39H56’00”956. Nicola Dutto: è Baja California!

Piero Batini
  • di Piero Batini
L’aveva in mente da quel giorno, prima di quel giorno terribile. Dopo 12 anni e al traguardo finale della Baja più dura del Mondo, è un fiume di emozioni che va oltre il successo assoluto dell’impresa
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
28 novembre 2023

Torino, 28 Novembre. A casa. Dopo l’avventura sognata una vita. Nicola Dutto ce l’ha fatta. Il suo Team ha portato a compimento la missione Baja 1.000 California. In edizione Speciale. Ovvero non a “anello”, come nella maggior parte dei casi della sua storia, bensì in linea. Da La Paz, non lontano da Cabo San Lucas, a Ensenada, vicino a Tijuana, da Sud all’estremo Nord della penisola Baja California. Ovvero 1.312,5 miglia terrestri invece delle nominali, tradizionali 1.000. Ovvero la bellezza di 2.112 chilometri! In linea d’aria sono 1.200 KM, tra Aosta e Lecce ce ne sono 900! Un giorno, una notte, un altro giorno. Chilometri, sosta, cambio Pilota, barretta, acqua, chilometri, tramonto, notte, provare a riposare, niente da fare, ri-cambio, avanti, l’alba, l’orizzonte sempre pulito e sempre lontano. Un’Avventura! Vera.

Nicola Dutto l’aveva detto, se l’era detto. Voleva, sentiva di dover fare la Baja 1.000, mèta geografica e interiore, obiettivo tra il purificatore e il liberatorio. Soprattutto della continuità, la prova di continuità di una passione irrefrenabile e non disposta ad arrendersi. Mai.

Ma non è facile. La marcia di avvicinamento è spietata. Le Baja europee, la Aragon, Africa Eco Race, la Dakar tra gli obiettivi. Qualcosa funziona, qualcosa no, non in maniera soddisfacente, appagante. Ma se si pensa a quel che non funziona più da quel 20 Marzo 2010 a Pordenone, tutto il resto è una vittoria dietro l’altra. La Baja 1.000 è una corsa bellissima e spietata, difficile, pericolosa, oltre 300 missili lanciati nell’orbita della leggenda sfilano lungo la penisola più veloce del Mondo, ci vuole tecnica, bravura e resistenza. Anche coraggio al limite, pelo sullo stomaco.

Ci vuole un Team, da soli non si può, perché ci sono cose realmente difficili che lo impongono, e altre che assumono un valore enorme se condivise. Nicola Dutto ha, è da sempre un Team, famigliare prima di tutto, da famiglia nello Sport, allargata, poi. Il Team finalmente è pronto e si sposta in California, per ambientarsi e preparare la missione Baja 1.000, “Special Edition” in più di un senso. L’ossatura è Elena e Beatrice, la famiglia, le ramificazioni Julian Villarrubia y Rubén Saldaña, gli angeli custodi in motocicletta. Si aggiungono due americani con un’auto in corsa, Justin Boyer and Nick Lake, con funzione di “scorta armata” di 4 ruote e parti di ricambio. Un’assistenza super veloce, per fortuna rassicurante ma rivelatasi non necessaria. Infine Tiziano Internò. È il media-producer, ma non gli si può chiedere di scendere dalla Moto e quindi è il terzo angelo custode del Team 313x.

Ha vinto il super team di Las Vegas, Bryce Menzies, Gustavo ‘Tavo’ Vildsola Jr e A. McMillin, 22H 35’ 33” con un “truck” Ford, appena due minuti e tre secondi di margine sul Dream Team di San Diego composto da Luke McMillin e Rob MacCachren. Tra le Moto ha vinto il penta Team 1x del nostro amico Juan Carlos “Chavo” Salvatierra, superstar boliviana conosciuto alla Dakar, con una KTM 450SX-F e il tempo di riferimento 26H 37’ 17 secondi. 39H56’00”956 sono due notti e un giorno, il tempo del Team 313x di Nicola Dutto. I finishers sono poco più di 150, i ritirati poco meno. Deliberate voi il vostro commento all’incredibile impresa di Nicola!

