Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Il fondo americano Carlyle Group ha avviato negoziati per la cessione del gruppo vicentino Dainese ai suoi principali creditori, HPS Investment Partners e Arcmont Asset Management, in quella che potrebbe configurarsi come una delle prime operazioni di debt-to-equity swap nel settore del private equity in Italia.
L'operazione rappresenta l'epilogo di una crisi finanziaria profonda che ha colpito lo storico marchio dell'abbigliamento tecnico motociclistico. Nel 2024, Dainese ha registrato una perdita netta di 120 milioni di euro, quasi triplicata rispetto ai 40,3 milioni dell'esercizio precedente, mentre i ricavi sono calati del 9,1% a 189,9 milioni di euro, in contrazione dai 208,7 milioni del 2023.
Un elemento critico del deterioramento patrimoniale è rappresentato dalla svalutazione dell'avviamento per 86,2 milioni di euro, che ha impattato significativamente sul conto economico, pur senza generare effetti immediati sulla liquidità aziendale. Il debito netto è cresciuto a 322 milioni di euro, mentre il patrimonio netto si è contratto a 247,3 milioni dai precedenti 352 milioni.
Al centro delle trattative vi è il debito privato da 285 milioni di euro, sottoscritto in due tranche da HPS Investment Partners e Arcmont Asset Management per finanziare l'acquisizione di Dainese da parte di Carlyle nel marzo 2022, operazione del valore di 630 milioni di euro realizzata tramite il fondo Europe Partners V.
HPS Investment Partners, colosso americano del credito privato con 114 miliardi di dollari di asset under management, ha raccolto oltre 21 miliardi nel 2024 per il suo ultimo fondo, offrendo finanziamenti con tassi superiori al 12%. Arcmont Asset Management, ora parte del gruppo Nuveen, è tra i leader europei del private debt con circa 29 miliardi di euro gestiti, specializzata in soluzioni di capitale flessibili per il mercato mid-market.
Di fronte al deterioramento dei parametri finanziari, Carlyle ha dovuto effettuare nel dicembre 2024 un'iniezione di capitale da 15 milioni di euro per consentire al gruppo di rispettare i covenant bancari. Contestualmente, Dainese ha ottenuto il rinvio del pagamento di una cedola obbligazionaria originariamente prevista per il 30 giugno 2025, segnale dell'avvio formale delle negoziazioni di ristrutturazione.
L'azienda ha confermato ufficialmente di essere "impegnata in discussioni costruttive con i propri partner finanziari relativamente a una ricapitalizzazione del business", con l'obiettivo di "rafforzare la struttura di capitale e migliorare la flessibilità finanziaria". La società ha precisato che il processo "non avrà alcun impatto sulle attività ordinarie, né su dipendenti, fornitori o clienti".
La potenziale cessione di Dainese si inserisce in un più ampio ripensamento strategico di Carlyle sul comparto consumer europeo. Dopo anni di investimenti di successo in marchi del lusso come Moncler e Golden Goose, il fondo ha congelato nuovi investimenti nel settore e riorganizzato la leadership europea. Massimiliano Caraffa, responsabile per consumer, media e retail, è in uscita, mentre Marco De Benedetti ha assunto la presidenza del business italiano.
L'operazione rappresenta anche un precedente significativo nel panorama italiano del private credit, settore in forte espansione che vede sempre più spesso i creditori assumere il controllo diretto delle aziende finanziate in caso di difficoltà operative.
Fondata nel 1972 da Lino Dainese a Colceresa (Vicenza), Dainese rimane leader mondiale nell'abbigliamento protettivo ad alta tecnologia per motociclismo e sport dinamici. Il gruppo, che impiega oltre 1.000 dipendenti a livello globale, controlla anche i marchi AGV (caschi) e TCX (calzature), distribuendo i propri prodotti in Europa, Medio Oriente, Asia e Americhe.
L'azienda è riconosciuta per le sue innovazioni tecnologiche, tra cui il primo paraschiena per motociclisti (1978) e il sistema D-air, primo airbag indossabile per motociclisti, sviluppato in collaborazione con campioni del motociclismo mondiale.
Le trattative sono ancora in corso e l'esito rimane incerto, con fonti vicine all'operazione che indicano la presenza al tavolo negoziale anche di altri potenziali investitori oltre ai due creditori principali. L'operazione, se completata, segnerebbe un cambio di paradigma significativo nel settore del private equity italiano, dove le conversioni debt-to-equity restano ancora relativamente rare.
"È una notizia che mi coglie di sorpresa - ha dichiarato il fondatore, Lino Dainese, al Corriere della Sera - e che mi reca un po’ di dispiacere. Sono fuori praticamente da dieci anni ma l’azienda porta pur sempre ancora il mio nome".