“I diari della motocicletta”, una lettura classica per i motoviaggiatori

“I diari della motocicletta”, una lettura classica per i motoviaggiatori
Umberto Mongiardini
La storia del viaggio in moto in Sud America di Ernesto Guevara, molto prima che diventasse il leggendario “Che”
13 settembre 2018

Ormai i libri da leggere sotto all’ombrellone sono finiti, così come l’estate che sta volgendo al termine. La moto con le valigie stracariche è già stata scaricata e si inizia a pianificare il programma per le vacanze del prossimo anno; oppure , se non proprio a programmarle, quantomeno a sognarle. Non solo fantasia per sognarle, ma magari anche un buon libro come “I diari della motocicletta” potrebbe esserci d’ispirazione: un po’ di carta che possa farci viaggiare, narrando avventure di un motoviaggiatore dalla storia non proprio comune. Uno di quei motociclisti che ha fatto, nel bene o nel male, la Storia, quella con la S maiuscola, e che prima di diventare il “Che” era un ragazzo comune, uno studente di medicina con la passione per la moto e per l’avventura. Parliamo di un giovane Ernesto Guevara, che nel 1952, in compagnia del suo amico Alberto Granado, biochimico, parte in sella ad una sgangherata Norton 500 M18 del 1939, rinominata “la Poderosa”, per un viaggio attraverso l’America Latina, durato dai primi di gennaio alla fine di uglio. 

Come spesso accade, a chi viaggia in moto intraprendendo lunghi tragitti le aspettative di viaggio possono venire tradite, terre che immaginavi incantante nascondono invece lati negativi: e così successe che Ernesto ed Alberto, chequando iniziarono a scendere per il Sud America si accorsero delle pessime condizioni di vita delle popolazioni, facendo incontri ed esperienze che li avrebbero forgiati e segnati per sempre. 

Il viaggio - che si sviluppa lungo alcune tappe iconiche, come le Ande Peruviane con le rovine di Machu Picchu e altre soste maggiormente segnanti come, ad esempio, il lebbrosario di San Pablo, in Cile - viene raccontato attraverso il romanzo degli appunti di viaggio dei due, con quelli del futuro “Comandante” più profondi e critici, e quelli di Alberto più sintetici e precisi. Un viaggio non solo in moto, visto che la “Poderosa” li abbandonò a piedi costringendoli a proseguire il viaggio a bordo di qualunque mezzo capitasse loro, tra cui zattere, canoe, camion, ma anche con tanti tratti percorsi a piedi. Nel 2013 il libro è stato annoverato dall’UNESCO come patrimonio mondiale.


Nel caso alla lettura doveste preferire il piccolo schermo, “I Diari della Motocicletta” è stato trasformato anche in un film, nel 2004, diretto da Walter Salle.

Voi a che viaggio aspirate?