MXGP 2017. Cairoli pronto per il Qatar

Massimo Zanzani
Dopo i titoli negli Internazionali d’Italia, l’ufficiale KTM ha tutte le carte in regola per sfidare Febvre, Gajser & C. nella rincorsa al suo nono titolo iridato; da verificare le condizioni del polso di Herlings
23 febbraio 2017

Tutti gli anni, prima dell’inizio delle gare, diciamo che quella imminente sarà la stagione del secolo, previsione quasi sempre smentita da quella successiva che, grazie all'eccezionale bravura dei protagonisti, si dimostra ancora più appassionante e ricca di suspense. Quella che questo fine settimana prende il via in Qatar non è da meno, visto che propone una MXGP dall’esito del tutto incerto, avendo almeno  cinque piloti in lizza per il titolo ed una decina con le caratteristiche giuste per aggiudicarsi almeno un gran premio.


Dopo due anni di digiuno condizionati da problemi fisici, finalmente Tony Cairoli ritorna della partita fortemente motivato dall’aver iniziato l’anno con la forma giusta e con a disposizione una SX 450 F che ha raggiunto il pieno della maturità e, soprattutto, dalle vittorie MX1 ed Elite conquistate negli Internazionali battendo molti dei suoi quotati antagonisti.


«Gli ultimi due anni sono stato costretto a correre al risparmio - ci ha detto il messinese - ma conosco il mio potenziale, e quello degli Internazionali non è stato per me un risultato del tutto disatteso. Ho iniziato bene la stagione, fisicamente mi sento bene, i test della moto sono andati bene, e anche se so che il passo del Mondiale sarà diverso, sono soddisfatto di questo avvio, anche se so di avere la possibilità di crescere ancora».


Chi ti ha sorpreso in queste prime gare?

«Mi sono concentrato solo su me stesso e non mi curo di quello che fanno gli altri, il mio obbiettivo è ritrovare il feeling di una volta e migliorare continuamente, per cui non so giudicare quello che hanno fatto gli altri».


Tu ne sai qualcosa, visto che ci sei già passato, non è un bel segno per Herlings non aver corso le prime gare per un infortunio.

«Certo, oltretutto la prima volta che si è presentato si è fatto male di nuovo, spero bene per lui, ma non è facile cominciare così».
 


A Riola hai vinto in tranquillità, a Malagrotta invece hai vinto con una prova di forza che ha fatto vedere quanto sia grande la tua motivazione quest’anno: queste vittorie hanno avuto un significato particolare per te?

«Ovviamente mi hanno fatto piacere, ma so che il Mondiale è un’altra cosa, anche perché si corre su due giorni: per cui, anche se c’erano molti avversari quotati non mi illudo certo per questi risultati».


A Malagrotta il sorpasso di Gajser è stato deciso, ma quello nei confronti di Febvre ancora più incisivo, come per dirgli “ehi ragazzo, quest’anno ci sono di nuovo anch’io”…

«Beh, gli infortuni fortunatamente sono alle spalle e la motivazione è grande, mi sono allenato bene e quindi la fiducia è tornata. Comunque, io non ho bisogno di dirgli niente perché lo saprà anche da solo che io ci sono sempre: i risultati negli anni parlano da soli, e sono convinto di fare un buon campionato, non importa chi avrò come avversari, l’importante è stare davanti».


La 350 l’hai messa nel cassetto definitivamente?

«Eh si, la 450 si è sviluppata molto, ed ora non c’è più ragione per usare la più piccola. Ogni anno la 450 è sempre più facile da guidare, ed ora è competitiva sotto ogni punto di vista, perché ti permette di fare ottime cose in ogni frangente».


Quest’anno, 38 manche più 19 qualifiche: cosa fondamentale sarà passare indenni tutte queste gare…

«Il campionato è sempre lungo, si cerca di portare a casa ad ogni GP un risultato positivo, sia nelle giornate buone che in quelle dove bisogna accontentarsi di un po’ meno».


Certo che dover andare fortissimo ma al tempo stesso non prendere rischi, è un bel problema.

«L’esperienza in questo aiuta, ma ti garantisco che comunque non è facile, anche perché a volte la foga di battere l’avversario ti fa fare qualche errorino…».


A parte ovviamente il raggiungimento del titolo iridato, che altro obbiettivo ti sei posto per quest’anno?

«Senz’altro quello di tornare a divertirmi come facevo sino a qualche anno fa, perché le ultime due stagioni le ho corse senza poterlo fare: il cervello infatti sapeva cosa dover fare, ma il fisico non me lo permetteva, in quanto correvo rigido, male e non riuscivo a fare quello che volevo. Finora è andata bene, spero di continuare così anche nel Mondiale».