Destination Yamaha: il Galles

Destination Yamaha: il Galles
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Un viaggio nel Mid-Wales per testare sul campo l'organizzazione del Tour Operator della Casa di Iwata
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
23 giugno 2017

Quando torni a casa e non riesci a ricordare nemmeno un nome, dico uno, dei posti che hai visitato in motocicletta, dicono che hai il cuore di pietra. Nulla da raccontare agli amici o alla moglie, vaghi e incerti riferimenti ai luoghi (“ho visto laghi… c’era una grande valle con un fiume…”, le uniche parole balbettanti al mio ritorno ieri sera: temo che il caporedattore non sarà contento…)

Però, dico, provateci voi a tenere a mente i nomi delle località del Galles; provateci, poi mi dite. Vyrmnyr? Trygghim? Machynllet? Quali di questi nomi è inventato? Ecco, avete capito.

Non solo, pensi Galles e già senti la pioggia, aggiungi offroad e il pensiero va a quei simpatici incontri di mud wrestling tra signorine procaci o alle qualifiche di Cairoli in Indonesia col campione siciliano ricoperto di fango dalla testa ai piedi; ma contro ogni premessa ostile, ho trovato, in questi tre giorni tra asfalto e sterrato, i giorni più caldi e asciutti da molti anni a questa parte nel Mid-Wales. Un pensiero in meno; del resto c’era ben altro cui badare, i miei tre neuroni erano occupati a godersi il viaggio e i paesaggi mozzafiato piuttosto che redigere didascalie. In sella alle Yamaha MT-07 Tracer, SuperTenerè XT1200Z, Tenerè XT660Z e WR250R, ho percorso circa 350 km tra strada e fuoristrada, non moltissimi ma il vantaggio di essere guidati da chi conosce bene i luoghi mi ha dato la possibilità di restare per ore in sella senza praticamente incontrare anima viva, a parte le immancabili pecore.

Ci metti poco ad entrare in sintonia con il Galles, panorami collinari stupendi e valli segnate da corsi d’acqua che si allargano in laghi artificiali tenuti a bada da dighe centenarie, statali lisce e gente cortese, e quando ti addentri nelle strade di campagna ti chiedi perché tante curve e tanti saliscendi ma l’unica risposta che puoi darti è un sorriso e una gomma da 180 perfettamente “pulita” da un margine all’altro; già, la Tracer 700 ha mantenuto perfettamente le promesse di moto protettiva, comoda e vivace tra le curve, mossa da un bicilindrico parco nei consumi ma frizzante e sopratutto elastico senza risultare brusco o maldisposto sotto i duemila giri nei rapporti superiori; freni più modulabili che d’attacco ma, sinceramente, è voler essere pignoli su un aspetto del tutto fuori contesto: chi avrebbe voglia di staccare alla morte in mezzo alle colline e alle pecore?

A volte vorresti guidare senza sosta, pensando di solcare le strade migliori e sperando che il livello della benzina non scenda mai fino alla riserva; ti illudi, lo sai. Aspetti un miracolo come i napoletani il 19 settembre (se loro sì, perché non io?), rimandi alla curva successiva ogni decisione sopratutto perché fermarsi quando l’armonia è perfetta, anche per poco, anche solo per una foto, è quasi una violenza e temi che quando riavvierai il motore quella temporanea alchimia tra motocicletta, pilota e ambiente giunta a benedire i viaggi e gli itinerari più emozionanti sarà andata smarrita. Ti dimentichi di annotare i nomi dei villaggi, se è sera o mattina, tanto in Galles a maggio fa buio tardi, eviti di chiamare casa ma hai comunque la scusa della rete cellulare, bontà divina, a copertura limitata; continui ad andare, ti perdi e ti ritrovi ogni giro di ruota e pensi alla bella fortuna di guidare fianco a fianco con quel gran personaggio di Nick Sanders, quello del giro del mondo in 31 giorni e che continua ad aggravare i nostri sensi di inferiorità rendendosi colpevole di altre incredibili imprese motociclistiche: per molti è un folle, per me è un concentrato di energia e confesso che per quelle poche ore trascorse con lui ho sperato di assorbire per osmosi almeno un centesimo della sua straordinaria competenza in tema di viaggi e pazzia… e invece.

E invece sta proprio qui il senso dell’itinerario che abbiamo percorso grazie a Destination Yamaha: il concetto è che non serve essere degli hard-tourer o degli avventurieri indomiti e solitari per esplorare il mondo in motocicletta e ogni viaggio motociclistico è possibile se lo si affronta con l’organizzazione giusta. Yamaha ha approntato sul proprio sito una piattaforma, anzi, per dirla con Cristian Barelli Marketing Coordinator di Yamaha Motor Europe: “un motore di ricerca per viaggi; il nostro cliente (ma l’iniziativa è aperta anche chi non possiede una moto di Iwata n.d.r.) va sul sito Yamaha, clicca sulla piattaforma Destination Yamaha e il sistema gli dice quali dei nostri partner gli offre l’opportunità di fare un viaggio nella destinazione che ha prescelto e con le modalità che preferisce: con la propria moto, a noleggio, organizzato, in gruppo, da solo. Abbiamo scelto per ora 8 partner in tutto il mondo, selezionati per l’elevata qualità del loro servizio, con i quali abbiamo già un lungo rapporto attraverso le filiali nazionali e individuati in base alla varietà dei viaggi che offrono: si va dalla singola giornata di enduro fino all’opportunità di stare fuori 4 mesi attraversando le Americhe da nord a sud, per un’offerta complessiva di circa 100 viaggi.”

Uno di questi partner è la scuola di fuoristrada Yamaha Off-road Experience, di cui parleremo in un prossimo articolo, che ci ha guidato in un ammaliante percorso fuoristradistico, mentre per la parte su asfalto percorsa da noi in sella alla Tracer 700 siamo stati condotti dalla Nick Sanders Expeditions con suggestiva visita al loro Motorcycle Expeditions Centre, dove godono il meritato riposo le moto usate da Nick per i suoi raid, e fugace permanenza mattutina al raduno motociclistico MACH 2 organizzato sempre da Sanders e nel quale contiamo di tornare l’anno prossimo per un’esperienza completa. Per inciso, tra gli otto partner di Destination Yamaha figura anche l’italiana Tom42 di Toni Merendino.

Concordiamo con Cristian Barelli: “chi compra le sport touring o le adventure, i due mercati più importanti al momento, sono utenti che vogliono viaggiare però molte volte hanno difficoltà ad andare oltre il classico week end fuori porta, magari perché si è da soli o perché si ha paura di andare in un paese estero del quale non si conosce la lingua. Noi con Destination Yamaha offriamo un servizio di qualità e sicuro per aiutare il motociclista a trovare il viaggio che fa per lui”. E’ vero, quante volte abbiamo cercato l’appoggio giusto per farci un giretto in moto all’estero con relativi dubbi sulla qualità e affidabilità della struttura e poi magari presi dall’incertezza abbiamo rinunciato? In questo, Destination Yamaha si prefigge l’obiettivo di rendere tutto facile e garantisce il perfetto risultato di un viaggio esattamente come lo avevamo immaginato; a parte i nomi dei luoghi: quelli io continuerò a non ricordarli mai, ma che importa? Ciò che è essenziale è andare, incuriosirsi e tornare con già in mente, o nel cuore di pietra, la prossima meta.

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