MotoGP. Al Mugello si gira così

MotoGP. Al Mugello si gira così
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Questo weekend i piloti della MotoGp affronteranno i 5.245 metri, della pista del Mugello, che si snodano tra le colline toscane. 15 curve da affrontare con grandi dosi di coraggio, ma soprattutto con tecnica raffinata. Vi descriviamo il circuito
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29 maggio 2013

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Un giro al Mugello è un'esperienza unica. Chi ha visto almeno qualche passaggio in Tv, gli on-board, può essersi fatto un'idea. Nella realtà, mettere le ruote sui 5.245 metri che si snodano tra le colline toscane, è adrenalina pura. Ovvero roba da ansia da prestazione per i novellini e gli amatori che escono dalla corsia box, nonché goduria estrema per i piloti più esperti. 15 curve da affrontare con grandi dosi di coraggio, ma soprattutto con tecnica raffinata. Perché sapere dove mettere le ruote, quando frenare e fino a che punto tenere aperto il gas, qui fa la differenza molto più che altrove.


Detto che in MotoGP è Dani Pedrosa a detenere il giro veloce in 1:47.284. Prestazione autografata nella qualifica del 2012, anche se poi la gara finì nelle mani di Jorge Lorenzo, come nel 2011. Nella top class, Dani vinse invece nel 2010, mentre Casey Stoner centrò il trionfo nel 2009 con la Ducati. Ma il vero professore del Mugello è Valentino Rossi, che dominò ininterrottamente dal 2002 al 2008, vincendo 7 volte e con due marche diverse, Honda e Yamaha. Con solo Mick Doohan in scia nel libro dei trionfi, capace di vincere per 6 volte di fila, dal 1993 al 1998 in sella alla Honda 500. Mentre - per dovere di cronaca e attese agonistiche da non sottovalutare - Marc Marquez per ora vanta solo due centri: in 125 con la Derbi nel 2010 e in Moto2 nel 2011.

 

Nel video Valentino Rossi, in sella alla Ducati Desosedici del 2012, ci mostra come si gira al Mugello con una MotoGp. Oltre al punto del tracciato si notano le marce inserite, i giri motore e la velocità.


Il giro di pista inizia quindi lanciandosi sul rettilineo dei box. Sono ben 1141 metri che le MotoGP percorrono ad oltre 340 km/h. Per capirci, nel 2012 Rossi firmò la velocità più alta del weekend, passando davanti al sensore di rilevamento a 346,9 km/h con la Desmosedici. La prima frenata è decisamente impegnativa, dove i piloti si devono aggrappare ai freni per la prima curva a destra, la "lenta" San Donato. Gas in mano in uscita per lanciarsi nelle Luco-Poggio Secco. Un sinistra-destra dove è fondamentale tenere la traiettoria, dato che la pista è larga e può trarre in inganno. Quindi bisognare tenere "la corda", passando stetti e vicini ai cordoli, facendo attenzione all'uscita della curva che "chiude".


Dentro un paio di marce, poi scalata per la "S" Materassi-Borgo San Lorenzo. Qui è fondamentale spalancare subito l'acceleratore per lanciarsi velocemente verso la discesa della Casanova-Savelli. Curva in cui Valentino ha sempre fatto la differenza e tanti sorpassi, apprezzata molto anche da Stoner e

Qui è fondamentale spalancare subito l'acceleratore per lanciarsi velocemente verso la discesa della Casanova-Savelli. Curva in cui Valentino ha sempre fatto la differenza e tanti sorpassi

Lorenzo. Anche qui, vietato allargare la traiettoria, per entrare in quelle che sono ritenute - con ragione e da molti - le curve più belle del mondo. Ovvero l'Arrabbiata 1 dove si entra forte, andando ad allargare prima di cercare il successivo cordolo interno, pelando il gas verso l'Arrabbiata 2 che scollina ed è cieca. Sbagliare qui significa finire dritti nella via di fuga, visto che per i primi metri, in salita, non si vede dove continua la pista. Ma azzeccando la traiettoria si va via veloci, snocciolando le marce fino alla Scarperia-Palagio, un destra e sinistra a ridosso della collina che fa da tribuna naturale per il popolo dei fans del Motomondiale. Non bisogna però distrarsi, perché arriva la staccata in discesa a destra del Correntaio. Dove si sta piegati tantissimo per una 180 gradi dove è facile vedere dei bei sorpassi.

La caduta di Rossi nel 2010 durante le prove del Mugello
La caduta di Rossi nel 2010 durante le prove del Mugello


Si arriva dunque alle Biondetti. L'ultima "S" velocissima, celebre anche perché qui nel 2010 Rossi cadde in prova, rimediando la brutta frattura a tibia e perone della gamba destra. A testimonianza di quanto possono costare cari gli errori in un tempio della velocità come il Mugello. Detto che le Biondetti sono importanti anche nella strategia del finale di gara, visto che sono seguite da un breve rettilineo in salita che porta alla Bucine. E' l'ultima curva, dove in caso di volata con più piloti si può ancora provare a vincere la gara. Una sinistra lunga, dove è forte la tentazione di spalancare il gas in anticipo, per lanciarsi verso il traguardo. Sbagliare sotto pressione qui è facile, soprattutto vedendo con la coda dell'occhio la bandiera a scacchi che aspetta il vincitore a pochi metri.


Un sali-scendi continuo, da togliere il respiro. Dove l'aderenza è sempre al limite e la sensibilità del pilota fa una grande differenza. Un gioco che premia solo pochi campioni, perché trionfare al Mugello in MotoGP equivale a un master universale in velocità e coraggio.


Fonte: Redbull

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