Rossi: "La pazienza è finita nel 2011, ci vuole una moto competitiva"

Rossi: "La pazienza è finita nel 2011, ci vuole una moto competitiva"
Giovanni Zamagni
La situazione è a dir poco esplosiva: Valentino Rossi non ne può più e l’ha fatto sapere a tutti alla sua maniera, senza mezzi termini | G. Zamagni, Losail
9 aprile 2012

Punti chiave

 LOSAIL – La situazione è a dir poco esplosiva: Valentino Rossi non ne può più e l’ha fatto sapere a tutti alla sua maniera, senza mezzi termini. “La pazienza è finita nel 2011, ci vuole una moto competitiva. Io ho indicato quali erano i problemi, ma non sono un ingegnere, non so cosa bisogna fare per risolverli”. Dico la verità: ero convinto che Valentino avrebbe sbottato dopo la terza gara, ma ero stato ottimista…


SEPANG2: L’INIZIO DELLA FINE

Perché la situazione è precipitata? Intanto è importante premettere che, già nella passata stagione, Valentino non ne poteva più e soltanto la mancanza di alternative aveva evitato che il matrimonio motociclistico più sognato degli ultimi anni finisse con un divorzio prematuro. Negli scorsi mesi, in Ducati non si sono risparmiati, producendo uno sforzo che, personalmente, non avevo mai visto da quando seguo il motomondiale, rivoluzionando la Desmosedici proprio nel tentativo di accontentare Rossi. Ecco quindi il telaio perimetrale in alluminio, scelta rischiosa perché totalmente nuova per la Ducati, mentre i colossi giapponesi ci lavorano da trent’anni. Il debutto a Sepang, a fine gennaio era stato positivo. “Questa moto mi piace, finalmente sento l’anteriore” aveva dichiarato il campione di Tavullia, finalmente nuovamente sorridente. Ma l’ottimismo è durato poco ed è bastato tornare in Malesia a fine febbraio per il test successivo, per capire che qualcosa si era rotto nel rapporto Rossi-Ducati. “Non riesco più a guidarla” aveva detto un delusissimo Valentino alla fine della tre giorni di test. Poi, in quelli successivi di Jerez, aveva tuonato: “Tra Sepang1 e Sepang 2 ci sono state delle grandi idee rivoluzionarie che però ci hanno portato a fare schifo (non aveva detto esattamente così, NDA) nel secondo test: invece bisogna stare tranquilli e cercare di migliorare passo dopo passo. I miracoli non esistono, non si può trovare un secondo così, bisogna farlo piano piano”.
Il rapporto era ormai incrinato.


FRATTURA TRA TEAM E DUCATI

A complicare la situazione, c’è la mancanza di fiducia tra Jeremy Burgess e gli ingegneri Ducati: ciascuno non condivide il metodo di lavoro dell’altro. In Qatar, dopo le libere di venerdì, Rossi era moderatamente soddisfatto (“L’obiettivo è la seconda fila”), ma in qualifica la situazione è di nuovo precipitata (“E’ bastata una piccolissima modifica per non riuscire più a guidare la moto”), con alcune scelte che lasciano perplessi: se la moto non era così male, perché decidere di cambiarle entrambe per l’ora cronometrata? La logica dice che, in questi casi, una delle due moto rimane così com’è ed, eventualmente, si interviene sull’altra per poi fare decidere al pilota quale è meglio. Invece è stata seguita una strategia differente, che ha portato a un disastroso 12esimo posto, ultimo tra i piloti Ducati.

Rossi è un grandissimo campione, la Ducati una grandissima Casa, ma insieme non vanno d’accordo: bisogna farsene una ragione


QUALE FUTURO?

Così, Valentino ha perso ogni motivazione, come ha ben sintetizzato domenica sera. “Gli altri piloti Ducati vanno più forte di me? Barbera viene alle gare solo con l’obiettivo di arrivarmi davanti: se lui fa nono e io decimo è contento. Per quanto riguarda Nicky Hayden, dà la vita ed è contento se fa sesto a 28” dal primo. Ma io sono Valentino Rossi, sono abituato a ben altri risultati”.
La domanda è: come si fa andare avanti così per altri 17 GP? Non si può, ma, naturalmente, non c’è alternativa, a causa di contratti milionari che non si possono rompere a stagione iniziata. Ma se nel 2011 Valentino, in qualche modo, aveva tenuto botta per tutta la stagione, adesso veramente non ne può più e il rischio che faccia come Marco Melandri nel 2008 è altissimo. Rossi è un grandissimo campione, la Ducati una grandissima casa, ma insieme non vanno d’accordo: bisogna farsene una ragione.