"State tranquilli". Il racconto del medico endurista in prima linea. Guarito dal coronavirus

"State tranquilli". Il racconto del medico endurista in prima linea. Guarito dal coronavirus
Giuseppe è un endurista con una passione smisurata. Ma è soprattutto un medico ospedaliero, che ha fronteggiato il coronavirus tra i primi. E' stato contagiato e ce l’ha fatta: racconta la sua esperienza e ricorda a tutti che la psicosi da virus letale non aiuta nessuno
25 febbraio 2020

Giuseppe è un endurista con una passione smisurata. Ma è soprattutto un medico ospedaliero, che ha fronteggiato il coronavirus tra i primi. Il suo ospedale si trova a ridosso della zona rossa, interdetta da polizia ed esercito. E raggiunta di fatto da diverse persone infettate dal coronavirus. Non si è tirato indietro davanti a questa emergenza sanitaria. L'ha affrontata di petto e con abnegazione, con umanità e con lo stesso coraggio con cui affronta le mulattiere la domenica.
Ed è stato contagiato. Giuseppe ce l’ha fatta e ci racconta la sua esperienza. Ve la riportiamo di seguito. E' un messaggio positivo e incoraggiante, che farà bene a tutti noi. Il nostro motociclista lo dice chiaro e tondo, da medico e da paziente guarito: la psicosi da virus letale non aiuta nessuno.


Attenzione:
Omettiamo i nomi reali delle persone e i luoghi di svolgimento dei fatti per rispettare la privacy dei pazienti e dei medici coinvolti.

State tranquilli

"Premesso che sono un medico ospedaliero, la città in cui lavoro dista pochi chilometri dal paese focolaio d’Infezione.
Come molti sapranno, l’inizio della situazione apocalittica che si è venuta a creare da queste parti risale a mercoledì 19 febbraio, data in cui un giovane paziente veniva ricoverato in Medicina per polmonite, febbre alta e per l’aggravarsi della insufficienza respiratoria. Il paziente è risultato positivo al test (tampone nasale e faringeo) per CoronaVirus. Nei giorni successivi personale medico e sanitario ospedaliero ha accusato sintomi influenzali (faringite, rinite, tosse secca, febbre, lieve nausea), risultati alcuni di questi positivi sono subito scattate misure di contenimento ed isolamento e da lì sempre più severe anche per paesi limitrofi, poiché i casi di positività sono via via aumentati. 
E da qui parte la mia personale esperienza: il 22 febbraio sono sottoposto a tampone e l'esito è positivo. Vengo immediatamente ricoverato nel repato di Malattie Infettive. Ma sono l'unico nel mio gruppo di lavoro. Come ha fatto a contagiarmi il coronavirus?

Come ho preso il virus

Ma ora vorrei raccontare la mia personale storia clinica di questa infezione virale nella speranza che serva alla collettività di tutto il nostro bel paese per evitare la cosiddetta “psicosi da virus letale “.
Partiamo dai miei potenziali contatti: in data 15 febbraio mi ero recato con amici al carnevale di uno dei paesi che poi sarà colpito maggiormente dalla diffusione del virus. Qui assistevo in piazza alla sfilata dei carri conversando con un caro amico residente, entravo in un affollato bar per un caffè e dopo qualche ora rientravo nella mia città.
In data 20 e 21 febbraio ho avuto sintomi da raffreddore con rinite, ma non febbre e nemmeno tosse, sono andato regolarmente a lavoro visitando, parlando e incontrando gente; ovviamente ho condotto la mia normale vita sociale, stimo di aver incontrato decine di persone.
Bene, avviandomi alla conclusione di questo racconto vi dico che tutti i colleghi, e gli amici (compresa la mia famiglia) venuti a contatto con me non hanno a distanza di 5 giorni sviluppato sintomi, molti hanno già avuto esito del tampone negativo, altri in attesa ma molto probabilmente negativi (clinicamente stabili). Io sto benissimo, non ho nemmeno più raffreddore e nessun altro sintomo, sarò dimesso e continuerò la cosiddetta quarantena (14 giorni) a casa da solo. Le conclusioni che traggo e tutti voi potete trarre sono :
1) La malattia si comporta esattamente come la banale influenza e nella stragrande maggioranza dei casi è paucisintomatica, si risolve in 3-4 giorni senza esiti.
2) il contagio non è così semplice per fortuna ( pensate solo al fatto che io ho starnutito più volte nello studio in cui lavoro a stretto contatto con colleghi) e si verifica più che altro nei confronti di pazienti anziani o pluripatologici, e la gravità dei sintomi è correlata a questa tipologia di soggetti.
3) Non tutti coloro che hanno sintomatologia influenzale banale devono fare il tampone, poiché è inutile sapere di essere positivi, se non si verifica dispnea, certamente però è utile indossare una mascherina di quelle semplici se si è a contatto con persone anziane o fragili.
4) l’imperativo categorico dev’essere tutelare gli anziani e seguire il vademecum diffuso dal Ministero della Salute sulle norme igieniche e comportamentali.
5) probabilmente il mio contagio è avvenuto in quel bar super affollato con probabili molti ignari positivi, tra l’altro io stavo prendendo terapia antibiotica per un problema al dente del giudizio, quindi forse le mie difese immunitarie erano un po’ ridotte.

Trovo assolutamente spropositato il comportamento di molti media e leoni da tastiera che in questi giorni stanno alimentando il panico nella popolazione, mi auguro che i politici ascoltino testimonianze dirette di pazienti e personale sanitario che come me sono nel pieno del problema, senza strumentalizzare la situazione.
Un caro saluto a voi. E state tutti tranquilli".
Giuseppe, medico ospedaliero

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