Nicola Dutto. “Grazie mille, grazie mille a tutti. Non è stata dura… è stata durissima, cavolo. Vi garantisco che in tutta la mia vita non avevo mai fatto una gara così dura. È stata la gara più dura della mia vita, sì.

Ma sicuramente è anche la gara che mi ha dato di più. Più soddisfazioni, mi ha trasmesso più emozioni di tutte le altre

Sai che cosa capita? Cioè che cosa è capitato? Che rispetto a tutte le altre Baja che ho corso lì in Baia California è stata la più complicata. Anche la Baia Mille a loop è più semplice a livello organizzativo, perché i piloti aspettano la moto in luoghi prefissati e le assistenze si dividono tra il mare di Cortez e l'Oceano. C’è uno schema piuttosto semplice. E sicuro. In queto caso no.

Qua invece no. Qui piloti e assistenze hanno sempre seguito la Moto. Quindi non c’è tregua, non c’è respiro. Nessuno ha avuto la possibilità di riposare, perché sei sempre in viaggio, sei sempre sotto tensione. Tu pensa. Nel momento in cui siamo partiti mi si è chiuso lo stomaco e non c’è stato verso. Non sono riuscito a mangiare per 39 ore. Qualcosa ho buttato giù, ho bevuto, ma era solo un gesto, non un recupero di energie. Completamente preso dalla tensione dell’evento.

E poi attenzione: non deve capitare niente alla Moto! Non deve capitare niente anche alle assistenze, niente alle auto e ai furgoni. Niente di niente al convoglio del Team. Perché sennò lì, eh, diciamo, il puzzle che stai componendo può saltare in aria. Se succede, da un momento all’altro è tutto finito! Anche per una gomma forata o una batteria andata a terra. È pazzesco!

Per quel che riguarda l'emozione, beh, è come se mi fosse esploso dentro il Big Bang. È veramente una gara magica! Io lo immaginavo, ma viverla in prima persona è impressionante. Il calore della gente, il pubblico appassionato, tifoso. Sembrava che tutti mi conoscessero, mi chiamavano per nome, mi aspttavano ai punti di passaggio. Da pelle d’oca. Per due giorni e due notti il pubblico è lì, distribuito sui 1.300 chilometro del percorso, che aspetta i passaggio dei concorrenti, delle moto, delle auto. Fanno camping lì, accendono il fuoco, bevono, ascoltano e fanno musica, si divertono. È proprio una magia. È difficile, molto difficile spiegarla, se non la vivi. La devi vivere!

E poi quello che ti trasmette a livello interiore! Lascia stare la gara vera e propria. La Baja 1.000 è un viaggio, cavolo! Parti da un punto, arrivi in un altro, lontano. Scenari che cambiano continuamente, la notte, il giorno, poi di nuovo la notte. Il viaggio è un’emozione, tantissime emozioni che ti accompagnano.

Per quel che riguarda il risultato, beh, io non potevo essere più contento e felice di così. È un risultato di tutto rispetto. Sono felicissimo. Sono felicissimo per tutti quanti. Dai Piloti a Elena, a Beatrice, alla mia famiglia. Tutti se la sono guadagnata, non solo io. Io senza i ragazzi attorno a me non avrei potuto fare assolutamente niente. No, senza il Team non avrei potuto.

Ecco, una menzione particolare va assolutamente, cavolo, a Tiziano. Lui è un vero Pilota. Lascia stare che poteva venire qua e fare solo quello che era il suo lavoro, cioè quello di riprendermi e aiutarmi in caso di caduta. Invece lui è uno vero eh, si dà da fare con tutti, c'è sempre ed è sempre sul pezzo su tutto. In più è sempre sorridente perché vede i problemi in anticipo. Numero uno!

Dalla Baja California è tutto. Un abbraccione!”

© Immagini Dutto Media Team – Tiziano Internò

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