MotoGP, test Qatar. Dovizioso: "Bene ma non benissimo. O forse sì..."

MotoGP, test Qatar. Dovizioso: "Bene ma non benissimo. O forse sì..."
Giovanni Zamagni
Andrea ha fatto una simulazione divisa in due parti: sperava di essere un po’ più veloce, ma è difficilissimo fare confronti con i rivali. “Il passo non è stato eccezionale, ma forse non lo erano nemmeno le condizioni della pista: non si può sapere dove sono gli altri”
24 febbraio 2019

LOSAIL – Bene, ma non benissimo. O forse sì. E’ così difficile interpretare i test, che perfino un tipo analitico come Andrea Dovizioso fatica a comparare le sue prestazioni con quelle dei rivali.

«E’ stata una giornata un po’ strana. I tempi sul giro dicono poco, le posizioni della classifica non sono reali, perché tanti piloti hanno lavorato quasi esclusivamente pensando a preparare la gara. E’ difficile capire il livello degli avversari».

Tu che lavoro hai svolto?

«Come in Malesia, ho fatto una simulazione gara divisa in due parti (questa volta, però, da solo, non con Petrucci, NDA). Le condizioni erano molto differenti rispetto alla gara del 2018, ed è stato importante raccogliere dati. Il passo che ho tenuto non è così significativo, contano di più quello che è emerso: possiamo concentrarci solo sui dettagli, ma è difficile capire il nostro reale livello. Credo che abbiamo lavorato bene, domani continueremo a sistemare altri particolari».

Non sembri molto soddisfatto.

«Non sono stato velocissimo nella simulazione, ma, forse, la pista non era così rapida: i tempi che ho fatto vanno presi con le pinze. Ma è stato importante fare questo tipo di lavoro, lo faremo anche domani: il feeling è buono».

 

Ti giro la domanda: pensavi di andare più forte?

«Nel 2018, ero stato più veloce nella simulazione, ma non si possono fare questi paragoni. E sono in linea con gli avversari: speravo di andare più forte, ma forse non sono andato così male. Domani cercheremo di capire altri aspetti e valuteremo se fare una simulazione completa o divisa in due parti come oggi».

Hai provato il “time attack”?

«Sì, perché su questa pista accade spesso che il grande grip della gomma soffice sbilanci la messa a punto. Ed è proprio quello che è successo: anche questa prova andava fatta e ci ha insegnato qualcosa».

Un tuo giudizio su quanto successo a Phillip Island in SBK...

«Non ho visto le gare, so solo il risultato, che è stato incredibile e un po’ inaspettato, perché la moto è completamente nuova. Álvaro va forte, e in Ducati hanno fatto un gran lavoro: è stato qualcosa di impressionante, un esordio strepitoso. Phillip Island è una pista che fa storia a sè, ma la differenza con gli altri è stata importante».