasaki e KTM, che hanno lasciato spazio a Case orientali e arrembanti come per esempio CF MOTO, che propone interessanti bicilindriche parellele come la 400 NK da 41 cv, con ABS Continental ed Euro 4, o la crossover 650 NK con lo stesso motore, disegnate dallo studio Kiska e proposte intorno ai 5.000 euro! Un pensierino…

TVS 310RR
TVS 310RR

E che dire della TVS Apache 310 RR, una piccola sportiva che è stata subito eletta la più interessante novità del salone? Stesso motore della cugina BMW 310 R e un’estetica convincente.

Ma c’era anche l’Honda XRE300 Rally ispirata alla CRF 450 Rally, un’enduro monocilindrica bialbero ad iniezione e 29 cv della quale non ci dispiacerebbe l’importazione in Europa, e che divideva lo stand con la simpatica proposta Navi: un mezzo a ruote piccole, vano portaoggetti dove tradizionalmente dovremmo trovare il motore, e propulsore da 110 cc oscillante. Certo, per meno di 600 euro ogni commento è superfluo.

Lo stand Royal Enfield esponeva, tra le note monocilindriche Bullet e Continental GT, un’intrigante versione Enduro della Himalayan costruita in piccola serie dall’importatore colombiano: sella dritta, faro a led, un generale alleggerimento e scarico alto per una special veramente niente male. Ci chiediamo però perché non venga proposta anche in Italia la Rumbler 500, una cruiser mossa dal monocilindrico di 500 cc ad iniezione, di stampo meno classico rispetto alle Bullet e con look e dotazione più moderni.

Royal Enfield Rumbler
Royal Enfield Rumbler

Questo per dirvi, ma lo immaginate benissimo da soli, che grandi colpi di scena qui non se ne trovano, le novità esposte riflettono in massima parte le esigenze di un mercato che sta spostando solo gradualmente, di pari passo con l’aumento del reddito delle famiglie, il proprio baricentro verso proposte di cilindrata più elevata e taglio meno utilitario. Certo, c’è sempre quella minoranza in aumento che acquista le Harley, le BMW (la 1200 GS, top seller del marchio tedesco), le Suzuki V-Strom 650 e le Ducati: ma seppure solida e indifferente ai recenti shock dell’economia, è ancora una nicchia rispetto ai numeri enormi del mercato colombiano. Del tutto assenti proposte a propulsione elettrica che non siano biciclette a pedalata assistita.

La presenza italiana

C’è poi il punto di vista del business, alla Feria 2 Ruedas: chi volesse trovare uno sbocco sul mercato dell’America Latina deve necessariamente passare di qui, ricordando che le norme colombiane spingono le Case ad assemblare le moto in loco (e vige anche l’obbligo di utilizzare per circa il 30% componentistica made in Colombia). Per l’Italia erano presenti Brentafreni, con una rappresentanza diretta, Polini attraverso il loro distributore locale e Unibat attraverso Corbeta – sigla che unisce AKT, TVS e Royal Enfield – con la quale l’anno scorso ha stretto un decisivo accordo per la distribuzione dei propri accumulatori.

Tutte aziende che hanno percepito sia l’importanza di un mercato che premia il prodotto italiano, specie quanto è unito allo sforzo per sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda con la realtà locale, desiderosa di un approccio paziente e sul posto. Alla Feria 2 Ruedas convergono operatori del settore come importatori, commercianti, industriali e giornalisti, provenienti da un’area geografica che parte dal Messico e arriva fino all’Argentina; e durante i due giorni del salone riservati agli operatori muove ogni anno circa 20 milioni di dollari solo per accordi commerciali diretti, mentre altri 100 milioni di dollari passano di mano negli stand e negli altri spazi fieristici. Certamente cifre importanti, anche se non paragonabili con quelle di EICMA, per fare un raffronto un po' forzato. Infatti qui, per aiutare a capire il successo della Feria 2 Ruedas, ci soccorre il terzo punto di vista: lo show.

Il pubblico

I giorni di apertura al pubblico sarebbero gli ultimi due, ma in realtà la garbata pressione degli appassionati, comprese moltissime famiglie, è talmente forte che la Feria 2 Ruedas apre le porte anche durante le giornate riservate agli operatori. Una folla composta, pazientemente in fila alla biglietteria come in un Paese del Nord Europa, si riversa nei 37.000 metri quadrati del Salone; non è un pubblico super specializzato, uno di quelli che va dritto allo stand dell’ultimissima novità o della massima espressione della tecnica: è un pubblico giocoso, divertito, che sale e scende liberamente da tutte le moto esposte (tranne le Harley-Davidson, su quelle c’è il cartellino “vietato sedersi”), che chiede preventivi direttamente al personale di ogni stand, e magari conclude pure l’acquisto della motocicletta proprio alla F2R.

È un pubblico enorme anche in rapporto alla popolazione della Colombia, ed è qui perché, pur possedendo per la maggior parte moto utilitarie e di piccola cilindrata, non può fare a meno di sentire il richiamo di questa liturgia festosa e della voglia di appartenenza. Gli spalti dell’area esterna dove si svolgono le competizioni e le esibizioni su due ruote restano affollati fino a sera, poi la gente viene letteralmente invitata a tornare a casa verso le 21: bonariamente e senza alcun inconveniente, i moteros colombiani prelevano ordinatamente le loro moto dai parcheggi, o prendono un taxi se hanno bevuto qualche birra di troppo. Rimane a spegnere la luce il promotore della F2R, Guillermo Pajon (lo potete vedere nel video): stringe le mani di tutti, saluta, ringrazia. Sembra finita, sembrano sazi, almeno fino al mattino successivo, quando la Feria 2 Ruedas riaprirà i cancelli; e invece no: questi "maledetti" verranno sotto il mio albergo a ballare la rumba e la salsa fino alle 4:30. Tornerò a vendicarmi, sappiatelo.